Lorenzin agli ambientalisti: ecco perché tagliamo i faggi

20 Agosto 2022

Lo scontro. Il sindaco di Cappadocia replica: «Piante selezionate da un agronomo Al Comune serve denaro per realizzare opere pubbliche e un ambulatorio medico» 

CAPPADOCIA. La risposta del sindaco di Cappadocia, Lorenzo Lorenzin, agli ecologisti che l’accusano di volere, con l’abbattimento di alberi anche secolari, deturpare il paesaggio e distruggere l’habitat di specie protette, non si è fatta attendere. «Il taglio degli alberi che abbiamo in programma», premette Lorenzin, «rientra nel piano di assestamento forestale predisposto dalla Regione Abruzzo e verrà eseguito nel rispetto delle norme vigenti. Dunque non avverrà in maniera indiscriminata: quali siano le piante da abbattere ce lo dirà un agronomo. Se abbiamo preso questa decisione», aggiunge Lorenzin, «non è per un capriccio, ma perché piccoli comuni montani, come Cappadocia, si trovano oggi senza un soldo e non sanno a che santo votarsi per assicurare ai propri cittadini i servizi di cui necessitano. Con il denaro che incasseremo, infatti, potremo realizzare finalmente un parcheggio e un ambulatorio medico a Cappadocia, un Centro polisportivo a Verrecchie e un campo di calcetto a Petrella Liri. Strutture che i cittadini reclamano da anni, ma che il Comune, per carenza di fondi, finora non è stato in grado di portare in porto. Una parte del ricavato dal taglio dei faggi», assicura Lorenzin, «verrà investito nel rimboschimento. Adesso che ci è stata data questa opportunità dobbiamo sfruttarla. Per Cappadocia, fare del proprio patrimonio boschivo una fonte di guadagno, è una fortuna. Che non tutti i piccoli comuni abruzzesi purtroppo hanno».
Lorenzin è determinato ad andare avanti, sicuro di ottenere dalla Regione l’autorizzazione prescritta. Le associazioni ambientaliste che si oppongono all’abbattimento dei faggi, però, rimangono sulle loro posizioni. Hanno chiesto alla Regione di «respingere immediatamente i due progetti presentati dal Comune di Cappadocia, in quanto non coerenti con le finalità delle direttive comunitarie e privi dei requisiti minimi richiesti». Per gli ecologisti la conservazione dell’orso bruno, di uccelli rarissimi e dello stesso patrimonio forestale «è prioritaria rispetto all’uso commerciale di un territorio che è un patrimonio naturalistico di livello internazionale».
L’area interessata dal taglio degli alberi si aggira sui 100 ettari e riguarda la faggeta dei Monti Simbruini.
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