La Safab puntava alla Marsica
La società in odore di mafia voleva gestire l’irrigazione nel Fucino.
L’AQUILA. La Safab, società in odore di mafia, ed esclusa dai lavori per il tunnel delle Rocche, si era infiltrata pure in Marsica: ha citato per danni Regione, Arssa, e Consorzio di bonifica, cui chiede 20 milioni, dopo il venir meno di un’intesa per irrigare la piana del Fucino. La Safab, con sede legale a Roma, circa 4 anni comparve davanti a un notaio di Trasacco, insieme ai rappresentanti della Faver Spa, a Francesco Sciarretta, ex assessore regionale presente per conto dell’Arssa e Consorzio di bonifica ovest. Fu formata una società consortile la «Irrigazione piana del Fucino» a prevalente capitale privato che aveva come oggetto la realizzazione delle vasche di accumulo e degli impianti irrigui della piana fucense e la gestione relativa per ben 30 anni.
Questa procedura prese avvio da una delibera della giunta regionale, all’epoca presieduta da Giovanni Pace, in quanto la Regione risultava essere titolare del finanziamento per interventi di emergenza idrica nel mezzogiorno. Sta di fatto che la Regione, tramite l’assessore Sciarretta, si fece interprete, probabilmente per errore, delle intenzioni di Consorzio e Arssa, coinvolgendole societariamente nell’iniziativa nonostante il loro disinteresse ad aderire. Di quella iniziativa non se ne fece nulla anche perchè il costo previsto a metro cubo dell’acqua irrigua era altissimo, con 0.28 euro a metro cubo, mentre poteva essere di molto inferiore secondo quanto sostengono alcuni operatori del settore.
Sta di fatto che adesso, per via del mancato guadagno, la società romana indagata ha avviato una controversia civile davanti al tribunale di Avezzano e, in una memoria presentata il 14 dicembre scorso, ha chiesto 20 milioni alla Regione, all’Arssa, al Consorzio, e all’assessore dell’epoca. Una causa molto importante e per certi aspetti paradossale vista la situazione giudiziaria difficile per la Safab: infatti appena cinque mesi fa il vice presidente e il rappresentante legale, poi sostituiti, sono stati arrestati dalla squadra mobile di Palermo per un episodio di presunta corruzione riguardante i lavori di realizzazione delle rete irrigua di una diga in provincia di Caltanissetta.
«Sono soddisfato della linea da noi adottata», dice il presidente del Consorzio Dino Iacutone, «che ha tenuto fuori il nostro ente da questa sitazione incresciosa causata dal comportamento discutibile di Sciarretta». «Intendiano, inoltre», conclude Iacutone «restare in linea con le attuali direttive della Regione Abruzzo per le quali la gestione dell’acqua non deve andare in mano ai privati».
Questa procedura prese avvio da una delibera della giunta regionale, all’epoca presieduta da Giovanni Pace, in quanto la Regione risultava essere titolare del finanziamento per interventi di emergenza idrica nel mezzogiorno. Sta di fatto che la Regione, tramite l’assessore Sciarretta, si fece interprete, probabilmente per errore, delle intenzioni di Consorzio e Arssa, coinvolgendole societariamente nell’iniziativa nonostante il loro disinteresse ad aderire. Di quella iniziativa non se ne fece nulla anche perchè il costo previsto a metro cubo dell’acqua irrigua era altissimo, con 0.28 euro a metro cubo, mentre poteva essere di molto inferiore secondo quanto sostengono alcuni operatori del settore.
Sta di fatto che adesso, per via del mancato guadagno, la società romana indagata ha avviato una controversia civile davanti al tribunale di Avezzano e, in una memoria presentata il 14 dicembre scorso, ha chiesto 20 milioni alla Regione, all’Arssa, al Consorzio, e all’assessore dell’epoca. Una causa molto importante e per certi aspetti paradossale vista la situazione giudiziaria difficile per la Safab: infatti appena cinque mesi fa il vice presidente e il rappresentante legale, poi sostituiti, sono stati arrestati dalla squadra mobile di Palermo per un episodio di presunta corruzione riguardante i lavori di realizzazione delle rete irrigua di una diga in provincia di Caltanissetta.
«Sono soddisfato della linea da noi adottata», dice il presidente del Consorzio Dino Iacutone, «che ha tenuto fuori il nostro ente da questa sitazione incresciosa causata dal comportamento discutibile di Sciarretta». «Intendiano, inoltre», conclude Iacutone «restare in linea con le attuali direttive della Regione Abruzzo per le quali la gestione dell’acqua non deve andare in mano ai privati».