I percorsi fantasma usati dagli incivili
Mai aperto il parco di Fosso Grande costato 500 mila euro, già abbandonato il nuovo tracciato donato alla città dalla Fater
PESCARA. Pescara è amica o nemica dei ciclisti? La città conta tra 25 e 30 chilometri di piste ciclabili ma, in questa rete, sono compresi anche i percorsi fantasma, come Fosso Grande, o abbandonati al degrado, come il tracciato del lungofiume donato dalla Fater. A Fosso Grande, 17 anni fa, sono stati spesi quasi 500 mila euro di soldi pubblici per costruire un parco con pista ciclabile di un chilometro che è rimasto sempre chiuso e oggi è sommerso dalla vegetazione selvaggia che cresce lungo il torrente. Tra il lungofiume e via Raiale, la pista ciclabile regalata dalla Fater ha l’asfalto ancora immacolato ma è già nel degrado: la foto pubblicata qui a destra, con una siringa infilzata tra i rovi, basta a descrivere lo stato di abbandono di un’opera maledetta, quasi troppo bella per essere vissuta.
La domanda se Pescara sia amica o nemica dei ciclisti può avere una risposta con i numeri elencati dall’associazione Pescarabici che, guidata da Giancarlo Odoardi, uno che ogni anno percorre 4 mila chilometri in sella, si batte per una mobilità sostenibile: «Pescara ha circa 25 chilometri di piste ciclabili che, diviso 120 mila abitanti, fanno appena 20 centimetri a testa», dice Odoardi, «se volessimo avere un metro di piste ciclabili a testa, come a Schio in provincia di Vicenza con 40chilometri di percorsi protetti, Pescara dovrebbe avere 120 chilometri di piste ciclabili». Un numero quasi impossibile perché, in media, servono 100 euro per realizzare un metro di piste ciclabili e, così, 10 milioni per farne 100 chilometri. «Ma più spazi ciclabili ci sono e meno parcheggi per auto sono necessari», dice Odoardi. Che affida alla riflessione altri numeri: «Pescara ha circa 280 chilometri di strade. Se mettessimo tutte le macchine parcheggiate su un lato soltanto di queste strade, 56 mila auto, in un unico posto occuperebbero 56 ettari, cioè 80 campi di calcio o 7 volte l’area di risulta della stazione. Cambiamo punto di vista: secondo una stima al ribasso, la metà degli abitanti di Pescara ha una macchina e, quindi, fanno 60 mila auto. Non tutti hanno i garage e lasciano fuori l’auto con lo stesso risultato di prima in termini di spazio. Attenzione», dice Odoardi, «tutte queste macchine stanno ferme e occupano spazio. E i parcheggi per il mare sulla Strada parco fanno aumentare di un ettaro lo spazio destinato alle auto ferme».
Se la risposta alla domanda Pescara amica o nemica dei ciclisti non fosse ancora chiara, Odoardi dice: «Attenzione alla larghezza delle piste ciclabili, specie quelle di svago, rispetto a quelle di trasferimento. Devono avere la dimensione adatta a spostarsi affiancati, come nella strada parco. Attenzione, poi, alla larghezza delle strade: ce ne sono tante in cui si parcheggia regolarmente da abusivi in seconda fila. I ciclisti devono riprendersi la seconda fila nel senso che quella fila di macchine, che testimonia la disponibilità di spazio, deve diventare pista o spazio ciclabile. In tanti casi, non c’è bisogno di fare nuovi tracciati ma semplicemente di cambiare la funzione d’uso di alcune parti delle strade. Come, per esempio, in via Ferrari, via Paolini e via Italica. (p.l.)
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