D'Innocenzo: licenziata da Angelini perché scomoda

Depone l'ex dirigente di Villa Pini. Del Turco: non chiamai Fassino per far dimettere Paolini

PESCARA. «Sono stata licenziata perché mi ero espressa in maniera irriverente nei confronti della proprietà. Questo è stato il motivo ufficiale, ma la realtà è che ero diventata scomoda, non ubbidivo più». E' alla fine della deposizione che l'ex dirigente del gruppo Villa Pini Giovanna D'Innocenzo ha spiegato perché il suo rapporto di lavoro iniziato nel 1996 all'interno di varie società del gruppo di Angelini si è concluso nel 2008 con un licenziamento: «Il periodo del mio licenziamento è coinciso con i dati, con le ispezioni, con il momento in cui sono venuti a galla i problemi seri», ha detto in aula l'ex collaboratrice di fiducia di Angelini, l'ex dirigente dei centri di riabilitazione che aveva la delega ai rapporti con le istituzioni.

Il processo sanità, quello che nel 2008 ha spazzato la giunta dell'ex presidente Ottaviano Del Turco, è tornato ieri con 7 testimoni chiamati dall'accusa formata dal procuratore capo Nicola Trifuoggi e dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. La deposizione di D'Innocenzo, che all'inizio dell'inchiesta era stata indagata e la cui posizione è stata archiviata, ha seguito quelle degli ex assessori regionali Mimmo Srour, Giovanni D'Amico, Tommaso Ginoble e Franco Caramanico - indagati e poi archiviati - sulla delibera 58 e la dichiarazione di Del Turco che è andato al banco per dire: «Torna ancora il solito scontro tra me ed Enrico Paolini. L'ex vice presidente della giunta regionale ha usato quello scontro nel processo ma io non ho mai telefonato al segretario dei Ds Piero Fassino per chiedere le sue dimissioni».

Due minuti per replicare a Paolini che, nelle precedente udienza, aveva raccontato che Del Turco aveva chiesto le sue dimissioni a Fassino a causa delle divergenze sulla sanità. Poi, per 2 ore è stato il turno di D'Innocenzo. «Nel 2003 è comparso all'improvviso Gianluca Zelli a cui da un giorno all'altro è stata affidata la direzione generale di Villa Pini e io sono stata demansionata. Dopo un alterco acceso con Zelli, incontrai Angelini e sua moglie Anna Maria Sollecito perché non ce la facevo più: dissi che mi sarei dimessa. In quel periodo Angelini aveva una posizione marginale nella clinica. Quando Zelli è andato via, il mio stipendio è stato aumentato a 13.500 euro: prendevo quanto Zelli anche se nell'organico non figuravo come direttore generale. Infine, sono stata licenziata».

Per due volte, nella testimonianza di D'Innocenzo è stato fatto il nome di Del Turco in occasione del blocco dei pagamenti e della richiesta del tavolo tecnico da parte dell'associazione che raccoglie le cliniche private, l'Aiop: un tavolo per conoscere i dati, i tagli dei posti letto, le prestazioni legittime e illegittime e su cui si era già soffermato il segretario dell'Aiop Giovanni Scurti. «Incontrai Angelo Bucciarelli e Scurti. Bucciarelli ci disse che il tavolo tecnico veniva fermato da Del Turco su sollecitazione di Angelini», ha detto il testimone confermando quanto raccontato da Scurti. Ancora, l'ex collaboratrice ha raccontato che nel periodo del blocco dei pagamenti anche Villa Pini partecipò alle proteste con le altre cliniche, precisando: «Angelini mi aveva detto di aderire alla protesta ma che non dovevamo indirizzare le lettere a Del Turco ma all'assessore Bernardo Mazzocca». Sfilata di ex assessori, infine, per ricordare che la delibera del 2008 «era fuori sacco, ovvero una delibera non all'ordine del giorno». Il processo sanità torna il 1º giungo.

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