Vescovo assolto, impugnazione in vista
Procura al contrattacco pronta ad appellare la sentenza pro-D’Ercole ma solo dopo aver letto le motivazioni del giudice
L’AQUILA. Il caso giudiziario che riguarda il vescovo ausiliare monsignor Giovanni D’Ercole non è chiuso. A riaprire la partita potrebbe essere la procura, pronta a impugnare la sentenza di assoluzione pronunciata lo scorso 14 giugno dal giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Romano Gargarella.
90 GIORNI. Tutto, comunque, si deciderà dopo che il giudice avrà depositato le motivazioni della sentenza, per le quali ha indicato un termine di 90 giorni. Prima di questa data non trapela nulla dall’ufficio guidato dal procuratore Alfredo Rossini. Bocche cucite. Un profilo basso, come quello tenuto durante tutto lo svolgimento dell’indagine che ha riguardato anche il prelato originario di Rendinara di Morino. Tuttavia, un mese è già passato dalla sentenza e, allo stato attuale delle cose, pare assai difficile ipotizzare uno scenario diverso dall’impugnazione. Del resto, la pubblica accusa è convinta che D’Ercole, avvisato di non parlare a nessuno del colloquio col pm titolare dell’indagine, Antonietta Picardi, a inchiesta in corso, abbia violato l’ordine incontrando a Roma Fabrizio Traversi. Mettendo in pericolo tutta l’indagine sulla tentata truffa della Fondazione vicina alla Curia. Un fatto documentato. La procura attende in silenzio, ma già sa come agire.
COSA CAMBIA. Le implicazioni dell’appello contro la sentenza che ha scagionato il vescovo ausiliare dall’accusa di aver rivelato segreti inerenti a un procedimento penale non riguardano soltanto la sfera giudiziaria, ma anche quella ecclesiastica, visto che in questi mesi, in Vaticano, tra le altre cose, si stanno anche occupando della delicata questione-L’Aquila, alla luce della successione all’arcivescovo Giuseppe Molinari che l’11 gennaio 2013 compie 75 anni. E che,dunque, in conformità al canone 401 comma 1 del Codice di diritto canonico, deve firmare al Papa la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi aquilana. L’ausiliare, pronto a sventolare in Vaticano l’assoluzione in tribunale per la vicenda della Fondazione, dovrà aspettare ancora qualche mese. Nel frattempo, però, la Santa Sede potrebbe fare altre scelte. Non è un mistero che D’Ercole, rinfrancato dalla sentenza a suo favore, punti a restare all’Aquila anche per contrastare con maggiore fermezza i suoi oppositori all’interno della Curia, vale a dire gli uomini più vicini all’arcivescovo. A questo fanno pensare, tra le altre cose, anche alcune dichiarazioni forti da lui rilasciate all’indomani dell’assoluzione, quando parlò di «piena fiducia nella magistratura, anche se troppo spesso si sente parlare di giudici o pm d’assalto; credo non sia fuori luogo una seria riflessione sulle responsabilità dei magistrati, in particolar modo dei pubblici ministeri». Parole per le quali era stato benevolmente rampognato da uomini del suo entrourage. i quali hanno ritenuto fuori luogo delle affermazioni del genere dopo appena un primo grado di giudizio. Tra i papabili alla successione di Molinari sono usciti fuori i nomi del torinese Giovanni Carrù e del vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina. Dalla sede apostolica sono già partite le lettere di consultazione spedite ad alcuni eminenti sacerdoti del clero diocesano per chiedere una relazione sull’andamento della vita della Chiesa locale e un suggerimento riguardo ai nomi dei successori.
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