«Claudio è fuori controllo ha bisogno di aiuto»

PESCARA. Racconta di Claudio bambino, ultimo di quattro figli, dell’infanzia a Rancitelli vecchia e dell’arrivo in via Lago di Capestrano quando non erano ancora adolescenti. Augusta Di Risio per il...
PESCARA. Racconta di Claudio bambino, ultimo di quattro figli, dell’infanzia a Rancitelli vecchia e dell’arrivo in via Lago di Capestrano quando non erano ancora adolescenti. Augusta Di Risio per il fratello ha fatto di tutto e di più, in termini di sostegno economico e psicologico. Ma adesso, dopo quello che è successo giovedì scorso, da sola non ce la fa più. È una richiesta che non vorrebbe fare, «perché mi vergogno», «perché sono abituata a vivere del mio lavoro», «perché a Claudio avevo chiesto di darsi una calmata proprio lunedì pomeriggio, quando sono andata a prenderlo all’uscita del carcere». E invece no. Anzi. Dopo l’agguato che ha gambizzato l’ex bandito della banda Battestini, la sorella Augusta che da sempre cerca di allontanare un mondo che non condivide e non le appartiene, si è vista pure tirare in ballo. È suo il negozio per cui il fratello Claudio avrebbe insultato e minacciato Roberto Martelli (in carcere come presunto responsabile dell’agguato di giovedì) «colpevole», secondo Di Risio, di aver aperto un altro negozio di frutta e verdura a poca distanza di quello della sorella. Una lite ritenuta dagli investigatori uno dei presunti moventi dell’agguato di via Nora, anche se la proprietaria tiene a precisare: «Se Claudio ha fatto qualcosa è stata una sua iniziativa, presa in quei momenti in cui va fuori controllo. Perché la situazione ormai è questa, Claudio sta male, ha bisogno di essere aiutato in una struttura adatta alla sua condizione. Noi come famiglia non ce la facciamo più, la situazione ormai è pesantissima, anche se è da anni che ci stiamo provando. Io vivo e lavoro in via Lago di Capestrano da sempre, da 13 anni ho questo negozio e non ho mai avuto problemi con nessuno. Anche questa cosa del negozio vicino: per noi qualsiasi altro negozio non è mai stato un problema, viviamo con quel poco che ci serve per tirare avanti».Lo dice scandendo le parole Augusta Di Risio che a questo punto, visto come sta degenerando la situazione nel quartiere, non vuole sapere nulla degll’agguato di giovedì e degli spari di ieri notte, ma chiede solo che «qualcuno intervenga per evitare che Claudio faccia qualcosa che possa nuocere a se stesso o a qualcun altro». A giustificare il suo appello, la sentenza di pochi giorni fa con cui il giudice Colantonio, oltre a condannarlo a un anno e dieci mesi per la pistola che la Mobile ha trovato a maggio dietro il battiscopa della sua cucina, ha anche accolto la perizia, presentata dall’avvocato Carlo Di Mascio, di un vizio parziale di mente di Di Risio. «Claudio è stato ricoverato più volte, da solo non ci può stare, non è più controllabile», ribadisce la sorella, «non vorremmo che succedesse qualcosa di brutto», ripete, «perché Claudio quando va fuori controllo non si rende conto di niente». Non è una giustificazione per il fratello, ma una richiesta di aiuto da parte di una donna che, suo malgrado, per una vita ha dovuto fare i conti con un’esistenza lontana anni luce dal suo modo di essere. Un’esistenza che però è comunque quella di suo fratello, «che non è un santo, che è sempre stato uno impulsivo, ma è anche stato sfortunato ogni volta che ha provato a cambiare. Non l’ho mai giustificato e non lo giustifico adesso, ma ora bisogna di aiuto».
(s.d.l.)
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