«Ai bimbi del Kenya regalo le magliette lasciate in palestra»

Fusco della palestra Fisico Idea: c’è troppa povertà consegno 120 chili di vestiti senza il filtro delle associazioni

MONTESILVANO. «Non si può neanche immaginare quello che la gente dimentica negli spogliatoi della palestra: magliette, pantaloncini, scarpe. In appena 4 giorni, questo cesto si è riempito già. Guardi», indica Giovanni Fusco, «allora, sa che faccio io? Porto tutto a casa, mia mamma lava, stira e imbusta e, poi, faccio regali ai bambini del Terzo mondo». Fusco, 30 anni, insieme alla sorella Maria, guida la palestra Fisico Idea all’ex Monti da 9 anni: su duemila metri quadrati ci sono l’unica piscina di Montesilvano, le ultime mode del fitness e un sistema di ricircolo dell’aria al risparmio energetico. Niente a che fare con l’Africa: «Amo viaggiare», racconta Fusco, «e quando sono andato per la prima volta in Kenya ho visto la povertà con i miei occhi. Altro che Italia degli anni passati: in Kenya sembra ancora preistoria», racconta l’imprenditore del fitness, «con me avevo soltanto le mie cose e ai bambini che mi venivano intorno ho lasciato quasi tutto. Poi, mi è venuta l’idea: raccogliere tutto quello che posso e portarlo direttamente ai bambini africani senza il filtro di associazioni umanitarie perché il rischio di storture nel meccanismo della solidarietà c’è sempre. Allora, carico tutto dentro i borsoni, appena arrivato in Kenya noleggio un moto-taxi e vado nei villaggi dell’interno: in pochi minuti, finisce tutto quello che ho portato con me. È un altro mondo», spiega Fusco, «se dai a un bambino una maglietta xxl lui se la prende ed è felice». Una foto racconta l’emozione di un bambino di ricevere un paio di scarpe blu e rosse: «Qui da noi», dice Fusco, «non andavano più di moda».

Durante l’ultimo viaggio in Kenya di due settimane fa, Fusco e la fidanzata hanno portato 120 chili di vestiti e scarpe: «Sono riuscito a prendere biglietti aerei speciali e così ho potuto caricare davvero tanta roba per i bambini. Non soltanto abiti dimenticati in palestra ma anche vestitini per neonati che mi hanno donato mia sorella e mio fratello. Purtroppo, non basta mai».

Sulle spiagge del Kenya ci sono i beach boys: «Cercano di venderti di tutto per pochi soldi», afferma Fusco, «negli anni ho fatto amicizia con uno di loro che tutti chiamano Scarface perché il suo nome vero è impronunciabile: è stato lui ad accompagnarmi in un villaggio poverissimo. Basta dire che per andare a prendere acqua salata devono camminare tre ore a piedi e arrivare chissà dove. Scarface si vergognava di mostrarmi casa sua: era un tugurio sulla terra e dentro c’era anche il suo bambino appena nato, aveva soltanto 6 giorni. Ad andare bene, nelle case invece del pavimento ci sono i bancali di legno. Sono persone buone, sono certo che è più pericoloso passeggiare di notte a Pescara», dice con un sorriso.

«Amo il mare e viaggiare quando da noi è inverno», riflette, «ma anziché stare sempre in un villaggio turistico a prendere il sole mi piace anche fare qualcosa per gli altri». Nessuno lo obbliga: «Lo faccio perché sento di farlo», dice, «basta davvero poco per regalare un sorriso, soprattutto ai bambini. Un paio di volte all’anno, poi, collaboro con Claudia Zaccari, già prima ballerina al Teatro dell’opera di Roma, che raccoglie vestiario e lo porta in India».

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