Romanelli: «Servizi all’avanguardia per attirare imprese»

27 Gennaio 2021

Il direttore spiega il piano di rilancio dell’ex polo elettronico «In sei anni 1.500 occupati, dalla Brexit grandi opportunità»

L'AQUILA . Un circolo virtuoso, che coniuga tecnologia, servizi avanzati di facility e industria 4.0, dove le multinazionali, come pure le aziende di medie dimensioni, trovano il substrato ideale per accrescere il loro business. Il Tecnopolo d’Abruzzo, nel nucleo industriale di Pile, è a tutti gli effetti uno dei pochi sistemi di “attraction” che l’Italia può vantare: una “best practice” che ha varcato i confini europei e continua ad attrarre capitali e investimenti da Stati Uniti, Cina e India. Anche la Brexit rappresenta un’opportunità, come spiega Roberto Romanelli, direttore generale del Tecnopolo d’Abruzzo.
Ricerca e tecnologia operano per favorire il cambiamento e migliorare le condizioni socio-economiche del territorio. Come si inserisce il Tecnopolo in questo processo?
«Nel 2014, quando abbiamo preso in mano la struttura, l’ex polo elettronico era fatiscente. Uno di quei carrozzoni all’italiana con 6 industrie e meno di 400 addetti. A distanza di sei anni abbiamo 30 partite Iva, tra aziende e professionisti, con 1.500 occupati diretti. In proporzione, considerando l’avvento della tecnologia, siamo agli stessi livelli degli anni ’80, il periodo d’oro, quando all’Aquila c’era la grande Italtel».
Qual è il tratto distintivo che rappresenta la formula vincente?
«All’interno del Tecnopolo abbiamo realizzato due grandi blocchi: industriale e direzionale, dove trovano spazio i servizi di facility come la finanza agevolata, compilazione di buste paga, scuole di alta formazione, studi legali esperti in diritto societario e internazionale, servizi assicurativi ed energetici specifici per le aziende. Qui le multinazionali trovano possibilità di sviluppo e ulteriore crescita».
A luglio 2020 avete siglato un importante protocollo d’intesa con Zibo, in Cina. Con quali obiettivi?
«L’applicazione di contratti di partenariato per interscambi tecnologici e occupazionali. All’interno del Tecnopolo operano multinazionali provenienti da Stati Uniti, Cina, India ed Europa. Un modello che stiamo proponendo su scala internazionale per far conoscere la capacità industriale italiana e i punti di forza del territorio. Siamo a un’ora di auto da tre aeroporti e abbiamo grandi capacità tecnologiche».
Qualche esempio?
«Camere pulite, climatiche e anecoiche che consentono alle agenzie che lavorano per la Nasa e per l’Esa, l’ente spaziale europeo, di mandare satelliti in orbita o di provare la rumorosità dei reattori. Un patrimonio tecnologico e di facility che ha fatto registrare importanti successi come l’arrivo di Zte, che ha preferito L’Aquila a Milano, Comdata, che ha assorbito il personale ex-Transcom, DanteLabs, che qui ha creato il suo hub. Solo per citare alcune realtà presenti».
E il futuro cosa riserva, in un momento economicamente così pesante segnato dalla pandemia?
«In sinergia con l’Università di Cambridge e i Tecnopoli di Londra, stiamo lavorando per attrarre aziende che si trovano in fuoriuscita a causa della Brexit e che si fermano nei Paesi Bassi, in Olanda. Dimostriamo come il costo del lavoro da noi sia più basso, puntando anche sulla rete tecnologica, i servizi e la vicinanza con Roma. Oltre alla Cina, guardiamo con occhio attento alle opportunità offerte dalla Brexit. Intensi anche i rapporti con l’Università dell’Aquila, che presto insedierà nel Tecnopolo un centro di ricerca ed è prossima l’inaugurazione di un’azienda del gruppo Ods K2, che opera nel campo delle nano-tecnologie. Infine, siamo in trattativa con una società che realizza batterie».
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