La nuova mappa del rischio
Nell’epicentro aquilano una spinta distruttiva alla velocità di 0.3 mq al secondo. Viola, rosso e arancio: dove l’urto è più violento. Dolce: controlli su 1500 edifici il 53% è agibile
L’AQUILA. Da una spinta distruttiva di 0.3 metri quadrati al secondo a una decelerazione fino a zero. E’ la forza d’urto dell’onda sismica nella sua corsa dall’epicentro verso l’esterno. La scossa all’Aquila è stata di magnitudo 5.8 con una profondità di 8.8 chilometri. L’accelerazione nel suo epicentro è stata di 0.3 ma al secondo. Una scossa distruttiva che dalla città si è fatta sentire sull’intero Abruzzo. Un sisma che ha fatto ridisegnare la mappa del rischio con la provincia dell’Aquila oggi ai vertici del pericolo.
Nella nuova cartina dell’Istituto nazionale di geofisca e vulcanologia ci sono i colori, che sono abbinati alla intensità e violenza del sisma: viola, rosso, arancio, giallo, verde fino al giallino e il grigio che sono le aree costiere a minor rischio sismico. La mappa che pubblichiamo è quella che l’Istituto nazionale di geofica e vulcanologia (Ingv), ha stilato la notte del terremoto, riposizionando così L’Aquila e la sua provincia nel colore viola che è il rischio massimo.
Prima della scossa più devastante la città rientrava nella fascia di secondo grado. A ogni grado e colore, inoltre, corrispondono diversi criteri costruttivi, che nel caso di massimo pericolo rispondono alla formula S uguale 12. L’Aquila, invece, pur essendo nell’area di massimo rischio proprio per il declassamento subito negli anni passati (S-9) ha avuto norme e standard costruttivi meno severi. Anche su questo indaga la magistratura aquilana. Ieri la protezione civile con una taske force di esperti e tecnici ha svolto 1500 sopralluoghi nell’area dell’epicentro e le notizie emerse non sono del tutto negative.
«Il risultato», spiega il direttore della protezione civile ufficio rischio sismico, l’ingegner Mauro Dolce, «che abbiamo avuto sempre relativo alle aree centrali della città è al momento abbastanza confortante: il 55 per cento degli edifici è agibile e altri 20-25 devono subire dei lavori ma di lieve entità. Speriamo di continuare con questi numeri. In molte altre località, quelle fuori dalla città, invece, come sappiamo la situazione è di forte distruzione. Quando parliamo di agibilità degli edifici ci riferiamo a quelli privati e vuol dire agibilità fisica. I tecnici valutano la sicurezza dell’edificio. Se ha subito danni oppure, nel caso dei danni, se sono trascurabili al punto che la sicurezza della struttura sia integra rispetto ad un terremoto simile a quello che c’è stato. Siamo partiti a fare rilievi a tappeto su tutti gli edifici dell’area epicentrale che hanno avuto intensità sei-sette della scala scala Mercalli. Poi estenderemo i sopralluoghi lavorando sulle zone che sono meno dissestate».
«Ad oggi», spiega Dolce, «abbiamo fatto circa 1500 rilievi di edidici di abitazioni private, più un centinaio di edifici pubblici comprese le scuole, strutture di attività produttive e sanitarie. L’obiettivo è portare le persone nelle loro case e in sicurezza per rendere possibile la ripresa della vita sociale, in modo più rapido possibile».
A giudizio della protezione civile, per svolgere tutti i controlli servono tre settimane ma la Regione ha chiesto se possibile una accelerazione. I sopralluoghi sono iniziati nella fascia esterna al centro storico. Si analizzano tutte le palazzine in cemento armato. I vigili del fuoco hanno richiamato per questa operazione i loro capi uffici di tutta Italia, si tratta di ingegneri strutturalisti. Anche in questo caso la verifica sulle strutture ha fornito dati che fanno ben sperare. Le palazzine nuove costruite in cemento armanto sono al 50 per cento riutilizzabili e al 30 per cento hanno bisogno di pochi lavori di sistemazione. Si tratta del patrimonio abitativo più recente, ossia dagli anni sessanta in poi. Una volta censita la parte più esterna ci si avvicinerà al centro storico dove il sisma ha fatto più danni. Nella sala operativa della protezione civile c’è anche Carlo Visca responsabile della protezione civile per l’Abruzzo: «Il fardello più grosso nella organizzazione e sopralluoghi è svolto dalla protezione civile nazionale diretta da Guido Bertolaso (nella foto)», racconta Visca, «noi siamo una interfaccia per tutte le esigenze locali come conoscitori del territorio. Abbiamo consegnato con l’assessore Daniela Stati le cartorafie più aggiornate e i nostri tecnici lavorano ai controlli degli stabili. Il problema maggiore che abbiamo è quello di fare più in fretta possibile per ricominciare a riportare un poco di persone nelle loro abitazioni. La situazione che emerge dai primi sopralluoghi è mista. In via Strinella, nel centro della città, il 70 per cento degli edifici con piccole modifiche possono essere ristrutturati ed abitabili, il resto 30 per cento, invece, è andato distrutto». Anche l’Università di Trento ha messo in campo le sue competenze. Un primo gruppo di tecnici è arrivato all’Aquila per prendere parte alle operazioni di valutazione e messa in sicurezza degli edifici.
Nella nuova cartina dell’Istituto nazionale di geofisca e vulcanologia ci sono i colori, che sono abbinati alla intensità e violenza del sisma: viola, rosso, arancio, giallo, verde fino al giallino e il grigio che sono le aree costiere a minor rischio sismico. La mappa che pubblichiamo è quella che l’Istituto nazionale di geofica e vulcanologia (Ingv), ha stilato la notte del terremoto, riposizionando così L’Aquila e la sua provincia nel colore viola che è il rischio massimo.
Prima della scossa più devastante la città rientrava nella fascia di secondo grado. A ogni grado e colore, inoltre, corrispondono diversi criteri costruttivi, che nel caso di massimo pericolo rispondono alla formula S uguale 12. L’Aquila, invece, pur essendo nell’area di massimo rischio proprio per il declassamento subito negli anni passati (S-9) ha avuto norme e standard costruttivi meno severi. Anche su questo indaga la magistratura aquilana. Ieri la protezione civile con una taske force di esperti e tecnici ha svolto 1500 sopralluoghi nell’area dell’epicentro e le notizie emerse non sono del tutto negative.
«Il risultato», spiega il direttore della protezione civile ufficio rischio sismico, l’ingegner Mauro Dolce, «che abbiamo avuto sempre relativo alle aree centrali della città è al momento abbastanza confortante: il 55 per cento degli edifici è agibile e altri 20-25 devono subire dei lavori ma di lieve entità. Speriamo di continuare con questi numeri. In molte altre località, quelle fuori dalla città, invece, come sappiamo la situazione è di forte distruzione. Quando parliamo di agibilità degli edifici ci riferiamo a quelli privati e vuol dire agibilità fisica. I tecnici valutano la sicurezza dell’edificio. Se ha subito danni oppure, nel caso dei danni, se sono trascurabili al punto che la sicurezza della struttura sia integra rispetto ad un terremoto simile a quello che c’è stato. Siamo partiti a fare rilievi a tappeto su tutti gli edifici dell’area epicentrale che hanno avuto intensità sei-sette della scala scala Mercalli. Poi estenderemo i sopralluoghi lavorando sulle zone che sono meno dissestate».
«Ad oggi», spiega Dolce, «abbiamo fatto circa 1500 rilievi di edidici di abitazioni private, più un centinaio di edifici pubblici comprese le scuole, strutture di attività produttive e sanitarie. L’obiettivo è portare le persone nelle loro case e in sicurezza per rendere possibile la ripresa della vita sociale, in modo più rapido possibile».
A giudizio della protezione civile, per svolgere tutti i controlli servono tre settimane ma la Regione ha chiesto se possibile una accelerazione. I sopralluoghi sono iniziati nella fascia esterna al centro storico. Si analizzano tutte le palazzine in cemento armato. I vigili del fuoco hanno richiamato per questa operazione i loro capi uffici di tutta Italia, si tratta di ingegneri strutturalisti. Anche in questo caso la verifica sulle strutture ha fornito dati che fanno ben sperare. Le palazzine nuove costruite in cemento armanto sono al 50 per cento riutilizzabili e al 30 per cento hanno bisogno di pochi lavori di sistemazione. Si tratta del patrimonio abitativo più recente, ossia dagli anni sessanta in poi. Una volta censita la parte più esterna ci si avvicinerà al centro storico dove il sisma ha fatto più danni. Nella sala operativa della protezione civile c’è anche Carlo Visca responsabile della protezione civile per l’Abruzzo: «Il fardello più grosso nella organizzazione e sopralluoghi è svolto dalla protezione civile nazionale diretta da Guido Bertolaso (nella foto)», racconta Visca, «noi siamo una interfaccia per tutte le esigenze locali come conoscitori del territorio. Abbiamo consegnato con l’assessore Daniela Stati le cartorafie più aggiornate e i nostri tecnici lavorano ai controlli degli stabili. Il problema maggiore che abbiamo è quello di fare più in fretta possibile per ricominciare a riportare un poco di persone nelle loro abitazioni. La situazione che emerge dai primi sopralluoghi è mista. In via Strinella, nel centro della città, il 70 per cento degli edifici con piccole modifiche possono essere ristrutturati ed abitabili, il resto 30 per cento, invece, è andato distrutto». Anche l’Università di Trento ha messo in campo le sue competenze. Un primo gruppo di tecnici è arrivato all’Aquila per prendere parte alle operazioni di valutazione e messa in sicurezza degli edifici.