L’Aquila

Ragazzino ferito da un colpo di pistola. Nessun agguato. Emerge la verità: un gioco tra amici finito male

29 Aprile 2025

Tragedia sfiorata all’Aquila. Prima il 14enne racconta di essere stato bersaglio di un’auto in corsa e scatta il panico. Poi il racconto della giusta versione dei fatti

L’AQUILA. «Mamma, papà, mi hanno sparato e sono fuggiti a bordo di un’Audi nera». Poi il sangue e la corsa al pronto soccorso pediatrico da parte di una madre terrorizzata. No, non siamo a Scampia, né tanto meno a Monreale, dove si è consumata l’ultima “stesa” costata la vita a tre giovani. La scena è avvenuta invece ieri pomeriggio, intorno alle 18, a Cese di Preturo, dove tre studenti adolescenti si trovavano sotto casa, nei pressi di un garage, prima che uno sparo centrasse un 14enne al polpaccio.

Sul posto si sono precipitate le Volanti coordinate dal commissario Francesco D’Antonio. Con loro anche la squadra Mobile, così come gli agenti della polizia locale. Del fatto è stato subito informato il nuovo questore dell’Aquila, Fabrizio Mancini. Immediato il dispiegamento di forze dell’ordine finalizzato a rintracciare l’auto in fuga.

Il tutto mentre il giovane era già sotto i ferri, all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, con gli inquirenti a passare al setaccio le immagini delle telecamere di videosorveglianza così da risalire alla targa dei fuggitivi, come da racconto dell’adolescente, senza però venirne a capo. Poi la svolta: il racconto dell’Audi che si accosta a tre giovanissimi e apre il fuoco era tutta un’invenzione dei ragazzini, intenzionati a coprire un gioco pericoloso, di quelli che potevano finire in tragedia. Interrogato dagli agenti della Mobile, alla presenza della madre, il ragazzino ferito ha in un secondo momento ritrattato la prima versione fornita agli inquirenti, spiegando che l’arma dalla quale il colpo era partito è in realtà quella legalmente detenuta dal padre per uso sportivo, sottratta dai tre approfittando della sua assenza. 

Nessun agguato da parte di un commando di pericolosi malviventi in fuga, dunque. Così adesso nei guai rischiano di finirci gli stessi genitori del 14enne, con il padre che potrebbe dover rispondere dell’accusa di omessa custodia delle armi. Così come la madre, la prima a essersi recata in pronto soccorso denunciando il ferimento del figlio ad opera di sconosciuti ormai in fuga. Da capire infatti se la donna abbia mentito per coprire i congiunti o se invece sia lei la prima vittima delle bugie di figlio e amici.

Nella prima ipotesi, potrebbe dover a sua volta rispondere di false dichiarazioni e procurato allarme. 

Da chiarire poi se il ragazzino sia rimasto ferito in modo autonomo, o se il colpo sia partito mentre l’arma veniva maneggiata da uno dei compagni. Ma anche se il colpo sia partito accidentalmente o se invece al culmine di un litigio. E non è escluso che qualcuno di loro dovrà poi comparire davanti a un giudice del tribunale dei minori e rispondere del reato di lesioni gravissime. Tanto lavoro insomma per gli inquirenti, presto liberati dall’incombenza di dover rintracciare una banda di pericolosi criminali in fuga. Ma costretti altresì a ricostruire contesto e dinamica di una bravata che poteva costare più caro del previsto, e invece risoltasi in un intervento chirurgico al quale il ferito è stato subito sottoposto così da limitare i danni del colpo d’arma da fuoco ricevuto. Intervento poi riuscito, con il giovane mai in pericolo di vita. 

Molto dipenderà dall’esito dei rilievi balistici riguardanti traiettoria e foro di ingresso del proiettile. Elementi, questi, che una volta chiariti, non lasceranno più spazio a versioni terze dell’accaduto. 

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