Transcom, salta l’accordo
Chiesti altri tagli allo stipendio per i 360 dipendenti.
L’AQUILA. «Proposte assolutamente inaccettabili». Si complica la vertenza Transcom con i sindacati che, di fronte alla rigida posizione dell’azienda, hanno rotto ieri il tavolo delle trattative. Un no deciso alla decurtazione dello stipendio del 12%, per i 360 lavoratori, e alla perdita di premio feriale, aumenti di livello e scatti di anzianità. Lunedì l’assemblea per decidere le mosse future. La riunione è andata per le lunghe, ieri, al ministero dello Sviluppo economico. Ed è finita male, con i rappresentanti sindacali che, uniti, hanno abbandonato il tavolo delle trattative. L’azienda, nonostante l’apertura manifestata anche pubblicamente dal country-manager Roberto Boggio, non è disposta a recedere: il personale del call center di Pettino costa troppo e vanno tagliati del 12% gli stipendi. Facendo i dovuti calcoli, si tratta di 122 euro in meno al mese su salari medi di 1000-1200 euro. I sindacati avevano presentato una controproposta: tagliamo il 7% su base annua. Ma è stata respinta. Non solo. La Transcom vuole eliminare in tutti i siti del gruppo il premio feriale, cioè la 14ª mensilità, abbassare i livelli dal 4º al 2º e congelare gli scatti di anzianità. Punti che verranno discussi nel prossimo coordinamento sindacale nazionale in programma il 20 luglio.
Ma intanto i locali insorgono: «Una proposta indecente», tuona Marilena Scimia della Cgil «con l’azienda che in sede di trattativa si è rimangiata tutto. Il timore è che, oltre ai tagli ai salari, stia pensando anche di ridimensionare la pianta organica, lasciando all’Aquila solo 150 persone. Lunedì, con i lavoratori, decideremo cosa fare». Sembra non sia servita a nulla neanche la proposta, avanzata dalla Regione Abruzzo, di destinare al call center di Pettino gli aiuti previsti nel decreto anti-crisi: «La Regione è disposta anche a stanziare 2000 euro a lavoratore per la formazione», spiega Piero Fancrazio della Uilcom, «ma all’azienda non interessa. Va dritta per la sua strada, taglia 122 euro agli stipendi mensili e toglie diritti acquisiti anche negli altri siti del gruppo. Come mai allora si parla di licenziamenti solo all’Aquila?».
Lucio Petrongolo della Fistel-Cisl: «Riteniamo molto negativo il comportamento dell’azienda che ha determinato la rottura del tavolo: di questo si assumerà tutte le responsabilità. Transcom vuole il taglio del costo del lavoro, senza toccare le altre spese. Noi auspichiamo un ripensamento immediato». Per Piero Peretti dell’Ugl «il timore è che la Transcom voglia trovare il pretesto per andare via dalla città. Questo a fronte di un atteggiamento responsabile del fronte sindacale, disposto ad accettare un sacrificio per i lavoratori che, non lo dimentichiamo, sono terremotati».
Ma intanto i locali insorgono: «Una proposta indecente», tuona Marilena Scimia della Cgil «con l’azienda che in sede di trattativa si è rimangiata tutto. Il timore è che, oltre ai tagli ai salari, stia pensando anche di ridimensionare la pianta organica, lasciando all’Aquila solo 150 persone. Lunedì, con i lavoratori, decideremo cosa fare». Sembra non sia servita a nulla neanche la proposta, avanzata dalla Regione Abruzzo, di destinare al call center di Pettino gli aiuti previsti nel decreto anti-crisi: «La Regione è disposta anche a stanziare 2000 euro a lavoratore per la formazione», spiega Piero Fancrazio della Uilcom, «ma all’azienda non interessa. Va dritta per la sua strada, taglia 122 euro agli stipendi mensili e toglie diritti acquisiti anche negli altri siti del gruppo. Come mai allora si parla di licenziamenti solo all’Aquila?».
Lucio Petrongolo della Fistel-Cisl: «Riteniamo molto negativo il comportamento dell’azienda che ha determinato la rottura del tavolo: di questo si assumerà tutte le responsabilità. Transcom vuole il taglio del costo del lavoro, senza toccare le altre spese. Noi auspichiamo un ripensamento immediato». Per Piero Peretti dell’Ugl «il timore è che la Transcom voglia trovare il pretesto per andare via dalla città. Questo a fronte di un atteggiamento responsabile del fronte sindacale, disposto ad accettare un sacrificio per i lavoratori che, non lo dimentichiamo, sono terremotati».