Nella chiesa di Onna dopo l’affresco spuntano altri tesori
La controfacciata tutta dipinta potrebbe nascondere scene bibliche.
ONNA. L’affresco scoperto due giorni fa nella parte posteriore della facciata della chiesa parrocchiale di Onna potrebbe essere solo il primo dei tesori, nascosti per secoli, che il terremoto ha riportato alla luce. Gli esperti della soprintendenza sono certi che anche nella parte destra dell’ingresso, sulla «controfacciata» ci sono uno o forse anche più affreschi. Proprio ieri, da quella parte, fra i calcinacci che si sono staccati in conseguenza del terremoto del sei aprile è stato recuperato un pezzo di affresco sul quale si vedono bene due occhi. Per avere il quadro completo della situazione bisognerà smontare l’impalcatura di legno sulla quale era posizionato l’organo e a quel punto potrebbe venire fuori anche un’opera d’arte di dimensioni inimmaginabili fino a pochi mesi fa e che potrebbe essere persino una sequenza pittorica di scene bibliche.
Ma è bene non galoppare troppo con la fantasia anche se la scoperta dell’affresco che rappresenta la crocifissione prelude a tante altre sorprese positive. Nella chiesa di Onna in questi giorni sta lavorando la dottoressa Veronica De Vecchis. Insieme a Legambiente e ai vigili del fuoco si sta facendo una operazione delicatissima che è quella di recuperare tutto il possibile, catalogarlo, conservarlo per poi rimettere ogni cosa al suo posto una volta che la chiesa sarà ricostruita anche grazie ai finanziamenti del governo tedesco. «Stiamo avendo sorprese si può dire a ogni angolo» dice la dottoressa De Vecchis «naturalmente c’è ancora molto da approfondire e studiare ma già da adesso possiamo parlare della chiesa di Onna come di un vero e proprio scrigno d’arte».
Sull’epoca e su quale artista ha realizzato la crocifissione per ora si possono azzardare solo delle ipotesi. «Guardando la foto sul Centro» mi dice l’amico architetto (e storico dell’arte) Vincenzo Vivio - che tra l’altro sta collaborando con altri tecnici al progetto per la ricostruzione della chiesa di Onna - «ho avuto l’impressione che si fosse trattato di un errore. Ho pensato: ma che ci fa a Onna la crocifissione che ho sempre visto, praticamente uguale, nella chiesa di San Bartolomeo a Paganica? A questo punto non escludo che possa trattarsi dello stesso autore che potrei avvicinare alla scuola tardo giottesca, e quindi un periodo a cavallo del 1300. Però per adesso siamo nel campo delle ipotesi, serviranno altri elementi per avere certezze». Se fosse un affresco del 1300 significa che ha resistito ad almeno tre terremoti distruttivi: quello del 1461, quello del 1703 e quello di 4 mesi fa.
Ma, come dicevo, le scoperte non sono certo finite: intanto quattro giorni fa da un mucchio di macerie è stato recuperato praticamente intatto il tabernacolo. Da quelle stesse macerie sono stati salvati pezzi di un altro affresco (di cui si sapeva già l’esistenza) che si trovava dietro l’altare. Ancora. Sono spuntate delle pietre lavorate in maniera molto fine e particolare che le fanno risalire al 1100-1200 e che potrebbero essere la testimonianza che a Onna il primo edificio sacro fu costruito in quell’epoca tardo medioevale. Dunque quasi mille anni di storia che non sarà un terremoto pur forte, come quello del sei aprile, a cancellare. «La scoperta dell’affresco» dice Franco Papola presidente della Onna Onlus «è la dimostrazione che dobbiamo fare il possibile per ricostruire Onna dov’era con la sua chiesa e le sue case.
E’ un impegno che abbiamo verso chi ci ha preceduti e verso le generazioni future». Emozionato come un bambino Luigi Nardecchia Marzolo, che oggi ha 80 anni e che in quella chiesa ha passato molto tempo della sua vita per essere stata una delle persone più vicine ai parroci che si sono succeduti nel tempo. «E’ una notizia che mi ha dato i brividi» ha detto Luigi «dopo tanto male che ci ha fatto, il terremoto ci ha restituito anche una cosa bella». Il priore della Congregazione Paolo Paolucci ha seguito fin dal primo giorno il recupero delle opere d’arte che erano nella chiesa e oggi può dire con soddisfazione: «Grazie a vigili del fuoco, protezione civile tedesca, alle forze dell’ordine, alla Soprintendenza, al parroco don Cesare, a tanti volontari, agli onnesi, siamo riusciti a salvare un patrimonio inestimabile. Ora toccherà ancora a noi onnesi fare il possibile per valorizzarlo quando potremo tornare nella nostra bella chiesa».
Ma è bene non galoppare troppo con la fantasia anche se la scoperta dell’affresco che rappresenta la crocifissione prelude a tante altre sorprese positive. Nella chiesa di Onna in questi giorni sta lavorando la dottoressa Veronica De Vecchis. Insieme a Legambiente e ai vigili del fuoco si sta facendo una operazione delicatissima che è quella di recuperare tutto il possibile, catalogarlo, conservarlo per poi rimettere ogni cosa al suo posto una volta che la chiesa sarà ricostruita anche grazie ai finanziamenti del governo tedesco. «Stiamo avendo sorprese si può dire a ogni angolo» dice la dottoressa De Vecchis «naturalmente c’è ancora molto da approfondire e studiare ma già da adesso possiamo parlare della chiesa di Onna come di un vero e proprio scrigno d’arte».
Sull’epoca e su quale artista ha realizzato la crocifissione per ora si possono azzardare solo delle ipotesi. «Guardando la foto sul Centro» mi dice l’amico architetto (e storico dell’arte) Vincenzo Vivio - che tra l’altro sta collaborando con altri tecnici al progetto per la ricostruzione della chiesa di Onna - «ho avuto l’impressione che si fosse trattato di un errore. Ho pensato: ma che ci fa a Onna la crocifissione che ho sempre visto, praticamente uguale, nella chiesa di San Bartolomeo a Paganica? A questo punto non escludo che possa trattarsi dello stesso autore che potrei avvicinare alla scuola tardo giottesca, e quindi un periodo a cavallo del 1300. Però per adesso siamo nel campo delle ipotesi, serviranno altri elementi per avere certezze». Se fosse un affresco del 1300 significa che ha resistito ad almeno tre terremoti distruttivi: quello del 1461, quello del 1703 e quello di 4 mesi fa.
Ma, come dicevo, le scoperte non sono certo finite: intanto quattro giorni fa da un mucchio di macerie è stato recuperato praticamente intatto il tabernacolo. Da quelle stesse macerie sono stati salvati pezzi di un altro affresco (di cui si sapeva già l’esistenza) che si trovava dietro l’altare. Ancora. Sono spuntate delle pietre lavorate in maniera molto fine e particolare che le fanno risalire al 1100-1200 e che potrebbero essere la testimonianza che a Onna il primo edificio sacro fu costruito in quell’epoca tardo medioevale. Dunque quasi mille anni di storia che non sarà un terremoto pur forte, come quello del sei aprile, a cancellare. «La scoperta dell’affresco» dice Franco Papola presidente della Onna Onlus «è la dimostrazione che dobbiamo fare il possibile per ricostruire Onna dov’era con la sua chiesa e le sue case.
E’ un impegno che abbiamo verso chi ci ha preceduti e verso le generazioni future». Emozionato come un bambino Luigi Nardecchia Marzolo, che oggi ha 80 anni e che in quella chiesa ha passato molto tempo della sua vita per essere stata una delle persone più vicine ai parroci che si sono succeduti nel tempo. «E’ una notizia che mi ha dato i brividi» ha detto Luigi «dopo tanto male che ci ha fatto, il terremoto ci ha restituito anche una cosa bella». Il priore della Congregazione Paolo Paolucci ha seguito fin dal primo giorno il recupero delle opere d’arte che erano nella chiesa e oggi può dire con soddisfazione: «Grazie a vigili del fuoco, protezione civile tedesca, alle forze dell’ordine, alla Soprintendenza, al parroco don Cesare, a tanti volontari, agli onnesi, siamo riusciti a salvare un patrimonio inestimabile. Ora toccherà ancora a noi onnesi fare il possibile per valorizzarlo quando potremo tornare nella nostra bella chiesa».