Rubinetti a secco durante la notte: in arrivo altre interruzioni idriche
Cause climatiche e strutturali alla base del disservizio vissuto da molti aquilani in diversi punti della città Di Gregorio (Gsa): «Stiamo pagando l’onda lunga dell’estate torrida unita a tubature vecchie di decenni»
L’AQUILA. Assergi, Paganica, Tempera, Monticchio e Pianola. Sono solo le ultime zone, in ordine di tempo, lasciate senz’acqua tra le 22 del primo ottobre e le 6 del mattino seguente. Pettino, Cansatessa, Santanza, Santa Barbara, San Francesco, San Sisto, Cianfarano, Pile e Coppito – con l’omonimo Progetto Case –, sono invece quelle a cui è toccata la stessa sorte la notte precedente. E, visto l’andazzo, nulla lascia presagire che sia finita qui. Tutto sta nel sapere chi sarà il prossimo. La lotteria delle interruzioni idriche nell’Aquilano sta infatti suscitando disagi e, soprattutto, un mare di polemiche contro la Gran Sasso acqua, società partecipata del Comune che gestisce le forniture idriche nel comprensorio, bersagliata, in queste ore, dall’ira dei cittadini rimasti a bocca asciutta a loro insaputa e con pochissimo preavviso, ancorché costretti ad accontentarsi di comunicazioni stringate in cui si segnalano non meglio precisati «lavori di manutenzione urgenti e non programmati». A fare chiarezza interviene il direttore tecnico della Gsa Mario Di Gregorio. «Le interruzioni di questi giorni sono dovute a due diverse concause: da un lato lo stato delle nostre sorgenti, che hanno registrato sensibili perdite di volume dovute alla siccità della stagione estiva; dall’altro, le chiusure cui siamo stati costretti in agosto hanno poi determinato un deterioramento delle reti idriche – in molti casi vecchie di decenni –, dovute allo sbalzo di pressione che si è creato nel momento in cui abbiamo riaperto il corretto afflusso, che le ha in qualche caso danneggiate. Pertanto, in questi giorni, stiamo provvedendo alla riparazione dei malfunzionamenti di alcuni tratti dei 2.000 km di reti idriche che gestiamo, e, per fare ciò, dobbiamo necessariamente interrompere l’erogazione, cosa che disponiamo, però, soltanto nelle ore notturne così da ridurre al minimo i disagi per i cittadini». Di Gregorio torna poi sul perché di un preavviso giudicato minimo da molti cittadini. «Se si trattasse di chiusure programmate avremmo l’obbligo di comunicare la cosa con 48 ore di anticipo. Trattandosi però, come in questo caso, di chiusure non programmate dovute al riscontro di dispersioni già in atto, abbiamo invece l’obbligo di procedere alla riparazione con urgenza proprio per evitare ulteriori dispersioni, anche se la comunicazione la facciamo in ogni caso con congruo preavviso». Infine conclude: «Probabilmente ci saranno nuove interruzioni da qui a fine mese, ma già da novembre, complici le precipitazioni, dovremmo tornare ai normali livelli di erogazione».
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