«Il sedativo conferma la premeditazione»

31 Maggio 2018

Francesco Angrilli, zio della piccola Ludovica: almeno la consolazione che non abbia capito che cosa le stesse succedendo

PESCARA. «Ludovica probabilmente non ha capito quello che le stava succedendo, e questo rispetto alla tragedia può essere una piccola consolazione. Consolazione per modo di dire».
Il dottor Francesco Angrilli, fratello di Marina e zio della piccola Ludovica, entrambe uccise dal marito e padre Fausto Filippone, commenta così il responso del medico legale Cristian D’Ovidio per il quale la bambina è stata sedata dal padre prima che lui la gettasse giù dal viadotto Alento. Una circostanza che sia i familiari di parte materna che quelli di parte paterna avevano ipotizzato e sperato dall’inizio conoscendo vitalità, acume e agilità della bambina di dieci anni, e che adesso fa dire allo zio materno: «La sedazione della bambina allevia il dolore su quello che può essere stato il dramma dei suoi ultimi momenti di vita, ma conferma anche la premeditazione. Al di là dei dati ufficiali che tutti attendono», sottolinea Francesco Angrilli, «è chiaro che è stata una premeditazione ponderata». Lo dice, Angrilli, con la consapevolezza di chi da giorni, da quel maledetto 20 maggio, non fa che rimuginare e farsi domande, andando avanti e indietro con la memoria per cercare il fotogramma, la parola, l’espressione del cognato da cui col senno di poi, solo col senno di poi purtroppo, poter individuare la spia del suo progetto malefico.
La siringa è un dato oggettivo di questa premeditazione: Filippone se l’era portata dietro per sedare la figlia. Non con una puntura, esclusa dal medico legale, ma per via orale, magari utilizzando quello strumento per mettere il medicinale a base di benzodiazepina, con effetto sedativo e ansiolitico, in una bevanda o in un dolcetto che ha offerto alla figlia in quell’escalation di inganni con cui l’ha condannata a morte. E questo lo ipotizza anche lo zio: «Il fatto che lui l’abbia aspettata alla pasticceria L’Orchidea quando l’ha chiamata al telefono dicendo di raggiungerlo in fondo alla strada, dove l’aspettava in macchina», riferisce Angrilli, «mi ha fatto pensare che gli avesse comprato qualcosa, una pasta o una bevanda, dove le ha messo il farmaco. Non credo che lui sapesse fare punture. E comunque, se aveva studiato la situazione, avrà anche pensato che davanti alla puntura la bambina gli avrebbe fatto storie, richiamando l’attenzione di qualcuno».
Ma è soprattutto nella quotidianità degli ultimi giorni che il fratello dell’insegnante del “da Vinci” ha ricostruito la premeditazione di quel piano di morte. «Forse aveva anche immaginato l’ultima cena con la moglie, tanto che il sabato sera ha lasciato Ludovica a dormire a casa dell’altra nostra sorella, di Maria Grazia», racconta il medico che, andando a ripescare nella memoria il suo ultimo incontro con il cognato, ha fatto una scoperta da brividi: «L’ho visto sabato, mentre uscivo dall’appartamento di mia madre che è sul loro stesso pianerottolo. Non ricordo se prima o dopo pranzo, mi ricordo che dal secondo gradino in discesa mi chiama e mi fa “Francesco, fammiti dare questa cosa” e mi dà una bottiglietta di limoncello che avevano comprato nell’ultima gita fatta alle Cinque terre e al parco acquatico di Genova. E nel darmelo, con il sorrisino sulle labbra che adesso mi sembra quasi una presa in giro, mi ha detto qualcosa del tipo “se non te la do adesso non te la do più”».
Pensieri che si accavallano anche rispetto a quella domenica mattina, a come lo zio ha visto Ludovica correre verso la morte: «Aveva dormito con mia sorella, era voluta andare al cimitero con la zia, e poi era rimasta su a casa con mia madre mentre mia sorella era scesa a lavorare in giardino con me. In quel frangente, lui ha chiamato la figlia sul telefono della nonna dicendole di raggiungerlo alla pasticceria. L’abbiamo vista scendere di corsa, le abbiamo chiesto dove andasse, “mi aspetta papà”. E io capisco quelle due parole che Ludovica dice correndo via, “poligono” e sorpresa” mentre mia sorella le dice aspetta ti accompagno, e la bambina correndo dice “no no, lo vedo, vado, vado”. Ed è andata. Così è successo». Lo racconta, Francesco Angrilli con la morte nel cuore. Perché quando ha visto uscire la bambina da sola, dentro di sè, come confida, ha avuto un moto di fastidio, «ho pensato ma come, stai in macchina e ti fai raggiungere da tua figlia a piedi? Una bambina di dieci anni? Ma poi conoscendolo, che era sempre in ritardo, ho pensato che magari dovevano andare da qualche parte e mentre lui comprava qualcosa in pasticceria recuperava così qualche minuto». E invece era l’ennesimo inganno. Una cosa, però, Angrilli non è riuscito a capire: con quale scusa Filippone ha portato sua sorella, la moglie, nell’appartamento di Chieti. «Era stato un suo investimento quell’appartamento, sconsigliato da tutti, per affittarlo agli studenti. Mia sorella non ci andava mai, forse c’è andata solo la prima volta. Chissà con quale inganno ce l’ha portata domenica. Erano usciti per comprare la lavatrice, ma la tessera del centro commerciale lui l’ha lasciata a casa. E lì, abbiamo controllato, non ci sono mai andati».
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