I DATI DI 2 ANNI

In Abruzzo 4.655 denunce di infortuni Covid: 32 mortali

Inail, il bilancio è drammatico. La Cgil: la provincia più colpita è Chieti seguita da Teramo

L'AQUILA. È emergenza infortuni sul lavoro da Covid-19. Dall’inizio del 2020 a fine marzo 2022, sono stati ben 245.392 gli infortuni denunciati all’Inail e 853 i decessi in Italia. Dati che, secondo la Cgil Abruzzo e Molise «confermano una crescente preoccupazione legata agli effetti del coronavirus non solo sotto l’aspetto sanitario, ma anche in termini di ricadute sul lavoro e sul sociale. Un fenomeno diventato una vera emergenza».
Il 26esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale evidenzia che, nel primo trimestre di quest'anno, le denunce di infortuni da lavoro legati al Covid sono state 48.790 contro le 47.858 dello scorso anno. Cinque i decessi.

Da gennaio 2020 a marzo 2022 in Abruzzo ci sono state 4.655 denunce di infortuni Covid di cui 32 mortali. I primi due settori, per incidenza, sono quello dell’ambito sanitario e dell’assistenza sociale con il 73,9% dei casi, seguito dal noleggio e servizi alle imprese con il 9%.
La provincia più colpita risulta essere quella di Chieti con 1.376 casi denunciati e il 29,5% di incidenza sul totale, seguita da Teramo con 1.251 casi e il 26,9% di incidenza, Pescara con 1.069 casi e il 23% di incidenza. Fanalino di coda L’Aquila con 959 casi e il 20,6% di incidenza.
Il 77,3% delle denunce riguarda le donne e il 33,3 % gli uomini, mentre la fascia di età più colpita è quella tra i 35 e 64 anni, che rappresenta il 79,3 % dei casi totali. «Le conseguenze del Covid spesso sono pesanti e sottovalutate», evidenzia la Cgil, «eppure gli infortuni da coronavirus rappresentano una triste realtà con conseguenze sociali anche gravi. I dati relativi all'Abruzzo dimostrano, ancora una volta, la necessità di non abbassare la guardia tutelando i lavoratori ed evitando di ritenere superflui norme, accordi e protocolli che, invece, vanno gestiti attraverso un costante e continuo confronto con le parti sociali. Protocolli necessari a rendere i luoghi di lavoro e di vita sicuri sia per le lavoratrici e i lavoratori che vi operano sia per i cittadini».
La Cgil ribadisce come «occorre, oggi più che mai, intervenire sul Sistema sanitario potenziandolo e ponendolo nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle conseguenze di due anni di pandemia, oltre che alle ordinarie necessità di trattamenti sanitari che, nel frattempo, hanno visto un allungamento dei tempi. Il sistema sanitario pubblico era stato riscoperto come punto critico su cui investire per evitare in futuro quello che abbiamo vissuto ma, come spesso succede, al di là di qualche piccolo segnale derivante dal Pnrr, ci si è già dimenticati dell’estremo bisogno di tornare massicciamente ad investire nella qualità sanitaria per gestire eventi straordinari e garantire anche tutta la tutela ordinaria, senza dover scegliere». (m.p.)