L'Aquila, Cialente attacca: "Voglio fare piazza pulita"
Dopo le accuse di mafiosità alla città l’obiettivo del primo cittadino si sposta sui dirigenti del Comune: chi sbaglia paga
L'AQUILA. Un "atto rivoluzionario", lo definisce il sindaco Massimo Cialente. Parte dai dirigenti comunali «la scelta coraggiosa che va contro gli strani equilibri di questa città, fatti di rendite di posizione, lacci e lacciuoli». La nuova organizzazione della macchina amministrativa, messa a punto dall'assessore al personale Betty Leone, è un segnale volutamente piantato in quella realtà fatta di «intimidazioni e attacchi mafiosi» che lo stesso Cialente ha denunciato nelle ultime ore.
Il primo cittadino, riferendosi alla sua vicenda personale all'Asl, ha detto chiaramente di «voler rompere con certi meccanismi e i pesanti interessi che vi si celano dietro». In questo calderone, infila anche «la produttività e la lealtà» dei dirigenti del Comune, che d'ora in poi saranno misurate e pesate e andranno a condizionare la busta paga. La rivoluzione, approvata dalla giunta comunale venerdì, diventerà operativa da domani mattina, quando entrerà in funzione la nuova organizzazione del lavoro che mira a offrire maggiore efficienza ai servizi resi ai cittadini, ma è anche un'operazione di equità, che taglierà qualche stipendio e premierà chi lavora meglio. Tra i 12 dirigenti per ora non cadranno teste, ma qualcuno diventerà osservato speciale: «A dicembre stileremo le conclusioni» ha sottolineato il sindaco «e valuteremo sia l'efficienza che il grado di lealtà rispetto all'istituzione. Anche se l'amministrazione è trasparente, ci sono dirigenti poco attenti, che magari fanno uscire atti comunali ancora prima che vengano approvati o spiegati alla collettività. Oppure altri che si permettono di rifiutare gli incarichi proposti. Tutto questo, perché ci sono guerre interne e si lanciano segnali di intimidazione di stampo mafioso, che fanno parte di un certo provincialismo e meridionalismo che voglio combattere. D'ora in poi, chi sbaglia paga. E sono sicuro che alcuni dirigenti faranno a gara per chiedere gli incarichi finora rifiutati. Questa battaglia non risparmierà nessuno, neanche quelli che mi sono più vicini».
Il sindaco sintetizza con «oneri e onori» il grosso cambiamento messo in atto, basato sulla meritocrazia, ma che lascia intravedere, anche in base alle sue parole, una sorta di finalità punitiva, rispetto ai metodi e ai sistemi, fatti anche di intrecci con il mondo imprenditoriale, che hanno oliato finora l'ingranaggio della macchina comunale: «Questa riorganizzazione del lavoro» ha spiegato Cialente «andava fatta da tempo. Ci avevamo messo le mani già nel 2007/2008, dopo aver ereditato dalle precedenti amministrazioni una situazione per cui ad alcuni dirigenti era permesso tutto, stavano là per la loro storia personale, indipendentemente da quello che facevano. C'erano due fasce: quella dei super dirigenti e quella di tutti gli altri. E' in questi terreni che si generano vischiosità e mafiosità. Il terremoto ha interrotto il processo, ma adesso siamo alla svolta. E' risaputo che lo sviluppo di un territorio passa necessariamente attraverso la sua competitività, di cui è un fattore determinante la macchina amministrativa, che deve essere uno specchio. Nella nostra città, alle prese con l'emergenza e la ricostruzione, il peso è ancora maggiore e ricade tutto su assessori e dirigenti. Allora, da oggi in poi si andrà avanti misurando la quantità di lavoro e la meritocrazia. Del resto, applichiamo la legge e rispettiamo i contratti, dopo una lunga contrattazione con i sindacati. Il mio sogno» ha concluso il sindaco «è che L'Aquila assomigli a Trento e non ad Afragola. Se si continua di questo passo, invece, la città muore».
Romana Scopano