Maxi operazione antidroga all'alba: 7 arresti, smantellata famiglia criminale
Per l'accusa gestivano traffici di cocaina nel capoluogo. In azione poliziotti con elicotteri e unità cinofile: "Soldi reinvestiti in immobili e attività commerciali"
L'AQUILA. Operazione antidroga dall’alba di questa mattina (martedì 26 ottobre) all'Aquila. Il personale della squadra mobile della Questura di L’Aquila, con i colleghi del reparto prevenzione crimine, del reparto volo e con le unità cinofile, è impegnato nella notifica di alcune ordinanze di misura cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale dell’Aquila su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica dell’Aquila. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Complessivamente sono 103 le misure cautelari in esecuzione su gran parte del territorio nazionale dai poliziotti delle squadre mobili di Latina, Catanzaro, L'Aquila, Salerno, Lecco, Terni, Taranto, Genova e Vicenza su mandato
delle rispettive procure della Repubblica e con il coordinamento della Direzione centrale anticrimine. Tra i reati contestati associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione finalizzata al commercio di droga, spaccio di stupefacenti, estorsione, sequestro di persona e rapina.
I particolari dell’operazione all'Aquila, denominata "Magnetic box", sono resi noti dal dirigente della squadra mobile dell’Aquila, Danilo Di Laura, in una conferenza stampa alle ore 11 nella sala Calvitti della Questura.
Aggiornamento ore 12. Arrestati in 7, di cui 5 accompagnati in carcere e altri due sottoposti ai domiciliari. Sono tutti di origine kosovara e albanese, tra i 20 e i 37 anni, con precedenti specifici in materia di stupefacenti e considerati dalla polizia parte di un sodalizio che fa capo a tre fratelli che gestivano il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, avvalendosi di altre persone di fiducia, spesso legate tra loro da vincoli di sangue. "Parte di una famiglia - così si legge nella nota della Questura dell'Aquila - ormai radicata nel tessuto sociale ed economico del capoluogo aquilano, associati tra loro allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di trasporto, acquisto, vendita, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti".
Le complesse attività di indagine hanno ricostruito quasi due anni di traffici. Non solo sono state monitorate le numerosissime cessioni al dettaglio di cocaina, sempre più richiesta nell'Aquilano, ma anche l’intera organizzazione. Gli associati, fa sapere sempre la Questura dell'Aquila, comunicavano tra loro con disinvoltura in lingua madre e usavano termini criptati per parlarsi attraverso i canali WhatsApp e Telegram. In particolare è emerso un rilevante volume di affari, ancora da quantificare, con introiti che per le forze dell'ordine sono stati "direttamente investiti in immobili e attività commerciali". Una delle caratteristiche dell’organizzazione era quella di utilizzare “box magnetici” per il trasporto e l’occultamento della cocaina, ancorati a parti metalliche difficilmente individuabili come il fondo delle autovetture o il retro dei guard rail stradali.