E ora parlatevi

28 Gennaio 2025

L’editoriale del nostro direttore sulla querelle che nelle ultime ore sta interessando i Premi Flaiano

PESCARA. Ieri, quinto giorno ufficiale della sanguinosa “guerra di Flaiano”. È stata una lunga giornata di botta e risposta, di fuoco e fiamme, di diplomazie e carte bollate di cui riportiamo (ne potete leggere in queste pagine) ogni virgola e ogni sospiro, e ovviamente tutto il coro di reazioni che la disputa suscita: non si tratta di una querelle tra comari, infatti, ma di un dibattito alto, anche se scomposto, su che ruolo e che status debba avere la più importante istituzione letteraria della città di Pescara. Ecco il bollettino dai campi di battaglia.

Il sindaco Masci ha attaccato di prima mattina, rivendicando la geolocalizzazione esclusiva del Premio alla sua città: “Non può uscire da Pescara”. E a stretto giro di posta la dottoressa Carla Tiboni, curatrice della kermesse, ha ribattuto: “I Premi Flaiano possono essere portati ovunque senza chiedere l’autorizzazione”. È una polemica che uno spettatore disinteressato al lieto fine potrebbe considerare addirittura sapida, e che in apparenza si maschera da disputa di budget (questo come è noto è stato il casus belli).

Lo scontro, invece, è il prodotto di una profonda e visibile disistima politica, e forse persino di una distanza umana, che in questo momento sembra accomunare i due protagonisti, alimentando la guerra. Giunti a questo punto sarebbe quasi scontato ricorrere ad una delle più note citazioni del genio letterario nel cui nome si combatte: “Deve esserci qualcuno che continua a spostare la soglia del ridicolo”. Ma trovandoci di fronte a due persone intelligenti è evidente che fino a questo punto – invece – non si deve arrivare: dopo aver dato sfogo alle legittime e rispettive rivendicazioni, due figure che rappresentano (anche se in modo diverso) la città si ricordano che non vivono di emozioni private e rappresentano entrambi una istituzione.

Sono certo che il sindaco Masci sia animato da un comprensibile spirito di campanile, ma che abbia altrettanto chiaro che questa querelle non si risolve come una disputa proprietaria. E sono sicuro che la dottoressa Tiboni ritenga il premio come una propria costola, ma sa che non bastano uno statuto e un notaio per sanare un problema di rapporti e ruoli. Per anni, da cronista politico, ho scritto e raccontato dispute su simboli gloriosi (il leggendario scudo crociato della Dc, la mitica falce e martello del Pci disegnata da Guttuso, il garofano del Psi), e da questo infinito almanacco di dispute ho tratto una lezione severa: quando la diatriba arriva ai minimi termini la grandezza delle storie per cui ci si batte finisce azzerata.

Confido molto nell’intelligenza e nella sagacia di Masci e della Tiboni: sanno che la loro disputa non può arrivare al grado zero. Perché a essere degradata, alla fine sarebbero la grandezza e il blasone di un premio. Se ieri dunque è stata la giornata delle esibizioni muscolari, quella di oggi deve essere la giornata della riflessione. È evidente che 20mila euro di contributo per un festival è una soglia bassa, da sagra di paese. E neanche può farsi scudo del meritorio aumento della dotazione fornita dalla Regione (ogni istituzione decide per sè, anche se della stessa maggioranza politica).

Allo stesso tempo la dottoressa Tiboni ha buoni motivi per sotterrare la sua ascia di guerra: ormai tutti hanno capito che le dotazioni complessive devono essere più alte, se questa esigenza venisse (non importa come) riconosciuta città e regione le sarebbero grate, in primo luogo il pubblico che in questi lunghi anni è cresciuto con il premio, e oggi ha il diritto di continuare a farlo. L’orgoglio personale di fronte a tutto questo deve scomparire.

Ecco perché serve che adesso i due protagonisti si parlino. Tra persone perbene ci si capisce anche quando non si ama, la grazia di Stato è un dovere: forse bastano un incontro e un caffè, con lo spirito giusto. Ecco perché ho una sola richiesta a sindaco e curatrice, sapendo che accomunerebbe tutta la regione: “Parlatevi”. Se poi serve un “campo neutro”, per consumare la riconciliazione, qui al Centro abbiamo ottime macchinette del caffè. Mandateci un messaggino con una disponibilità, siamo pronti a celebrare una rinnovata intesa: “Coraggio – direbbe il Maestro – il meglio è passato”.

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