«I camionisti offrivano i soldi»
I sei poliziotti arrestati si difendono davanti al pm.
PESCARA. Una difesa collettiva, comune cioè ai 6 indagati, per smontare la tesi dell’accusa: non erano loro a chiedere soldi ai camionisti, ma erano questi ultimi a offrire denaro per evitare le multe. E’ la tesi sostenuta dagli agenti della polizia stradale della sottosezione Pescara nord che si trovano agli arresti domiciliari. Sono accusati di avere costretto decine di autotrasportatori stranieri a consegnare loro somme tra i 20 e i 200 euro in cambio dell’annullamento delle multe. I poliziotti che davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia erano rimasti in silenzio, hanno parlato ieri davanti al sostituto procuratore Giuseppe Bellelli, titolare dell’inchiesta, nel tentativo di demolire la contestazione più grave, la concussione, le tangenti insomma, per fare spazio all’ipotesi meno grave di corruzione. Una differenza tutt’altro che trascurabile, considerando che il primo reato prevede una pena, in caso di condanna, tra i 4 e i 12 anni di reclusione, mentre la corruzione prevede dai 2 ai 5 anni.
Camionisti sconosciuti gli uni agli altri, provenienti dalle parti più disparate dell’Europa (chi dalla Francia, chi dalla Turchia, chi dalla Spagna, chi dalla Polonia o da altri Paesi dell’Est), avrebbero offerto soldi ai poliziotti dopo essere stati “pizzicati” in violazione del codice della strada lungo la direttrice San Benedetto del Tronto-Ortona dell’A14. Questa dunque la tesi degli agenti, che puntano a picconare anche l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla concussione, appunto, e al rifiuto di atti d’ufficio. Ma resta grave la posizione dei sei agenti, arrestati dalla squadra mobile diretta da Nicola Zupo dopo un’indagine durata tre mesi, innescata dalla denuncia di un camionista francese e supportata da un mese di intercettazioni sulle due macchine di servizio utilizzate dai sei sospettati. Gli arrestati sono Mario Plevani, 46 anni, di Pineto, considerato dalla procura il capo dell’organizzazione; Cristian Micaletti (37), residente a Francavilla al Mare, assistente; Marco Di Lorenzo (39), assistente capo e consigliere comunale di opposizione a Moscufo; Carlo Voza (39), assistente capo, di Città Sant’Angelo; Gaetano Margiotta (40), assistente capo, residente a Pescara; e Francesco Marulli (43), di Chieti, assistente.
Gli avvocati della difesa presenteranno al gip le istanze di revoca o sostituzione della misura cautelare. Per la procura, gli agenti si facevano consegnare i soldi dai camionisti. In cambio, secondo l’accusa, rinunciavano a multarli per violazioni stradali spesso inesistenti. I sei, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte di «una banda di taglieggiatori in uniforme», con l’aggravante della «scorreria in armi»: anche se si tratta di pistole legittimamente detenute per ragioni di servizio, mai usate per commettere i presunti illeciti, secondo il gip avrebbero reso «ancora più pericoloso il sodalizio criminale», rafforzando «la capacità intimidatrice sulle vittime».
Camionisti sconosciuti gli uni agli altri, provenienti dalle parti più disparate dell’Europa (chi dalla Francia, chi dalla Turchia, chi dalla Spagna, chi dalla Polonia o da altri Paesi dell’Est), avrebbero offerto soldi ai poliziotti dopo essere stati “pizzicati” in violazione del codice della strada lungo la direttrice San Benedetto del Tronto-Ortona dell’A14. Questa dunque la tesi degli agenti, che puntano a picconare anche l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla concussione, appunto, e al rifiuto di atti d’ufficio. Ma resta grave la posizione dei sei agenti, arrestati dalla squadra mobile diretta da Nicola Zupo dopo un’indagine durata tre mesi, innescata dalla denuncia di un camionista francese e supportata da un mese di intercettazioni sulle due macchine di servizio utilizzate dai sei sospettati. Gli arrestati sono Mario Plevani, 46 anni, di Pineto, considerato dalla procura il capo dell’organizzazione; Cristian Micaletti (37), residente a Francavilla al Mare, assistente; Marco Di Lorenzo (39), assistente capo e consigliere comunale di opposizione a Moscufo; Carlo Voza (39), assistente capo, di Città Sant’Angelo; Gaetano Margiotta (40), assistente capo, residente a Pescara; e Francesco Marulli (43), di Chieti, assistente.
Gli avvocati della difesa presenteranno al gip le istanze di revoca o sostituzione della misura cautelare. Per la procura, gli agenti si facevano consegnare i soldi dai camionisti. In cambio, secondo l’accusa, rinunciavano a multarli per violazioni stradali spesso inesistenti. I sei, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte di «una banda di taglieggiatori in uniforme», con l’aggravante della «scorreria in armi»: anche se si tratta di pistole legittimamente detenute per ragioni di servizio, mai usate per commettere i presunti illeciti, secondo il gip avrebbero reso «ancora più pericoloso il sodalizio criminale», rafforzando «la capacità intimidatrice sulle vittime».