Appalti sospetti, sotto accusa Di Giacomo

Il pm: soldi ai partiti dal vice presidente del Pescara. E D’Annunzio si dimette

MONTESILVANO. Finanziamento illecito ai partiti e turbativa d’asta: con queste accuse Claudio Di Giacomo, vice presidente del Pescara Calcio, entra nell’inchiesta sul Considan, che conta diciotto indagati. Ieri mattina i carabinieri del comando provinciale di Pescara hanno perquisito l’abitazione dell’imprenditore e gli uffici della sua società, la Hextra srl, in contrada Case Bruciate a Collecorvino. Sott’inchiesta finisce anche un consulente della procura, P.L., per incarichi relativi al depuratore tra il 2002 e il 2006.

Per la seconda giornata consecutiva, dopo il blitz di mercoledì, con decine di perquisizioni in 5 comuni, i militari hanno sequestrato documenti relativi alla gestione del Considan nel periodo compreso tra il 2001 e il 2007, l’epoca su cui si concentra l’indagine guidata dal pm Aldo Aceto. «Dicono che ho dato finanziamenti illeciti ai partiti (l’ipotesi è che si tratti di quelli del centrosinistra, ndr) in questa campagna elettorale, ma è follia pura perché tutti sanno che io avverso i politici di ogni colore». Con il consorzio Claudio Di Giacomo, oggi titolare della Hextra, attiva nel settore ambiente e rifiuti, ha avuto nel corso degli anni contatti di lavoro a vario titolo. «Dal 1988 al 1998 sono stati dipendente della Ecoest, la società che gestiva il depuratore, dopodiché ho avuto con loro rapporti sporadici. Quest’anno un solo intervento, poche migliaia di euro, una cifra ridicola per il nostro giro d’affari».

Due tronconi d’indagine. Le accuse a Di Giacomo fanno parte del secondo dei due tronconi in cui si divide l’inchiesta, relativo all’ipotesi di abusi negli appalti e nelle assunzioni. Ma le radici della storia affondano in un passato recente, nel 2003, quando viene concordata la transazione tra Considan ed Ecoest. La società dell’imprenditore toscano Massimo Dami, figura controversa, ha gestito per molti anni il depuratore consortile tra accuse, polemiche, sospetti. Nel 1998, quando il diessino Andrea Diodoro diventa presidente, il contratto non viene confermato, comincia la gestione diretta dell’impianto e Dami avvia un’azione legale. Nel 2003, sotto la presidenza del costruttore Pino Di Pietro (legato agli ambienti che contano della Margherita) e la direzione generale di Vincenzo Cirone, entrambi indagati e sottoposti a perquisizione, la controversia arriva a una composizione. La Ecoest avrà un milione di euro e la gestione per nove anni dell’impianto di compostaggio. Il Considan affida la consulenza a un pool di avvocati in cui figurano anche Leo Brocchi e Stefano Civitarese, vengono sentiti i sindaci dei Comuni consorziati (Montesilvano, Città Sant’Angelo e Silvi) e, alla fine, si decide di pagare. Secondo le accuse, l’accordo sarebbe stato accompagato da presunte dazioni di denaro. A Palazzo di città, a quel tempo, è assessore alle Finanze Paolo Di Blasio, che del Considan è stato presidente nel 1995-96, pure lui sotto inchiesta per concorso in corruzione.

D’Annunzio si dimette. Con l’arrivo al Considan nel 2006 dell’esponente Ds Nino D’Annunzio, lo scontro con la Ecoest si riaccende: il presidente vuole rescindere il contratto. Ad aprile D’Annunzio finisce sotto inchiesta, Dami lo accusa di tentata concussione. Da mercoledì sa di essere indagato anche per turbativa d’asta, falso in atto pubblico, presunte assunzioni clientelari. Ieri, con una lettera indirizzata ai sindaci e ai consiglieri di amministrazione, ha rassegnato le dimissioni. D’Annunzio parla di «impegno infaticabile e di assoluta buona fede» e di un anno di lavoro proficuo con risultati importanti: «Invece sono stato raggiunto da accuse infamanti, non riesco a sopportare oltre la permanenza nell’incarico». Per tamponare l’emergenza, il Cda è convocato alle 16 di oggi, sarà presente il sindaco Lillo Cordoma. Intanto, D’Annunzio incassa la solidarietà del gruppo Ds in Provincia, che ha respinto le sue dimissioni da capogruppo.

Perquisito il direttore. Si dice sconcertato il direttore, legale rappresentante del consorzio, Marco Santedicola, che ha assunto l’incarico nel luglio 2006, svegliato dai carabinieri all’alba di due giorni fa. «Con la nuova gestione non ci sono state assunzioni, se non una persona in segreteria dopo una selezione pubblica già fatta dall’amministrazione precedente. Né è stato affidato alcun appalto, a esclusione di un affidamento di lavori su ordinanza del commissario straordinario, per cui sono state attivate le procedure di somma urgenza nel rispetto del codice degli appalti». Si tratta della realizzazione di una vasca di ossidazione da 200 mila euro affidata all’impresa di Romano Cocciante, anch’egli indagato. L’intervento, spiega Santedicola, «era indispensabile per garantire la balneabilità, visto che il parametro dell’ammoniaca era alto».

Verifiche sulla cooperativa. Perquisita anche la sede della cooperativa «Saline» di Montesilvano, a cui, circa cinque mesi fa, era stato affidato il servizio di pulizia della sede del consorzio. «La persona che se ne occupava ha fatto vertenza all’ente» spiega D’Annunzio, «quindi, con trattativa privata, abbiamo ripreso allo stesso costo e alle stesse condizioni di due anni fa la coop. È stata una necessità».