Il perito: cemento scadente nelle villette
Carsoli, prime conclusioni delle prove tecniche delle case sequestrate dopo l'inchiesta
L'AQUILA. «Cemento scadente nelle villette di Carsoli». Queste le prime risultanze della consulenza disposta dalla Procura della Repubblica dell'Aquila che ha operato il sequestro di sei abitazioni a schiera in località Le Valli a Carsoli. Un'indagine a più ampio spettro, rispetto al filone relativo al cemento «depotenziato», e culminata, nel marzo scorso, nell'arresto di quattro persone accusate, a vario titolo, di aver dato vita a una serie di episodi di corruzione legati ai rapporti tra amministratori e imprenditori.
Un'indagine che, su disposizione del gip Giuseppe Romano Gargarella, portò alla misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di Gianfranco Iacoboni, 60 anni, sindaco di Magliano dei Marsi, Angelo Iacomini, 46 anni, assessore di Magliano dei Marsi, Franco Celi detto Gianfranco, 58 anni, imprenditore di Massa d'Albe e il fratello Sergio Celi, di 54 anni. Indagati, nell'ambito dello stesso procedimento, due aquilani, l'imprenditore di 65 anni Armido Frezza e l'ingegnere di 55 anni Volfango Millimaggi, oltre al geometra aquilano Marcello Accili, 60 anni, e gli imprenditori marsicani Alessandro Arcangeli, di 40 anni, Armando Romanelli, di 59 anni e Marco Sanzi, di 52 anni. Coinvolto, infine, Luigi Antonio Morgante di 51 anni, cugino del sindaco.
CAROTAGGI. Dopo i carotaggi e le prove di schiacciamento effettuate sui materiali delle villette in cui, secondo la Procura e il gip, erano state falsificate le prove sul cemento armato - test realizzati anche in laboratori indicati dagli stessi proprietari delle case (in una sorta di accertamento in forma di contraddittorio) - le conclusioni fanno segnare un punto a favore del pm Antonietta Picardi e della squadra investigativa dei carabinieri del Noe di Pescara. Infatti, secondo quanto si è appreso, il calcestruzzo col quale sono state realizzate le villette presenta una resistenza inferiore rispetto ai valori di progetto e, di conseguenza, a quello che la normativa prevede per gli edifici di civile abitazione. Insomma, il calcestruzzo risulta scadente rispetto a quello che avrebbe dovuto essere impiegato. Inoltre, risulta al di sotto degli standard previsti dalla legge la stessa resistenza dei provini, realizzati, secondo la Procura ad arte, per coprire una «prova» fatta male e ottenere, così, un risparmio attraverso l'impiego di un prodotto meno costoso. Mentre l'inchiesta penale, che si trova nella fase delle indagini preliminari, sta per essere chiusa da parte della Procura, che potrebbe formulare entro breve scadenza le richieste di processo, il discorso si sposta su cosa succederà di quelle case sotto sequestro.
CHE SUCCEDE. Le abitazioni sequestrate, con la conseguenza che i residenti hanno dovuto trasferirsi altrove, rischiano di restare ancora inaccessibili ora che gli esiti dei test hanno dato questo risultato. Secondo le normative tecniche sulla ricostruzione, il destino delle case dichiarate inagibili potrebbe aprirsi a una triplice opzione: la dequalificazione dell'opera (edifici non più abitabili, ma utilizzabili, ad esempio, come magazzino), l'esecuzione di lavori di consolidamento oppure, in ultima analisi, la demolizione. A questo quesito dovranno rispondere gli enti, primo tra tutti il Genio civile.
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