Prove di pace ad Assergi il prete perdona l’offesa

Messa di riconciliazione presieduta da monsignor D’Ercole dopo gli insulti razzisti Dietrofront sul trasferimento in Africa, la Curia chiede di smorzare i toni

L’AQUILA. La pace di Assergi – o almeno la prova di pace – sta tutta in quella stretta di mano che don Josè Obama Abuy lancia per primo in piazza al suo offensore. È domenica mattina, all’ora dell’Angelus, e nella piazza del paese non risuonano quelle brutte parole.

Il parroco della Guinea equatoriale che ha denunciato, raccontando l’accaduto al Centro, di essere stato vittima di ingiurie aggravate dall’elemento della discriminazione razziale, va incontro a chi l’ha offeso. Un primo passo perché, come auspicato da tutti, nella piccola comunità parrocchiale della frazione ai piedi del Gran Sasso vi sia una pacificazione.

Per sancire la tregua, si spera definitiva, nelle diatribe tra parroco e fedeli, arriva uno dei vescovi, monsignor Giovanni D’Ercole, vicario generale dell’arcidiocesi. Manca all’appello l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi «che è impegnato», dice il suo sostituto ai fedeli, «perché si divide ancora tra L’Aquila e Latina, ma verrà presto a trovarvi». Don Josè torna per la prima volta a celebrare in pubblico dopo l’offesa e la reazione all’offesa. Nell’omelia, D’Ercole parla di «perdono» e «comprensione» dicendo che «i sacerdoti africani sono sensibili» mentre gli aquilani «non sono razzisti». Detto questo, strappa un applauso agli assergesi quando dice che «don Josè è il parroco di questa comunità e qui resta. Non torna in Africa». Poi, di applauso, ne chiama uno per salutare la soluzione positiva del suo caso giudiziario «che mi farà lasciare la mia missione all’Aquila a testa alta». Don Josè pronuncia poche parole, per l’emozione e il trambusto di questi giorni. Poi tutti alla cerimonia di deposizione della corona d’alloro al monumento ai Caduti. Con la promessa che la pace non duri un giorno solo.

LA NOTA DELLA CURIA. La Curia diffonde la seguente nota: «Il vescovo ausiliare monsignor Giovanni D’Ercole ha celebrato la Santa Messa, a nome dell’arcivescovo, nella parrocchia di Assergi. Con lui hanno concelebrato il parroco, don Josè Obama Abuy, don Luciano Bacale parroco di Pianola, anch’egli originario della Guinea Equatoriale come don Obama, e don Nelson Callegari parroco di Camarda. Una celebrazione “di riconciliazione” in seguito all’ormai nota lite avvenuta nella comunità di Assergi. Il parroco ha tenuto a sottolineare l’importanza dell’Eucarestia anche in occasioni come quella accaduta: “Come cristiani dobbiamo trovare nell’Eucarestia che è il sacrificio d’amore più alto, la soluzione ai nostri problemi e non in altro modo”. Don Josè, dopo un ultimo chiarimento sull’accaduto, con estrema chiarezza ha concluso. “Perdono e accetto il perdono”. Grande gioia è stata espressa dal vescovo ausiliare, promotore dell’iniziativa di riconciliazione, al termine della celebrazione eucaristica che ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, evidentemente tutti desiderosi di tornare a vivere in un clima più sereno. «Sono felice di aver vissuto questo momento in cui c’è stato lo scambio reciproco della pace», ha dichiarato D’Ercole. «Un giorno significativo per tutti in cui è stata ristabilita la comunione piena all’interno del presbiterio e della diocesi». Dunque, come già detto, nessuna volontà di “cacciare” don Obama da Assergi ma solo il desiderio grande di ritrovare la serenità perduta».

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