LORETO APRUTINO
Arrestati i due assassini del pasticciere
Fermati gli uomini che avrebbero sparato al 56enne originario di Loreto Aprutino per rapinarlo. Sequestrata una pistola
LORETO APRUTINO. Sono stati individuati dalle forze dell’ordine venezuelane i presunti autori dell’omicidio di Clemente Elias Nobilio Serrano, il 56enne originario di Loreto Aprutino ucciso a Maracaibo il 12 agosto. Gli hanno sparato a scopo di rapina colpendolo mortalmente al petto mentre si trovava nella sua attività, la pasticceria di famiglia “Donas Donas”, che sforna da decenni i famosi dolci americani. Erano le 5.30 del mattino, l’uomo era arrivato da poco e con lui c’erano due operai.
Dopo quell’episodio, che ha scosso i parenti abruzzesi di Nobilio, è arrivata la svolta tanto attesa. Il Corpo di ricerche scientifiche, penali e di criminalità (Cicpc) dello Stato di Zulia ha intercettato e bloccato due criminali il 18 agosto: sono stati fermati su una Hyundai Accent di colore grigio.
Quella sarebbe la stessa macchina – si legge sulla stampa venezuelana (Panorama.com.ve) – che è stata usata dai criminali che hanno ucciso il pasticciere.
I due uomini si chiamano Jhony Vega e Nerio Barboza, la cui immagine è stata diffusa dai media dopo la loro cattura. Nelle mani degli investigatori, che hanno informato la Procura dopo aver fermato la coppia, è finito anche un revolver, sequestrato dagli investigatori. Potrebbe essere proprio quella l’arma usata per sparare a Nobilio, e su questo sono stati avviati degli accertamenti.
Pur non avendo mai vissuto in Italia, Nobilio aveva un legame forte con questa terra. Ai suoi parenti di Montesilvano che lo ospitavano durante le vacanze in Italia, diceva di essere «per metà italiano, o meglio loretese», come ha raccontato al Centro la cugina del 56enne, Manuela Mazzocchetti, dopo l’omicidio. Era un uomo «allegro e vitale» che raccontava di una vita «blindata» in Venezuela, la terra scelta dal padre Ermanno (morto da poco), che aveva lasciato Loreto Aprutino da giovane. Era stato lui, Ermanno, a fondare l’attività “Donas Donas”, ereditata da Clemente. E questa impresa era già finita nel mirino della malavita: in passato Nobilio aveva subito una aggressione ed era rimasto ferito ad una gamba. Ma non aveva mai pensato di lasciare il suo paese, dove era nato, si era spostato e aveva avuto tre figli. Quando veniva in Italia - l’ultima volta a marzo di quest’anno - i parenti di Montesilvano lo invitavano a lasciare il Venezuela, troppo pericoloso, come raccontava lui stesso. Ma era convinto che il suo posto fosse esattamente lì, e diceva alla zia, Rita Nobilio (sorella di suo padre), che non se ne sarebbe mai andato da Maracaibo.
La mattina in cui è stato ucciso non ha accolto la richiesta dei rapinatori di consegnare i suoi averi. E gli hanno sparato al petto. Inutile la corsa in ospedale, perché l’imprenditore non ce l’ha fatta ed è morto durante il trasporto.
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