Gli sfrattati di Zanni: dateci le case vuote

Alcuni residenti abusivi di piazza IV Novembre e via Tripoti sono stati cacciati, altri hanno la proroga fino a ottobre

PESCARA. Gli abusivi delle case popolari di Zanni escono allo scoperto e alzano forte il grido di disperazione contro la decisione di Comune e Ater di eseguire gli sfratti senza valutare le singole situazioni e senza sentire alcuna ragione. Nella maggior parte dei casi si tratta di situazioni limite, si va da alcune ragazze madre senza occupazione a pensionati che vivono con la pensione minima, passando da pregiudicati che non vorrebbero che gli errori del passato pesassero sulla situazione attuale. Il denominatore comune per tutti è l’atto precettivo che intima lo sfratto e la denuncia da parte dell’Ater per occupazione abusiva di alloggio popolare. Una prima ondata di sfratti è stata già eseguita il 25 luglio scorso, per altri è stata concessa una proroga, senza appelli ulteriori, fino al 15 ottobre. Da quel momento in poi questi residenti dovranno cercare una nuova sistemazione, ma per molti il rischio di finire in strada è molto alto. Tra questi qualcuno è definito abusivo per aver occupato fisicamente uno degli alloggi liberi tra piazza IV Novembre e via Tripoti, altri sono senza titolo per problemi di morosità nel pagamento del canone mensile. I debiti variano dai 5 mila ai 30 mila euro. Da parte degli abusivi c’è stata l’apertura verso l’Ater nel cercare di dilazionare i debiti pregressi, oltre alle domande di sanatoria inoltrate all’ente per cercare di dimostrare la sussistenza dei requisiti per vedersi assegnato l’alloggio. Ma da parte dell’Ater, a detta dei residenti, non c’è stata alcuna apertura.

«Ho fatto la domanda per l’assegnazione di un alloggio otto anni fa, nel 2004», racconta Anna Pagliaro, disoccupata con due figli a carico, «e sono stata inserita in graduatoria ma non mi è mai stata assegnata una casa. Poi due anni fa, esasperata dall’attesa, ho trovato un’appartamento aperto e sono entrata. Per due, tre mesi ho anche pagato i bollettini del canone da 93 euro. Dopo un po’ mi hanno inviato le lettere per intimarmi che dovevo andare via. Fino all’esecuzione dello sfratto di mercoledì scorso». La Pagliaro adesso vive con i due figli nella casa popolare della madre di soli 40 metri quadrati: «Io chiedo solo che mi venga data una casa nella quale vivere con i miei figli, visto che sono in graduatoria».

Non è stata cacciata dall’alloggio, perché lo sfratto è stato rinviato al 15 ottobre, Letizia Scavongelli, che vive in ottanta metri quadrati in via Tripoti con la sorella, quattro figli e una nipote di due anni: «Ho chiesto più volte appuntamento al sindaco, che alla fine mi ha dirottata dall’assessore Cerolini», spiega, «il quale è stato molto disponibile e ha preso in carico il mio caso, ma quello che voglio sapere è per quale motivo l’Ater non ha preso in considerazione nessuna delle mie domande di sanatoria, con le quali davo anche la disponibilità a ridare i 5 mila euro di debito nei confronti dell’ente. Inoltre vorrei capire», prosegue, «quali siano i requisiti per accedere alla sanatoria e ottenere l’assegnazione». La Scavongelli, insieme agli altri abusivi, segnala anche la presenza di almeno cinque, sei alloggi liberi da diversi tempo che non sono stati riassegnati: «Non capisco perché si stiano accanendo con gli sfratti quando ci sono appartamenti vuoti».

Vive dal 1975 in un alloggio Ater di piazza IV Novembre Paolo Spadaro, pensionato con un assegno di 500 euro, che a causa della morosità (ha un debito verso l’Ater di circa 30 mila euro, ndr) venne sfrattato alla fine dello scorso anno, salvo poi rientrare abusivamente. Vive ora senza finestre e con una porta di fortuna: «Voglio sapere che fine faremo a ottobre. Che dobbiamo fare la guerra o dare fuoco a tutto?», minaccia.

Con la spada di Damocle dello sfratto a ottobre vive anche Basilea Pellegrini, una pensionata non vedente di 75 anni. «Due anni fa », riferisce la nipote Maria Pellegrini, «ero andata all’Ater con i soldi contanti per estinguere il debito e ottenere l’assegnazione, ma mi hanno risposto che mia zia verrà cacciata e lasciata per strada».

Fa un appello al sindaco Mascia A.P., un pregiudicato che da cinquantuno anni vive a Zanni: «Visto che vuole applicare la legge e mandare fuori dagli alloggi i pregiudicati, voglio sapere che fine dovrò fare e chiedo che la mia famiglia possa rimanere qui, che mandino via solo me».

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