PESCARA

D’Attanasio, arrestato in Papua Nuova Guinea per spaccio internazionale: potrebbe tornare in Italia per le cure

10 Dicembre 2024

Il velista pescarese, condannato per traffico internazionale di cocaina, è malato e per questo potrebbe essergli concesso il ritorno in Italia. La Suprema Corte di Giustizia guineana si pronuncerà il prossimo 18 dicembre

PESCARA. Carlo D’Attanasio, il velista pescarese arrestato e condannato in Papua Nuova Guinea per traffico internazionale di cocaina, pootrebbe tornare in Italia. D’Attanasio, ricoverato nell’ospedale di Port Moresby, è malato e ha chiesto, non una volta soltanto, di essere curato in Italia: adesso si apre uno spiraglio.

Il giorno della decisione sarà il prossimo 18 dicembre quando la Suprema Corte di Giustizia della Papua Nuova Guinea, in composizione collegiale, deciderà sul trasferimento di D’Attanasio nel reparto sanitario del carcere di Rebibbia a Roma: in caso di accoglimento, il pescarese «sarà subito ricoverato in una struttura sanitaria specializzata», spiega l’avvocato difensore Mario Antinucci di Roma, «per essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico e successive cure della neoplasia giunta ormai all’ultimo stadio».

Nei mesi scorsi, D’Attanasio era stato condannato a una pena di 19 anni di carcere per narcotraffico internazionale e riciclaggio di denaro: al centro della sentenza un presunto traffico da 611 chili di cocaina. Un’accusa che il velista ha sempre rigettato proclamandosi innocente. Adesso, la Suprema Corte di Giustizia ha ammesso il giudizio sulla misura straordinaria dell’immediato trasferimento in Italia per le cure: «Nel contraddittorio delle parti», spiega l’avvocato Antinucci, «la Suprema Corte dovrà accertare se, in applicazione dei principi della Carta costituzionale della Papua Nuova Guinea, l’attualità delle gravissime condizioni di salute del paziente, documentata attraverso una dettagliata relazione clinica della struttura sanitaria dove è ricoverato, possa integrare i presupposti legali della misura straordinaria per la tutela dei diritti fondamentali del cittadino europeo in termini di “rischio vita” ove non venisse immediatamente trasferito a Roma per le necessarie cure». L’avvocato rivela un dettaglio: «Nel delineato contesto, il noto imprenditore italiano attivo in estremo oriente Reginaldo Melis, oltre ad assicurare la massima collaborazione con il governo italiano per la difesa del connazionale D’Attanasio, non ha esitato a fornire la disponibilità per le cure mediche quotidiane del connazionale italiano ricorrente in appello per proclamare a gran voce la totale estraneità ai fatti contestati, ridotto in fin di vita da questa vicenda giudiziaria connotata da acclarati dubbi e fondate perplessità sul piano delle garanzie dei diritti fondamentali».