LA STORIA DELL'8 MARZO
Due sorelle allevano 250 pecore: "Lavoro da uomini? No, è la nostra passione"
A Caramanico Angela a Marina hanno riaperto il caseificio che era stato del nonno e del padre: "La fatica si sente, ma è la vita che vogliamo. Altro che unghie laccate"
Un lavoro da uomini? Macché. Per le sorelle Angela e Marina De Angelis, diplomate in Ragioneria, di 36 e 34 anni, le prime due di tre figlie, gestire un’azienda agricola non è una questione legata al sesso. È "una passione", e poi è scritto nel Dna della famiglia perché è lo stesso lavoro del nonno Domenico, poi del loro papà Antonio, che non c’è più, e della mamma, Diana. E questo solido legame invisibile con un’impresa che è fatta di animali, tradizioni e natura, non si spezzerà per adesso perché quando Angela va al pascolo porta con sé i figli. Le due giovani donne, con il supporto della terza sorella Monica, della madre, e del marito di Marina, Guido, portano avanti da tre anni un’azienda agricola a San Nicolao di Caramanico Terme. Allevano 250 pecore e gestiscono un caseificio con un punto vendita, facendo praticamente tutto da sole, "compresa la parte organizzativa e burocratica", spiega Angela raccontandosi.
Che lavoro è? Com’è la vostra giornata tipo?
Durante l’anno il lavoro cambia e comunque non cominciamo prestissimo, diciamo verso le 7. D’inverno, quando gli animali sono in stalla, ci sono i parti, le nascite degli agnelli ed è più impegnativo, bisogna sempre tenerci un occhio, oltre a pensare alla nutrizione. Invece in questo periodo ci occupiamo della mungitura, cominciamo ad uscire al pascolo (con l’aiuto di un operaio) e siamo al caseificio per produzione e vendita. È abbastanza lavorato: basti pensare allo sforzo per seguire gli animali, mungerli, curarli, dare loro da mangiare.
Non vi pesa rispetto a quello che potrebbe essere un lavoro meno impegnativo dal punto di vista fisico?
No, non ci pesa, anzi viviamo tutto in positivo perché lo facciamo per passione. Lo abbiamo deciso noi. L’impresa è stata del nonno, poi di nostro padre e poi è passato a mia madre, per una decina di anni. Ma lei ha chiuso e venduto tutto, aprendo una pizzeria a Caramanico. Siamo state noi a decidere di riaprire, a ricominciare da capo. E nel caseificio (con un punto vendita di carne e formaggi) cerchiamo di mantenere i sapori che ricordiamo della nostra infanzia, che sono quelli naturali, senza conservanti. Le nozioni sono quelle che ci sono state tramandate, compresi i metodi di produzione del formaggio.
Tutte cose tradizionalmente affidate agli uomini.
A volte anche noi ci sentiamo uomini (e sorride, ndr). Ma la verità è che a noi piace stare a contatto con la natura, siamo in un posto che è una favola. Io ho sempre sentito questa cosa dentro di me, ho sofferto quando l’azienda è stata venduta. So che la mia vita sarà questa, ho capito di aver imboccato la strada giusta.
Nessuna paura con le pecore?
No, con loro ho degli atteggiamenti spontanei. Per chi ci nasce è più semplice. Un po’ come il pastore abruzzese: se nasce nel gregge, ci sta bene.
Che commenti ricevete?
I clienti (anche gli uomini) sono sempre molto entusiasti. Chi ci viene a trovare, chi ci segue al pascolo (durante gli eventi che organizziamo proprio per aprire al pubblico) si appassiona. E vogliamo continuare su questa strada, portando con noi i bambini nell’ambito di un progetto di fattoria didattica (abbiamo frequentato un corso della Coldiretti, per questo).
Ce la fate a coniugare tutto?
Certo, anche più di prima, perché pur essendo un lavoro impegnativo siamo noi a gestirlo. Quindi niente stress, anzi sono spensierata. E i miei due bambini - uno di 11 anni e una di 8 - li porto con me. A loro piace e hanno deciso che faranno il mio lavoro. Anzi, stanno cercando di far cambiare lavoro anche a mio marito Simone, che è un autista.
Domani è la festa della donna. Qual è il rapporto tra il vostro lavoro e la femminilità?
Non mi è mai piaciuto andare in giro con lo smalto o le unghie finte, anche perché per fare questo lavoro non le puoi avere. Ciò che facciamo non incide affatto. Ci sentiamo bene così come siamo.
Come festeggerà l’8 marzo?
Non sono mai stata una di quelle che va al ristorante con le amiche. Resto in famiglia.
A proposito di donne, ha un ruolo importante all’interno della Coldiretti.
Sono responsabile provinciale del Movimento donne impresa Coldiretti. L’associazione è molto attenta all’imprenditoria femminile, organizza corsi per favorirla.
E perché, che differenza c’è rispetto a quella maschile?
Forse perché si pensa che le donne abbiano uno scatto in più rispetto agli uomini.
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