Assunzioni pilotate all'Arta altri cinque concorsi sospetti
Sono 6 i casi al centro dell'inchiesta che ha portato all'arresto del direttore amministrativo dell'Arta Antonio Fernandez. Negli esposti anonimi sono stati previsti 12 vincitori
PESCARA. Gli investigatori della squadra mobile di Pescara la pensano così: o chi ha scritto i due esposti sui concorsi truccati all'Arta è un veggente capace di predire il futuro con una percentuale di errori pari a zero o conosce tutto ciò che accade negli uffici di viale Marconi 178, sede della direzione provinciale pescarese finita nell'ultima bufera giudiziaria su presunte assunzioni pilotate e favori negli appalti pubblici. O c'è una terza via e, al telefono, la rivela proprio il direttore amministrativo dell'Arta Antonio Fernandez, 56 anni, originario di Palermo e residente a Teramo, finito due giorni fa agli arresti domiciliari: «I precari, poi, sono stati sistemati con i concorsi, tutto sommato, creati per loro». Si allarga l'inchiesta sull'agenzia regionale dell'ambiente che controlla mare, fiumi e aria che respiriamo: non è più soltanto uno, ma sono sei i concorsi sospetti. Concorsi che, secondo gli esposti anonimi del 13 e 18 novembre 2010, sono stati pilotati. «Dalle intercettazioni», scrive il gip Gianluca Sarandrea, «emerge in modo evidente come Fernandez anche in passato avesse indetto concorsi al solo scopo di favorire soggetti determinati».
DODICI PERSONE. Sulle denunce ci sono 12 nomi e cognomi di persone che, poi, hanno vinto i concorsi banditi dall'Arta. Come previsto. «In particolare», scrive il giudice, le denunce evidenziano «che per il concorso indetto per un posto da collaboratore tecnico professionale statistico a tempo indeterminato sarebbe risultato vincitore V.D.G.; per quello relativo alla copertura di due posti da assistente tecnico perito chimico a tempo indeterminato sarebbero risultati vincitori A.R. e M.P.; per il concorso relativo alla copertura di un posto da collaboratore sanitario tecnico di laboratorio biomedico a tempo indeterminato sarebbe risultata vincitrice L.C.; per quello indetto per la copertura di tre posti da assistente tecnico programmatore a tempo indeterminato i vincitori sarebbero stati S.C., S.P. e A.S.; per il concorso indetto per la copertura di quattro posti da collaboratore tecnico professionale scienze ambientali sarebbero risultati vincitori S.C., M.R.P., K.M. e N.D.D.; e infine il posto da assistente tecnico perito elettrotecnico sarebbe stato riservato a Pietro Pellegrini (55 anni di Pescara, indagato, ndr)». Con le denunce in mano, la polizia ha «accertato che le previsioni indicate negli esposti anonimi, a eccezione di quella relativa al posto di assistente tecnico perito elettrotecnico ancora da realizzare, erano state pienamente confermate dagli esiti dei concorsi».
DUE VERSIONI. È da qui che è partita l'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini con il procuratore Nicola Trifuoggi e il pm Gennaro Varone: gli investigatori della Mobile, guidati da Pierfrancesco Muriana, hanno chiamato a testimoniare i dipendenti dell'Arta. Il 28 aprile dell'anno scorso sono stati sentiti in questura Marco Cacciagrano e Monica Ruscitti, entrambi funzionari dell'Arta ed entrambi non indagati. L'ordinanza del gip Santandrea racconta due versioni differenti fornite dai testimoni: «Mentre Cacciagrano descriveva una situazione improntata ad assoluta regolarità della gestione delle assunzioni di personale da parte dell'Arta», dice il gip, «non altrettanto emergeva dalle dichiarazioni della Ruscitti».
TESTIMONE CHIAVE. Ed è proprio Ruscitti la testimone chiave dell'accusa, spostata da Pescara a Chieti «per ritorsione» dopo le perquisizioni all'Arta e la notifica dei primi avvisi di garanzia: è stata lei a rivelare i meccanismi della selezione, a partire dal cambio nella commissione per inserire l'indagato Nicola Colonna, 46 anni, nato ad Atessa e residente a Pisa. «Monica ha fatto un casino», così si lamenta Fernandez, come riferito da Ruscitti, quando decide di cambiare i commissari. Una modifica strumentale, così dice l'accusa: «Il solo scopo» di Fernandez e della direttrice indagata Angela Del Vecchio, 64 anni di Pescara, è affidare a Colonna «la posizione del candidato e favorirne la nomina». Pellegrini è uno dei precari storici dell'Arta.
TRACCIA SCOPERTA. Di qui, per l'accusa, la presunta consegna a Pellegrini, prima del concorso, delle tracce delle prove d'esame: in una perquisizione a casa del tecnico, la polizia ha trovato «un foglio dattiloscritto con tre tracce». Scrive il gip: «Il testo è risultato identico per caratteri a quello allegato al verbale della prova scritta tanto da far ritenere che lo stesso sia stato copiato dal file originale e poi consegnato a Pellegrini».
DODICI PERSONE. Sulle denunce ci sono 12 nomi e cognomi di persone che, poi, hanno vinto i concorsi banditi dall'Arta. Come previsto. «In particolare», scrive il giudice, le denunce evidenziano «che per il concorso indetto per un posto da collaboratore tecnico professionale statistico a tempo indeterminato sarebbe risultato vincitore V.D.G.; per quello relativo alla copertura di due posti da assistente tecnico perito chimico a tempo indeterminato sarebbero risultati vincitori A.R. e M.P.; per il concorso relativo alla copertura di un posto da collaboratore sanitario tecnico di laboratorio biomedico a tempo indeterminato sarebbe risultata vincitrice L.C.; per quello indetto per la copertura di tre posti da assistente tecnico programmatore a tempo indeterminato i vincitori sarebbero stati S.C., S.P. e A.S.; per il concorso indetto per la copertura di quattro posti da collaboratore tecnico professionale scienze ambientali sarebbero risultati vincitori S.C., M.R.P., K.M. e N.D.D.; e infine il posto da assistente tecnico perito elettrotecnico sarebbe stato riservato a Pietro Pellegrini (55 anni di Pescara, indagato, ndr)». Con le denunce in mano, la polizia ha «accertato che le previsioni indicate negli esposti anonimi, a eccezione di quella relativa al posto di assistente tecnico perito elettrotecnico ancora da realizzare, erano state pienamente confermate dagli esiti dei concorsi».
DUE VERSIONI. È da qui che è partita l'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini con il procuratore Nicola Trifuoggi e il pm Gennaro Varone: gli investigatori della Mobile, guidati da Pierfrancesco Muriana, hanno chiamato a testimoniare i dipendenti dell'Arta. Il 28 aprile dell'anno scorso sono stati sentiti in questura Marco Cacciagrano e Monica Ruscitti, entrambi funzionari dell'Arta ed entrambi non indagati. L'ordinanza del gip Santandrea racconta due versioni differenti fornite dai testimoni: «Mentre Cacciagrano descriveva una situazione improntata ad assoluta regolarità della gestione delle assunzioni di personale da parte dell'Arta», dice il gip, «non altrettanto emergeva dalle dichiarazioni della Ruscitti».
TESTIMONE CHIAVE. Ed è proprio Ruscitti la testimone chiave dell'accusa, spostata da Pescara a Chieti «per ritorsione» dopo le perquisizioni all'Arta e la notifica dei primi avvisi di garanzia: è stata lei a rivelare i meccanismi della selezione, a partire dal cambio nella commissione per inserire l'indagato Nicola Colonna, 46 anni, nato ad Atessa e residente a Pisa. «Monica ha fatto un casino», così si lamenta Fernandez, come riferito da Ruscitti, quando decide di cambiare i commissari. Una modifica strumentale, così dice l'accusa: «Il solo scopo» di Fernandez e della direttrice indagata Angela Del Vecchio, 64 anni di Pescara, è affidare a Colonna «la posizione del candidato e favorirne la nomina». Pellegrini è uno dei precari storici dell'Arta.
TRACCIA SCOPERTA. Di qui, per l'accusa, la presunta consegna a Pellegrini, prima del concorso, delle tracce delle prove d'esame: in una perquisizione a casa del tecnico, la polizia ha trovato «un foglio dattiloscritto con tre tracce». Scrive il gip: «Il testo è risultato identico per caratteri a quello allegato al verbale della prova scritta tanto da far ritenere che lo stesso sia stato copiato dal file originale e poi consegnato a Pellegrini».
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