IN SPIAGGIA
Da Pescara a Pineto, il mistero dei cefali morti
Gli ambientalisti: «Troppe reti in mare, colpa del bracconaggio»
MONTESILVANO. Decine e decine di cefali morti sulla spiaggia e scatta la preoccupazione. Da diversi giorni molti esemplari di questa particolare tipologia di pesce vengono trascinati dalle onde sulla battigia dove poi vengono mangiati dai gabbiani e dai corvi.
Un fenomeno da Pescara a Pineto (Torre di Cerrano) che ha allarmato anche e soprattutto gli esponenti di alcune associazioni ambientaliste del territorio, tra cui l’attivista Giuseppe Di Giampietro, che ha effettuato una segnalazione alle autorità competenti, e i volontari della Nuovo Saline Onlus, che invece hanno proceduto ad analisi specifiche.
«I primi rinvenimenti sono stati registrati nella zona a nord della foce del fiume Pescara, poi a sud e poi ancora al confine con Montesilvano e via via sempre più a nord, fino alla Torre di Cerrano a Pineto», evidenzia il responsabile dello staff tecnico Gianluca Milillo. «Dalle analisi necroscopiche effettuate in laboratorio non sono emerse particolari patologie, così come ci sentiamo di escludere che la morìa dei cefali sia dovuta a qualche sostanza inquinante perché parliamo di un pesce che può resistere in acque fortemente inquinate. Inoltre un contaminante ucciderebbe anche altre specie, che non si rinvengono spiaggiate, e poi gli uccelli non li mangerebbero».
Quale può essere, dunque, la causa di tale morìa?
I tecnici dell’associazione formulano due ipotesi: «Una, più naturale, può essere legata a un sovrappopolamento di cefali. E’ frequente nei pesci, infatti, sviluppare malattie specie specifiche che servono a limitare le colonie.
«La seconda, invece», prosegue Milillo, «a mio avviso più probabile, anche alla luce dei rinvenimenti a "macchia di leopardo" sul tratto di costa, è legata a all’attività di bracconaggio industriale. In questo periodo, infatti, si verifica un aumento di tale attività svolta con reti da posta all’interno della linea degli scogli perché specie pregiate come orate o mormore entrano nel sottocosta e vengono catturate, così come i cefali che, essendo però meno redditizi, vengono rigettati in mare». «Il nostro appello alla popolazione», conclude, «è di segnalare ogni avvistamento sospetto». (a.l.)
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