l’inchiesta
Incidente kartodromo, il pm insiste per l’archiviazione
L’AQUILA. La Procura della Repubblica ha ribadito di voler mandare in archivio l’inchiesta sull’incidente nel kartodromo di Cavalletto d’Ocre, nel quale rimase ferita una ragazza sarda, Elena Pirastu,...
L’AQUILA. La Procura della Repubblica ha ribadito di voler mandare in archivio l’inchiesta sull’incidente nel kartodromo di Cavalletto d’Ocre, nel quale rimase ferita una ragazza sarda, Elena Pirastu, figlia di una consigliera regionale isolana: il suo foulard si impigliò nel motore e rischiò di essere strozzata. Già in precedenza, la Procura aveva chiesto di chiudere il caso e visto che non vi sono parti civili (la famiglia della ragazza non si è costituita), tutto sembrava far ipotizzare il non luogo a procedere.
A sorpresa il giudice per le indagini preliminari del tribunale ha bloccato l’archiviazione chiesta dal pm fissando un’udienza per discutere il caso.
Per contro, le motivazioni del dissequestro della struttura sembravano sgombrare il campo da ipotesi diverse da quella inizialmente prospettata. «Si osserva che», era scritto nelle motivazioni, «l’elemento di colpa ravvisato nel non avere l’indagato esposto alla persona offesa le prescrizioni di natura preventiva è smentito dalla circostanza puntualmente riferita negli atti di indagine della presenza di un cartello sulla destra dello sportello di cassa esponente la raccomandazione di mettersi alla guida del go-kart senza abiti sventolanti, mentre non sono emersi indizi in merito al momento in cui la sciarpa si è distesa protendendone un lembo verso parti del veicolo in movimento e alla concreta possibilità che l’indagato avesse di percepire tali sviluppi e intervenire tempestivamente per arrestare la corsa dell’infortunata. Si osservi che anche i clienti che la seguivano e hanno per primi percepito che qualcosa non andava, hanno individuato la causa dell’incidente solo al momento del soccorso».
Il tribunale, sulla scorta di queste asserzioni, dispose l’immediata rimozione dei sigilli che era stata chiesta dall’avvocato Ernesto Venta il quale assiste l’unico indagato, Pio Barbarossa, titolare dell’impianto sportivo denominato Centro Italia corse. Ora la seconda richiesta di archiviazione sulla quale, comunque, il gip dovrà definitivamente pronunciarsi.
(g.g.)
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