Sulmona: morte del generale Conti, il caso riaperto

Il gip Billi accoglie la richiesta di opposizione all’archiviazione avanzata dai familiari, si procede per istigazione al suicidio

SULMONA. La vicenda giudiziaria sulla tragica fine del generale dei carabinieri forestali Guido Conti non è chiusa. Il giudice per le indagini preliminari Marco Billi ha, infatti, accolto la richiesta di opposizione all’archiviazione, avanzata dai familiari dell’alto ufficiale fissando al prossimo 11 luglio l’udienza in cui il giudice darà nuove indicazioni alla Procura sulle quali continuare a indagare.

Secondo i familiari il suicidio non sarebbe compatibile con il profilo psicologico e con il carattere dell’ex generale e troppi sarebbero ancora i buchi neri nella vicenda. Il reato contestato è istigazione al suicidio, lo stesso per il quale il sostituto procuratore Aura Scarsella aveva chiesto l’archiviazione.
Il gip Billi ha infatti ritenuto ammissibili e verosimili gli spunti investigativi suggeriti dai familiari del generale Conti nella memoria curata dall’avvocato Alessandro Margiotta.

Il generale dei carabinieri Conti era stato ritrovato senza vita ai margini della strada provinciale, chiusa da anni per una frana, che da Sulmona porta a Pacentro, la sera del 17 novembre 2017 da due ex colleghi dopo un’intera giornata di ricerche. Vicino al suo corpo una pistola calibro 9 e a pochi metri di distanza la Smart della figlia con la quale era uscito di casa quella mattina. Sono otto i punti in cui si sviluppa la richiesta di nuove indagini da parte dei familiari, partendo dalla posizione in cui è stato trovato il corpo del generale. E poi la Porsche Cayenne bianca che alcuni passanti avrebbero notato quel pomeriggio nei pressi del luogo della tragedia, un’auto di valore di cui in Italia non ne girano tante e quindi facilmente rintracciabile insieme al proprietario; i tabulati elettronici sull’utenza privata di Conti e in particolare il numero e quindi l’identità dell’interlocutore con il quale il generale dei carabinieri avrebbe discusso tra le 11 e mezzogiorno del 13 novembre. I familiari chiedono anche di approfondire alcune testimonianze, citando nome e cognome dei possibili testi che potrebbero portare elementi di novità ai fatti che già si conoscono.
Ci sarebbe, poi, una serie di telefonate fatte e ricevute durante quei giorni, che non sono rientrate nelle indagini. Come quelle fatte al suo numero da un’utenza intestata al comando dei carabinieri di Roma, utenza che non è stato accertato a chi fosse in uso.
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