«Teatro a rischio crollo»
Intercettazioni-choc tra i tecnici indagati. Comune sollecitato a effettuare verifiche
L’AQUILA. Il teatro comunale a rischio crollo. Frasi-choc dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Così, oltre al fronte delle tangenti, l’indagine della Procura sul sistema familistico-clientelare emerso nell’ambito del Segretariato beni culturali affonda il bisturi sulla tanto decantata ricostruzione in sicurezza dell’Aquila. Dopo le risate dell’imprenditore Vito Giuseppe Giustino, l’inchiesta sale ancora di livello.
«SE CADE UN MURO...». «Visto che non si sa mai, che quando ci si mette il diavolo poi... Metti che succede qualche cosa, un’altra scossa, e cade un pezzo o una muratura di quelle, la responsabilità di chi è?». È soltanto una delle intercettazioni dalle quali emergono chiaramente dubbi tecnici, come l’assenza di una relazione geologica e della verifica sismica, sull’intervento di restauro e recupero di una struttura storica e culturale che dopo oltre otto anni dal sisma non è stata ancora riconsegnata alla città. Tanto che, secondo quanto si è appreso, la Procura ha informato il Comune capoluogo, proprietario dell’immobile, di verificare daccapo tutta la procedura e lo svolgimento dei lavori per riscontrare eventuali falle che dalle carte giudiziarie sembrano comunque intuibili.
LAVORI FUORI CONTROLLO. Sulla base delle tesi accusatorie, interrogativi del tipo «se cade qualcosa di chi è la colpa», erano dovuti a lavori svolti «senza un sopralluogo preliminare, senza le verifiche antisismiche e senza che gli atti fossero stati mandati al Genio civile per la verifica», e questo a dispetto di costi sempre più gonfiati, da 5 a 13 milioni circa. Frasi che destano «allarme sociale e soprattutto allarme negli accordi corruttivi esistenti tra le ditte e i funzionari», secondo il gip Giuseppe Romano Gargarella. Tra i protagonisti di questo capitolo Lionello Piccinini, geometra dipendente del Segretariato beni culturali e responsabile unico del procedimento, Leonardo Santoro, geometra della cooperativa “L’Internazionale” impegnata nei lavori, e Antonio Zavarella, sulmonese, presidente della commissione di collaudo. «Emerge dagli atti», scrive il giudice, «che Zavarella avesse avuto l’incarico grazie a Piccinini; emerge anche con chiarezza che la ditta, al momento del sopralluogo aveva iniziato i lavori di scavo della platea e prima di quel momento sia lui che la sua squadra non avevano effettuato neppure un sopralluogo». Eppure l’edificio è rimasto «fortemente danneggiato dal sisma del 2009 e destinato a ricevere numerose persone alla sua restituzione», rimarca Gargarella.
NIENTE MONITORAGGIO. In un dialogo Santoro ricorda che, dopo una serie di trasferimenti di carico sulla struttura, secondo uno dei collaudatori, l’ingegnere Carlo Grande, non indagato, «dovevamo chiamare un laboratorio e mettere un sistema di monitoraggio per vedere se c’erano dei cedimenti e ci dice perché non lo avete monitorato?». Si riscontra, inoltre, l’assenza di una relazione geologica: «Tu sai che non mi hai mai dato una copia di quella relazione? Dice che te l’ha consegnata il geologo», obietta Santoro a Piccinini. Ancora, manca la verifica sismica «e se noi per tutelarci facciamo fare una perizia giurata a un ingegnere sullo stato di fatto delle murature?», ipotizza ancora Piccinini come contromisura. Infine, l’ipotesi di installare dei climatizzatori nei palchetti senza controsoffitti ma nelle murature, «impossibile» per il progettista Domenico Pazienza, indagato e interdetto per 2 mesi dal lavoro. «Dovremmo andare a bucare una muratura a ferro di cavallo in più punti, è un gran casino», obietta il tecnico. «Sottoporresti le murature del teatro a uno stress incredibile, mò dopo che hai fatto il consolidamento andiamo a sfasciare di nuovo...». «La ditta si è posta un problema di stress della struttura e di valutazione del rischio che la Soprintendenza non si era posta, pur di ottenere la variante in corso d’opera», conclude il giudice.
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«SE CADE UN MURO...». «Visto che non si sa mai, che quando ci si mette il diavolo poi... Metti che succede qualche cosa, un’altra scossa, e cade un pezzo o una muratura di quelle, la responsabilità di chi è?». È soltanto una delle intercettazioni dalle quali emergono chiaramente dubbi tecnici, come l’assenza di una relazione geologica e della verifica sismica, sull’intervento di restauro e recupero di una struttura storica e culturale che dopo oltre otto anni dal sisma non è stata ancora riconsegnata alla città. Tanto che, secondo quanto si è appreso, la Procura ha informato il Comune capoluogo, proprietario dell’immobile, di verificare daccapo tutta la procedura e lo svolgimento dei lavori per riscontrare eventuali falle che dalle carte giudiziarie sembrano comunque intuibili.
LAVORI FUORI CONTROLLO. Sulla base delle tesi accusatorie, interrogativi del tipo «se cade qualcosa di chi è la colpa», erano dovuti a lavori svolti «senza un sopralluogo preliminare, senza le verifiche antisismiche e senza che gli atti fossero stati mandati al Genio civile per la verifica», e questo a dispetto di costi sempre più gonfiati, da 5 a 13 milioni circa. Frasi che destano «allarme sociale e soprattutto allarme negli accordi corruttivi esistenti tra le ditte e i funzionari», secondo il gip Giuseppe Romano Gargarella. Tra i protagonisti di questo capitolo Lionello Piccinini, geometra dipendente del Segretariato beni culturali e responsabile unico del procedimento, Leonardo Santoro, geometra della cooperativa “L’Internazionale” impegnata nei lavori, e Antonio Zavarella, sulmonese, presidente della commissione di collaudo. «Emerge dagli atti», scrive il giudice, «che Zavarella avesse avuto l’incarico grazie a Piccinini; emerge anche con chiarezza che la ditta, al momento del sopralluogo aveva iniziato i lavori di scavo della platea e prima di quel momento sia lui che la sua squadra non avevano effettuato neppure un sopralluogo». Eppure l’edificio è rimasto «fortemente danneggiato dal sisma del 2009 e destinato a ricevere numerose persone alla sua restituzione», rimarca Gargarella.
NIENTE MONITORAGGIO. In un dialogo Santoro ricorda che, dopo una serie di trasferimenti di carico sulla struttura, secondo uno dei collaudatori, l’ingegnere Carlo Grande, non indagato, «dovevamo chiamare un laboratorio e mettere un sistema di monitoraggio per vedere se c’erano dei cedimenti e ci dice perché non lo avete monitorato?». Si riscontra, inoltre, l’assenza di una relazione geologica: «Tu sai che non mi hai mai dato una copia di quella relazione? Dice che te l’ha consegnata il geologo», obietta Santoro a Piccinini. Ancora, manca la verifica sismica «e se noi per tutelarci facciamo fare una perizia giurata a un ingegnere sullo stato di fatto delle murature?», ipotizza ancora Piccinini come contromisura. Infine, l’ipotesi di installare dei climatizzatori nei palchetti senza controsoffitti ma nelle murature, «impossibile» per il progettista Domenico Pazienza, indagato e interdetto per 2 mesi dal lavoro. «Dovremmo andare a bucare una muratura a ferro di cavallo in più punti, è un gran casino», obietta il tecnico. «Sottoporresti le murature del teatro a uno stress incredibile, mò dopo che hai fatto il consolidamento andiamo a sfasciare di nuovo...». «La ditta si è posta un problema di stress della struttura e di valutazione del rischio che la Soprintendenza non si era posta, pur di ottenere la variante in corso d’opera», conclude il giudice.
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