Spesa lievitata, danno erariale per due
Strada da completare, la Corte dei conti condanna un geometra del Comune e un ingegnere a versare 36mila euro all’ente
L’AQUILA. La Corte dei conti con una sentenza (primo grado) pubblicata sul sito istituzionale ha condannato «in solido il dipendente comunale geometra Carlo Bolino e l’ingegner Mirko Mazza – nelle loro rispettive qualità di responsabile del procedimento e direttore dei lavori dell’intervento per la realizzazione del completamento della strada di piano regolatore Torrione-San Giacomo – al pagamento di 36.224 euro a favore del Comune dell’Aquila». La Procura contabile, si legge nella sentenza, «a seguito di un esposto del 21 novembre 2022 ha avviato un’indagine su presunte irregolarità nell’esecuzione di una variante relativa ai lavori sopra indicati. L’indagine si è concentrata su una perizia di variante redatta dall’ingegner Mazza, direttore dei lavori, e vistata dal geometra Bolino (rup) che ha portato a un incremento di spesa rispetto alle previsioni originarie». Gli elementi costitutivi della condotta posti a fondamento dell’accusa sono che «la perizia avrebbe previsto un'indebita compensazione dei prezzi in favore dell’appaltatore applicando una normativa non pertinente in quanto» quella a cui si è fatto riferimento «si applicherebbe, ad avviso della Procura, solo agli appalti aggiudicati con termine di presentazione delle offerte entro il 31 dicembre 2021, mentre nella procedura in questione l’avviso è stato pubblicato il 14 aprile 2022 e il termine per la presentazione delle offerte era fissato al 29 aprile 2022».
Inoltre la Procura parla di «errata applicazione del nuovo prezzario regionale 2022 – entrato in vigore solo il 6 luglio 2022 – anche a lavorazioni eseguite precedentemente; mancata sospensione del cantiere con impossibilità di distinguere le lavorazioni anteriori e successive alla perizia di variante; aumento delle spese tecniche e relative agli incentivi in conseguenza dell’indebito aumento del costo dell’opera. La Procura contesta ai convenuti il dolo nella causazione del danno erariale e a supporto di tale accusa evidenzia: la chiarezza della normativa violata che non lasciava spazio a dubbi interpretativi; la falsità delle date riportate nella documentazione relativa alla perizia che farebbero pensare a un’intenzionale manipolazione dei tempi per giustificare l’applicazione del nuovo prezzario; l’opacità del contesto in cui i convenuti hanno operato che non ha consentito di verificare la corretta applicazione dei prezzari alle diverse lavorazioni; il vantaggio patrimoniale conseguito dagli intimati a seguito dell’aumento dell’importo dei lavori». Sulla vicenda c’era stata anche un’indagine penale che è stata però archiviata. Probabile il ricorso in appello. (g.p.)
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