Appalto palazzo Asl a Pescara, caccia alle telefonate sospette
Indagini sul manager D’Amario e l’imprenditore Cetrullo per il palazzo pagato 2,8 milioni. Il pm chiama a testimoniare Gabriella Ferri che presentò l’offerta in ritardo
PESCARA. Due concorrenti per il bando della Asl: un’offerta va in porto e la seconda viene scartata perché arrivata con 21 minuti di ritardo. E’ in questo passaggio che si sta muovendo l’inchiesta del pm Anna Rita Mantini per capire se la compravendita tra l’imprenditore Ermanio Cetrullo e la Asl guidata del manager Claudio D’Amario, ambedue indagati per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, sia stata lineare oppure se presenti qualche anomalia. Ed è per questo motivo che il pm ha voluto acquisire la testimonianza di Gabriella Ferri, l’imprenditore che ha partecipato al bando della Asl, sia a quello del 16 maggio 2014 che a quello successivo del 21 luglio 2014 da cui è stato escluso.
E’ nel 2014, infatti, che la Asl indice una gara per cercare un immobile dove trasferire gli uffici con lo scopo di abbattere i costi e, tra i requisiti richiesti, inserisce la vicinanza alla Asl. Alla prima gara rispondono Ferri e la società Casa e Bottega Srl ma, come spiegò la Asl, entrambe erano state escluse perché «non rispondenti ai requisiti». Trascorrono due mesi e la Asl riprova con un secondo bando a cui, il 21 luglio 2014, rispondono sempre in due: Gabriella Ferri con il suo immobile in via Rigopiano, la struttura dell’ex Conad che si trova proprio davanti all’immobile sempre in via Rigopiano proposto dall’imprenditore Cetrullo con la sua società Pmc. Eppure accade qualcosa, che probabilmente Ferri avrà spiegato al pm, perché l’offerta dell’imprenditrice arriva con 21 minuti di ritardo e, quindi, viene scartata. Così, ieri, Ferri è stata chiamata in procura in veste di testimone per rispondere alle domande del pm e per spiegare se dietro la sua esclusione e, complessivamente dietro al bando, abbia notato o no anomalie.
Da un lato le indagini proseguono, quindi, con la versione del concorrente escluso dal bando e dall’altro la Squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana sta passando al setaccio i tabulati dei telefonini e i computer sequestrati a D’Amario e a Cetrullo.
Al vaglio degli investigatori c’è poi anche il materiale portato via nella sede della Asl anche agli altri due indagati sempre per il reato di turbata libertà del contraente: il dirigente tecnico dell'ufficio Gestione del patrimonio della Asl Vincenzo Lo Mele e il responsabile unico del procedimento Luigi Lauriola.
Al centro dell’inchiesta c’è il palazzo comprato dalla Asl per la cifra di 2,8 milioni di euro dall’imprenditore Cetrullo, titolare della società Pmc e nipote del parlamentare del Psdi Aldo Cetrullo. L’imprenditore ha comprato la struttura in disuso di quattro piani nel 2012 al prezzo di 900 mila euro e, quindi, due anni dopo la Asl la ricompra al triplo del prezzo: 2.8 milioni di euro.
Come mai un prezzo così oscillante? Sarà l’inchiesta ad aggiungere qualcosa in più su quella plusvalenza giustificata, sia da una parte che dall’altra, attraverso due perizie. Da un lato la perizia del 2012 di un architetto e certificata dal tribunale che aveva valutato 900 mila euro il palazzo di 4 mila metri perché è «in abbandono e palese stato di fatiscenza» tanto che Cetrullo che lo stava comprando proprio in quel momento pensava di «demolirlo e ricostruirlo». Quindi, la perizia dell’Agenzia delle entrate del 2014 che aveva detto che lo stesso immobile valeva più di tre milioni di euro in base a un «probabile valore di mercato».
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