Don Ciotti: la mafia c’è e i giovani devono batterla
Il fondatore di Libera parla agli studenti durante il convegno sulla legalità «Il G8 qui non serviva: la sofferenza è stata trasformata in spettacolo»
L’AQUILA. Ha scosso le coscienze l’intervento di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, al convegno sulla legalità promosso dalla sua associazione e dai magistrati dell’Anm. Un intervento rivolto soprattutto ai ragazzi delle scuole superiori, protagonisti di due video «Terremutati» e «Il volto della giustizia», proiettati all’Auditorium del Parco del Castello, dove è stata allestita anche una mostra fotografica.
«L’avete gridato con le vostre parole, non basta commuoversi, ora bisogna muoversi», ha esordito il prete antimafia. «C’è bisogno di una nuova coscienza civile e di essere responsabili. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, non è opera di navigatori solitari, e se trovate qualcuno che ha capito tutto, salutatelo e cambiate subito strada. Dobbiamo sentire il bisogno di responsabilità, di parole vere e non disimpegnate come troppe ne abbiamo sentite in questi anni. È stata una sofferenza vera, profonda, aver visto arrivare all’Aquila il G8», ha tuonato don Ciotti tra gli applausi. «Non c’era bisogno di trasformare la sofferenza in spettacolo. È stata una sofferenza vera anche il funerale di Stato, il dolore lancinante di tanta gente e il cinismo di altri. Volevo dirlo per un atto di verità. Un atto d’amore verso questa terra che conosco e che ho sempre frequentato. Esercitare la memoria significa responsabilità e verità. La vera memoria è non uccidere una seconda volta le 309 vittime del terremoto».
Parole pesanti come macigni pronunciate da don Ciotti con la verve di sempre. «La legalità», ha sottolineato, «è il mezzo fondamentale per raggiungere l’obiettivo che si chiama giustizia e che si fonda sulla democrazia. Già prima del terremoto la mafia, che io chiamo peste, era già presente in questo territorio. Tanti i beni confiscati alle mafie in Abruzzo, 25 solo in provincia dell’Aquila. Sapete dove si trova Tagliacozzo? Fu proprio Libera a denunciare quella situazione. Così come quella dei cessi durante l’emergenza terremoto. Ma è chiaro che tutto ciò è stato possibile anche grazie alla collusione tra politica, imprenditori e professionisti. Ma non dobbiamo smettere di avere fiducia. La verità passeggia nelle vie delle nostre città. C’è tanta gente che sa, sapeva e deve scegliere responsabilmente da che parte stare». E infine la difesa della Costituzione, «il primo codice etico che ciascuno di noi deve seguire».
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