Il tribunale di Avezzano

AVEZZANO

Resta disoccupata perché incinta, il giudice: discriminazione della Asl 

L’azienda sanitaria condannata a prorogare il contratto a un'assistente sociale in un consultorio. Erano sedici i posti di lavoro in scadenza, l’unico non rinnovato è stato quello della donna . E l'assessore regionale chiude spegazioni alla direzione generale sanitaria

AVEZZANO. Asl condannata per discriminazione ai danni di una assistente sociale in gravidanza. La sentenza, emessa dal giudice del lavoro del tribunale, Antonio Stanislao Fiduccia (nella foto), ha condannato l’azienda sanitaria a riassumere con proroga del contratto la dipendente. Il caso riguarda un’assistente sociale marsicana che, dopo essere rimasta incinta, si era vista escludere dalle proroghe del contratto, concesse invece ad altri colleghi.

Tutto ha inizio con una lettera inoltrata dal responsabile dell’Unità operativa semplice dipartimentale del consultorio Area Marsica, Domenico Parise, in vista della scadenza contrattuale di due assistenti sociali dei consultori familiari di Tagliacozzo e di Civitella Roveto, che chiedeva il rinnovo dei contratti. Mentre per l’assistente di Tagliacozzo era stata disposta la proroga, per quella di Civitella no, come risulta da una lettera di risposta del direttore del personale, Errico D’Amico. La dipendente si è così rivolta agli avvocati Salvatore Braghini, Renzo Lancia e Manuela Rinaldi. A quel punto è partita una diffida a firma dell’avvocato Braghini, ai vertici aziendali, per chiedere la proroga anche per la seconda assistente sociale. È arrivato però un perentorio diniego in una lettera firmata dal direttore generale Roberto Testa e da D’Amico. I legali hanno quindi presentato un ricorso, evidenziando «il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dalla Asl1, in ragione dello stato di gravidanza, non avendo l’azienda fornito alcuna motivazione sulle ragioni per cui il contratto a tempo determinato fosse stato prorogato al collega uomo sì e alla donna no».

La Asl aveva anche «proceduto a nuove assunzioni attingendo dalla graduatoria, ma saltando la lavoratrice incinta». Il giudice nella sentenza ha rilevato che oltre all’assistente sociale di Tagliacozzo, anche altri 16 colleghi in scadenza avevano beneficiato della proroga «senza, tuttavia, dimostrare, con precisione, gravità e concordanza, circostanze idonee ad escludere la natura discriminatoria di tale condotta».
«Cessino qui e altrove prassi discriminatorie, più o meno subdole, a danno delle donne in gravidanza», ha commentato Braghini, «ho fatto di tutto per avvertire i vertici dell’Asl ma le risposte del direttore generale erano del tutto scontate; ora mi aspetto le loro scuse verso la lavoratrice, che, nel frattempo, ha avuto una bellissima bambina».

L'assessore regionale alla Salute e alle Pari Opportunità, Nicoletta Verì, dopo la sentenza della magistratura che ha imposto all'azienda sanitaria la riassunzione della lavoratrice fa sapere con una nota di aver chiesto alla direzione generale della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila una relazione puntuale sulla vicenda della lavoratrice a cui non è stato rinnovato il contratto perché in gravidanza: “Attendo che la Asl chiarisca i dettagli dell’accaduto che, se confermato nelle modalità emerse nelle ultime ore, rappresenterebbe un episodio da censurare con fermezza e sul quale proporrò l’adozione di ogni utile provvedimento disciplinare nei confronti dei responsabili”.

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