Rifiuti, 5 arresti nella Marsica: fondi neri e stipendi d’oro nella Valle del Giovenco

Un intreccio fra politica e affari che per almeno 5 anni gravita nella Marsica dietro il marchio Pescina Valle del Giovenco. Al centro dell’inchiesta dei pm di Napoli il sistema Sistri mai entrato in vigore. Gli imprenditori di Avezzano arrestati assieme a Di Martino ed altre 19 persone
AVEZZANO. Milioni di euro di fondi neri finiti nel calcio. In un intreccio fra politica e affari che per almeno 5 anni gravita nella Marsica, dietro il marchio Pescina Valle del Giovenco, la squadra nata dal nulla e approdata in Prima divisione con una ascesa che sa di miracolo. Tanta gloria e palate di soldi prima del tonfo. Perché questa storia ha un pallone sgonfio sullo sfondo e nessun lieto fine.
Tutto inizia nel 2005 quando dalla fusione fra le squadre di Aielli e Pescina nasce la Valle del Giovenco, una creatura di Vincenzo Angeloni, ex deputato di An e Forza Italia. Dentista originario di Aielli, nella Marsica, Angeloni aveva già avuto a che fare col calcio: nel 1999 aveva rilevato l'Avezzano, squadra di C2, promettendo una scalata verso la B. Sogni di gloria che in meno di un anno si sono trasformati in incubi per i tifosi, visto che il club biancoverde è scomparso dal panorama calcistico, travolto dai debiti e dalle polemiche. Solo qualche mese fa, a 14 anni di distanza, Angeloni è stato condannato a un anno e quattro mesi per bancarotta documentale in merito al fallimento dell'Avezzano calcio.
Ma con la Valle del Giovenco c'è il ritorno di Angeloni. Fatto di successi in serie, tanto che la formazione gialloverde vola dall'Eccellenza abruzzese alla Prima divisione. Proprio nella terza serie del calcio italiano fa la sua comparsa ufficiale Sabatino Stornelli. Un manager di primo piano del gruppo Finmeccanica, originario della frazione avezzanese di Paterno, ex amministratore delegato di Telespazio e fondatore della società Selex. La squadra di calcio sposta la sua sede da Pescina ad Avezzano. Non senza guerre di campanile. Angeloni vuole far tornare il calcio che conta nella principale città della Marsica, adotta i colori biancoverdi e lo stemma del lupo. Inizia un braccio di ferro con la Lega per cambiare la denominazione sociale da Pescina Valle del Giovenco ad Avezzano VdG. Progetto che mai si concretizzerà. Nel frattempo gli annunci sono roboanti. Si torna a parlare di serie B. Paolo Rossi, il Pablito del Mundial 1982, viene nominato presidente onorario. Deve fare da uomo immagine. In formazione arrivano Birindelli, ex Juventus, e Cesar, con un passato nella Lazio e nell'Inter. Solo per ricordare qualche nome. Gli stipendi sono d'oro. Per la Procura, solo dal 2009 vengono spesi 8 milioni e 300mila euro. I volti in società quasi sconosciuti a chi sa di calcio. Fra questi c'è quello di Luca Mastroianni, amministratore delegato. Girano tanti soldi attorno al club. Almeno fino a quando le Procure non piombano nella sede di via Diaz ad Avezzano. I magistrati accendono i riflettori sulla Valle del Giovenco e sequestrano carte. Arrivano prima quelli dell'Aquila, poi da Napoli. La luce nel club si spegne in fretta. Sabatino Stornelli se ne va e alla presidenza, per qualche mese, arriva Francesco Paolo Di Martino, imprenditore di Castellammare di Stabia, anch'egli vicinissimo a Finmeccanica. Nell'estate 2010 la squadra non si iscrive al campionato e sparisce dal calcio nazionale. Ad Avezzano il film sembra già visto.
Solo che stavolta le Procure proseguono il lavoro. E cominciano ad affiorare i primi sospetti. Nel frattempo scoppia il caso Abruzzo Engineering sulla presunta corruzione legata ai lavori del post-terremoto. Un'indagine che porta in carcere Vincenzo Angeloni ed Ezio Stati, padre dell'ex assessore regionale Daniela. Fra gli indagati anche Sabatino Stornelli. Secondo l'accusa l'allora assessore Stati si era adoperata per la variazione di un'ordinanza della presidenza del consiglio dei ministri al fine di agevolare Abruzzo Engineering, società partecipata da Selex (gruppo Finmeccanica) di cui era amministratore Stornelli. Angeloni e Stornelli si sarebbero sdebitati con delle regalie per gli Stati. Da questa vicenda ancora non chiusa, nel maggio 2011, parte una nuova inchiesta, sempre all'Aquila. Gli indagati sono cinque: Vincenzo Angeloni, Luca Mastroianni, Renato Angeloni, Sabatino Stornelli e Marco Barbieri. Quest'ultimo, all'epoca, presidente del San Nicola Sulmona. Le accuse del pm Antonietta Picardi vanno dalla corruzione in concorso all'impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. La Procura riceve una lettera anonima con la quale si documenta una «distrazione di fondi» dalla Selex alla Valle del Giovenco. In una serie di atti sono annotate spese sostenute per contanti e per fatture emesse dalle società Securcode, Auxilium tech, All Computer e Computer trading facenti capo ai due Angeloni e a Mastroianni. Secondo la Procura, quelli che erano i dirigenti della Valle del Giovenco spostano le loro attenzioni sul calcio a Sulmona, grazie alla mediazione di Maurizio Scelli, parlamentare Pdl. Una serie di beni della Valle del Giovenco, messa in liquidazione per fallimento, sarebbero andati in parte alla società San Nicola Sulmona. Il club peligno, secondo l'accusa, è gestito in prima persona da Vincenzo Angeloni con la collaborazione di Renato Angeloni. Lo stesso Vincenzo Angeloni che aveva tentato la scalata anche con L'Aquila calcio. Nel frattempo, la Procura di Napoli indaga su Finmeccanica e i presunti fondi neri nel calcio. Quanto scoperto all'Aquila si rivela utile per gli inquirenti partenopei. Le inchieste vengono riunite. E ieri l'ultimo capitolo di questa storia fra calcio, politica e affari.
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