Pianeta maldicenza A gennaio previsto convegno sul dialetto
Al dibattito parteciperanno studenti e linguisti. L’obiettivo è far nascere un osservatorio sul vernacolo aquilano
L’AQUILA. Dopo il sisma il dialetto aquilano è tornato a essere la lingua prediletta dei giovani, ma anche di scrittori, artisti e registi. Dopo il 6 aprile 2009 sono proliferati progetti editoriali, corti cinematografici, sketch in dialetto che hanno avuto una certa diffusione sui social forum, Facebook in particolare. È sul dialetto, diventato dal 6 aprile 2009 il collante della comunità disgregata, che quest'anno punterà il Festival del “Pianeta maldicenza”, nell’ambito della festa di Sant’Agnese, che si terrà dal 10 al 13 gennaio su iniziativa dell'Associazione Confraternita dei devoti di Sant'Agnese e di un nutrito Comitato organizzatore. Il 12 gennaio nell'Aula magna del Liceo classico si terrà il convegno “Il dialetto come presidio dell'identità civica”: l'evento clou del festival. Gli studenti del Classico si confronteranno con i principali studiosi del dialetto aquilano. Tra loro la presidente della Società Dante Alighieri-Comitato dell'Aquila, Flavia Stara, le professoresse Teresa Giammaria e Liliana Biondi dell'università dell'Aquila, e poi Mario Narducci, presidente dell'Istituto di Abruzzesistica e dialettologia, il poeta Elio Peretti, la professoressa Rita Salvatori dell'università di Teramo, il giornalista Angelo De Nicola, che è anche presidente dell'Associazione Confraternita dei "devoti" di Sant'Agnese. A Rossana Crisi Villani , Tiziana Gioia e Andrea Tufo saranno affidate, invece, alcune letture. Ci saranno anche il preside, Angelo Mancini, e il sindaco Massimo Cialente.
Il convegno sarà l’occasione per fare il punto sul dialetto aquilano, e da questo incontro potrebbe nascere «un presidio sul dialetto», ha spiegato De Nicola, «una sorta di osservatorio. Ogni anno faremo il punto sulla situazione con degli specialisti». Un progetto che ha anche l’obiettivo di realizzare testi, documenti, vocabolari sul vernacolo aquilano. «Il dialetto si è stato un elemento identitario importante nel post-sisma», ha sottolineato la professoressa Stara, «e i giovani l’hanno utilizzato con rinnovato entusiasmo. Vogliamo affrontare il perché analizzando le manifestazioni linguistiche e le dinamiche socio-psicologiche. I ragazzi hanno fatto, in questi anni, un uso più scanzonato, più allegro del dialetto, scegliendolo come baluardo dell’identità civica».
Marianna Gianforte
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