Studenti, l’affitto di casa costa di meno

Pescara (come città universitaria) finisce in uno studio nazionale come la più economica di tutte. La più cara è Milano
PESCARA. La vita degli studenti fuorisede è sempre più onerosa. Una delle voci di spesa più importanti per un ragazzo che frequenta un corso di studi in una facoltà lontana da casa, oltre a quella delle tasse universitarie, è l'affitto di un posto letto.
Un mercato che in Italia spinge l'asticella sempre più in alto, soprattutto nelle città più grandi. Controcorrente, nello scenario nazionale e in compagnia di pochissime altre città, è Pescara, dove invece gli affitti degli appartamenti messi a disposizione della popolazione universitaria fuorisede decresce. Il dato emerge da uno studio della rete immobiliare specializzata nelle locazioni, “Solo affitti”, nel periodo clou in cui gli studenti sondano le offerte alla ricerca di una stanza singola o da condividere con altri.
IL RIALZO. Secondo l’analisi di “Solo affitti”, se da un lato cresce nelle città universitarie italiane l’utilizzo di contratti d’affitto agevolati per studenti, dall'altro la corsa al rialzo degli affitti non si arresta, confermando un trend partito con il +4% dello scorso anno.
«Nel 2019 i canoni di locazione delle camere singole sono cresciuti del 6%, con incrementi significativi soprattutto nelle città universitarie principali: Milano (+2%), Roma (+6%), Firenze (+12%) e Torino (+25%)», questo emerge dall'analisi. Il costo medio di una camera singola è di 312 euro al mese, mentre è di 218 euro a persona per un posto letto in doppia.
LE STANZE SINGOLE. Con un canone medio di 575 euro mensili, Milano si conferma la città italiana dove si paga di più per affittare una stanza singola.
I prezzi diventano più abbordabili a Roma (399 euro al mese), nonostante i canoni siano cresciuti di circa 20 euro. Secondo l’analisi gli universitari a Torino pagano circa 360 euro al mese per una camera, 73 in più rispetto al 2018. A seguire Firenze (358 euro), dove l’esborso mensile è cresciuto di circa 40 euro, e Bologna (350), invariata rispetto all'anno scorso. I canoni di locazione presentano una certa dinamicità anche a Padova (335 euro al mese, con prezzi in crescita di 35 euro), Genova, Pavia (300 euro ciascuna), dove l’aumento è compreso tra i 50 e i 75 euro.
Le quotazioni delle stanze singole sono più a “misura” delle tasche degli studenti a Siena (300 euro), che si conferma sugli stessi livelli dell’anno scorso, Napoli (283 euro), dove i canoni sono calati del 19 per cento, e a Parma (275), con prezzi in diminuzione di circa il 12 per cento. Chi vuole avere una camera tutta per sé pagherà in media 250 euro al mese a Cagliari e Catanzaro, dove i prezzi sono cresciuti di 20 euro rispetto al 2018, 230 euro a Bari (-6%), 225 euro a Pescara (-6 per cento) e 200 euro nella più economica Perugia.
LE STANZE DOPPIE. I prezzi mensili delle stanze doppie sono cresciuti mediamente di 14 euro (+7 per cento), con il capoluogo meneghino (+11 per cento) che anche in questo caso è in cima alla classifica delle città più care d’Italia: 395 euro/mese a persona per un posto letto in doppia. Quotazioni più basse di un terzo a Bologna e Rimini (270 euro ciascuna), dove i canoni per questa tipologia di camere sono più alti che a Roma (258 euro/mese, +5 per cento rispetto al 2018). Solo Affitti rileva prezzi in crescita anche a Torino (+2 per cento), Firenze (+7 per cento) e Padova (+25 per cento), dove un universitario alla ricerca di un posto letto in stanza doppia paga circa 250 euro.
In controtendenza Napoli, dove i canoni medi si sono ridotti di 10 euro (-5 per cento) rispetto allo scorso anno, attestandosi attorno ai 190 euro, poco più che a Parma (180), dove il calo dei prezzi è stato di 20 euro. Le camere doppie sono più a buon mercato a Genova, Bari (150 euro ciascuna) e Pescara (130 euro).
TIPOLOGIE CONTRATTUALI. «I contratti agevolati», spiega Isabella Tulipano di “Solo affitti”, «sono utilizzati nelle diverse forme del canone concordato 3+2, del contratto a studenti universitari fuori sede, e del transitorio. Questi strumenti sono scelti nell'83,6% dei casi perché, a fronte dell’applicazione di prezzi di affitto calmierati, i padroni di casa beneficiano di una tassazione più conveniente».