Aracu si dimette, tutto il potere a Pescante

«Con la mia decisione decade il comitato e si sveltiscono le procedure»

 PESCARA. Gli mancavano 40 giorni per veder finalmente coronati anni di impegno. E di polemiche, di sospetti, di diatribe politiche, di scontri. A 40 giorni dal via dei Giochi del Mediterraneo, Sabatino Aracu, presidente del comitato organizzatore di Pescara 2009 annuncia le dimissioni. Le presenterà ufficialente lunedì al comitato di sorveglianza che si riunirà a Palazzo Chigi, «per togliere», ha dichiarato all’Ansa ieri mattina, «quello che è diventato un tappo burocratico per l’organizzazione», cioè il consiglio di amministrazione di Pescara 2009 da lui presieduto.

 Un organismo pletorico di 72 componenti, che non riesce più a riunirsi validamente dal febbraio dell’anno scorso: dopo quella data, infatti, non è mai stato raggiunto il numero legale e di conseguenza il consiglio di amministrazione non ha mai approvato i bilanci del 2007 e del 2008. In pratica l’organizzazione dei Giochi del Mediterraneo è andata avanti finora in un quadro di illegittimità formale, ma con le dimissioni del presidente, il consiglio di amministrazione decade e - tramite un’opportuna modifica dello statuto - i suoi poteri potranno essere assunti dal commissario straordinario Mario Pescante.

 Ecco il «tappo» di cui parla Aracu («questo meccanismo ci ha immobilizzati») ed ecco il motivo (almeno quello dichiarato) del suo clamoroso passo indietro. «La mia decisione», ha spiegato Aracu, «consentirà di eliminare il comitato, che con il suo statuto complesso non permette al commissario straordinario Pescante di potere sveltire tutte le procedure. Un uomo della sua esperienza sa come fare per concludere al meglio un lavoro appassionato che mi ha visto protagonista fin dalla candidatura di Pescara».

 Dimissioni, dunque, ma si tratta di una decisione spontanea o sono state richieste da qualcuno? Il dubbio può sorgere, anche perché Aracu - che pure ha polemizzato a lungo sull’inefficienza del consiglio di amministrazione - non aveva mai ventilato una simile ipotesi per sbloccare l’organizzazione dei Giochi dall’impasse in cui si trovava. E poi, visto che questo era forse l’unico grimaldello per «far saltare il tappo», perchè aspettare tanto, quando avrebbe potuto farlo all’indomani della nomina di Pescante a commissario straordinario, avvenuta nel dicembre 2008?

 Domande forse destinate a restare senza risposta. Di sicuro c’è il fatto che Aracu si dimette senza apparenti polemiche, anzi: «Mi basta avere portato all’Abruzzo una manifestazione di prestigio. Ora mi faccio da parte. Da uomo di sport non mi interessa una carica che diventa orpello. Dopo il tremendo sisma e le sue tragiche conseguenze, oggi più di ieri, il mio sogno è vedere il mio Abruzzo protagonista nel mondo per una manifestazione di pace, di sport e d’amore come i Giochi del Mediterraneo».

 Pace e amore sì, ma anche polemiche e scontri, come si diceva all’inizio. Il comitato organizzatore non ha mai avuto vita tranquilla, e forse sarebbe stato difficile aspettarsi il contrario. Dal dualismo con l’allora sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, alla mal sopportata convivenza con un comitato di supervisori presieduto da Giovanni Lolli, all’epoca sottosegretario del governo Prodi, che ne aveva ridimensionato il ruolo, senza considerare l’incompatibilità potica fra Aracu, deputato del centrodestra, e i suoi interlocutori di centrosinistrara. Un ruolo, quello di Aracu, ulteriormente ridimensionato dall’arrivo - peraltro da lui stesso sollecitato - del commissario Pescante, nominato dal governo Berlusconi. Non si poteva quindi immaginare una “vita tranquilla” per Aracu. Il quale si dimette, ma non abbandona il campo: «Resterò», assicura, «a disposizione del Governo e dei Giochi».