«Ecoemme da sciogliere» Di Mattia va in tribunale

23 Giugno 2012

La società dei rifiuti finita sotto inchiesta, ieri il primo cda con il sindaco Idv Slitta la nomina del nuovo presidente: Mancioppi resta al comando

MONTESILVANO. Ieri, al suo primo cda dell’Ecoemme, il sindaco Idv Attilio Di Mattia si è presentato con una domanda: ma siete proprio sicuri, così ha chiesto il sindaco all’amministratore delegato della società Carlo Cappelluti e a un rappresentante della Deco spa dei fratelli Di Zio, che l’Ecoemme non debba essere «sciolta»? Una domanda – basata su 2 sentenze, una del Tar di Pescara e l’altra del Consiglio di Stato – che ha gelato il cda. Di Mattia, quindi, ha fatto il suo annuncio: porterà il caso dell’Ecoemme davanti al tribunale e sarà un altro giudice a dire se l’Ecoemme è cessata il 31 dicembre 2006, come sostiene anche la procura di Pescara oltre ai 2 gradi della giustizia amministrativa, o è ancora operativa. La domanda del sindaco ha fatto passare in secondo piano le nomine del nuovo presidente, che avrebbe dovuto prendere il posto di Franco Mancioppi, e del cda: tutto rinviato.

Il quesito di Di Mattia non nasce dal niente: l’ex sindaco Pasquale Cordoma è finito sotto inchiesta proprio per il caso rifiuti: l’altro ieri l’udienza preliminare è saltata per l’assenza dell’avvocato Giuliano Milia che si è avvalso del legittimo impedimento per un infortunio. Sotto la lente della procura, le proroghe concesse all’Ecoemme, società composta da Comune, Deco e Comunità montana Vestina. Così Di Mattia ha citato le 2 sentenze: l’ultima, del massimo organo giurisdizionale, ha stabilito che l’Ecoemme è nata in «trasgressione dei fondamentali principi comunitari di trasparenza», stesso assioma della procura, limitando l’accesso a 3 ditte, compresa la Deco, e, per questo, risulta cessata dal 2006. Le conseguenze sono 2: la gara d’appalto del Comune per i rifiuti - già assegnata all’Ecologica Sangro, un’altra società legata ai Di Zio - è valida; l’Ecoemme, già soccombente al Tar di Pescara, dovrà sborsare 10 mila euro perché condannata al pagamento delle spese legali. Per il Consiglio di Stato, la società dei rifiuti è nata senza gara d’appalto: «Il difetto di pubblicità», scrivono i giudici, «che connota tale modus agendi e la previsione di restrizioni discriminatorie si traducono nella trasgressione dei fondamentali principi comunitari di trasparenza, non discriminazione, mutuo riconoscimento e parità di trattamento, principi che devono informare anche lo svolgimento di procedure competitive non assoggettate a vincoli legislativi puntuali». È in forza di questo passaggio che, per il Consiglio di Stato, l’Ecoemme è decaduta e non può restare in vita fino al 2024, come hanno sostenuto nei ricorsi Ecoemme e Deco. ©RIPRODUZIONE RISERVATA