Giubileo 2025: aperte le porte dell’Anno Santo a San Cetteo
Le porte dell’anno giubilare si sono spalancate anche a Pescara, ieri 29 dicembre, con la celebrazione officiata da Monsignor Tommaso Valentinetti nella gremita cattedrale di San Cetteo
PESCARA. Le porte dell’Anno Santo si sono spalancate anche a Pescara, ieri 29 dicembre, con la celebrazione officiata da Monsignor Tommaso Valentinetti nella gremita cattedrale di San Cetteo. Inizia così un percorso spirituale senza porte sante ma che, comprendendo anche il Santuario del beato Nunzio di Pescosansonesco e la Chiesa della Divina Misericordia di Pescara, consente di ottenere l’indulgenza. Nel solco tracciato da Papa Francesco con la bolla “Spes non confundit”, che chiama alla memoria l’Epistola ai Romani di Paolo di Tarso, c’è il tema della speranza al centro delle riflessioni di questo Giubileo, che nel giorno dell’apertura della terza Porta Santa in San Giovanni Laterano, celebra la Famiglia del profeta attraverso tre letture che ne scandiscono alcune tappe fondamentali: dopo il Libro di Samuele sulle origini della famiglia, la celebrazione è proseguita con la lettera di San Giovanni (3, 18-24) e il Vangelo di San Luca sull’insegnamento nel Tempio, quando Gesù, bambino, è disperso. Così Monsignor Valentinetti all’inizio dell’omelia: “Abbiamo vissuto e forse come Chiesa viviamo ancora un tempo di sterilità, come presenza convinta nei sacramenti e come partecipazione fruttuosa all’eucarestia; stiamo vivendo una sterilità, ma lungi dall’averne paura, noi siamo sicuri che dall’utero della Chiesa nascerà un abbondanza di prole, di figli e di figlie”, proseguendo con un invito a cercare Gesù “più seriamente” nelle nostre vite, perché “questo è il suo comandamento, ossia che crediamo nel nome del suo figlio Gesù Cristo e ci amiamo gli uni agli altri.” Sotto il cielo ligneo della cattedrale, la celebrazione si è svolta davanti a centinaia di fedeli che hanno riempito, sin dai primi minuti, le tre navate di San Cetteo, raccogliendo anche l’interesse di un nutrito numero di giovani e la commozione di tanti uomini e donne che hanno accolto con dignità l’invito a una preghiera di speranza, mentre dalla cantoria in controfacciata riecheggiavano l’armonia del coro e le note dell’organo. “Dobbiamo impegnarci a vivere dei sogni che ci fanno missionari, solidali, capaci di vivere la sinodalità, di instaurare relazioni di comunione sempre più profonde, tutti insieme, in un ascolto reciproco.; così possiamo superare la sterilità che sentiamo pesante sulle nostre spalle”, ha concluso Monsignor Valentinetti nell’omelia che ha succeduto le letture: speranza e comunione, in un senso profondamente ecumenico; due valori da sempre al centro della cristianità, oggi quanto mai cruciali in un mondo necessariamente diverso da quello che il precedente Anno Santo aveva lasciato. Nessun Giubileo, del resto, può sottrarsi a un confronto con le criticità del suo tempo: quello del 1975, indetto da Paolo VI, rispose con i temi della riconciliazione fraterna all’epoca delle contestazioni; il Giubileo del 2000 introdusse, attraverso Papa Giovanni II, la Chiesa nei nuovi orizzonti del terzo millennio; quello del 2025 sarà l’Anno Santo che guarderà ai conflitti che in tutto il mondo minacciano la stabilità non soltanto economica, ma delle relazioni sociali e del consorzio umano, e ai quali la Chiesa, oggi, risponde con un invito: vivere i comandamenti.