PESCARA
Incidente bus, i genitori di Rosanna: ha perso anche l’altro piede, ora giustizia
La studentessa ferita il 17 settembre a Caprara è stata operata di nuovo in ospedale e ha subìto una seconda amputazione. La famiglia: «Nessun rancore, ma i legali stanno lavorando»
PESCARA. Rosanna, 17 anni, ha perso anche l'altro piede. A più di un mese dall’incidente a Caprara, le è stato amputato, parzialmente, anche quello sinistro.
L'intervento chirurgico è stato eseguito martedì mattina dall'équipe di Rocco Erasmo, direttore dell'unità operativa Ortopedia e traumatologia dell'ospedale pescarese.
I genitori, residenti a Pianella, nel Pescarese, chiedono «giustizia» per la figlia che, nonostante la disgrazia, trova il coraggio di sorridere e di guardare al futuro con una forza non comune per una ragazzina di quell'età.
Dopo l'operazione durata quattro ore, infatti, Rosanna (la famiglia ha autorizzato la pubblicazione del nome) si è svegliata dall'anestesia e ha chiesto a mamma Natalia e al papà di cercare «delle belle protesi, come quelle della pubblicità in televisione» perché ha solo voglia di tornare a vivere la sua normalità di studentessa al terzo anno dell'Alberghiero. E soprattutto ha voglia di «andare a Cuba a ballare i ritmi latini», così riferiscono i genitori che non lasciano mai da sola la ragazza ricoverata da un mese e mezzo nel reparto di Ortopedia, al secondo piano dell’ospedale.
«Ora solo giustizia per mia figlia» ripete ossessivamente la madre che ci prova a fermare quelle lacrime che non finiscono mai. Da parte di chi ha provocato l’incidente, un imprenditore 38enne di Spoltore, titolare di ristoranti della zona (che comunque si è fermato a prestare soccorso ai feriti nel bus) «solo silenzio, non abbiamo ricevuto nessuna visita, lettera o messaggio», si rammarica la famiglia della ragazza che a 17 anni è più saggia di un adulto. Il caso è stato affidato ai legali di famiglia, ma per ora la signora Natalia non commenta l’avvio dell’iter giudiziario. Si limita a dire: «Nessuna rabbia, nessun rancore, giustizia sì».
Madre e figlia, l'una accanto all'altra, sul letto d'ospedale. Tra le due è difficile capire chi è più forte. Rosanna, svela Natalia, «ha i suoi momenti, in cui sembra che non ce la faccia a sopportare quel peso così enorme che le è caduto addosso a questa età», ma poi «si riprende in fretta, parla, studia, ascolta, legge, chiede, sogna». Non riesce a stare ferma, lei carattere vulcanico, come l'ha sempre descritta la preside del De Cecco, Alessandra Di Pietro, e le insegnanti dell’istituto che ogni giorno studiano insieme alla ragazzina, nella stanza d'ospedale stracolma di fiori, cioccolatini e peluche, dono delle amiche e compagne di scuola. È lei «che ci dà la forza per sopportare questi momenti così duri per tutti e adesso chiede anche di scendere dal letto, sta imparando a trasferirsi velocemente sulla carrozzina per recuperare un minimo di indipendenza. Vuole tornare a vivere, Rosanna, fuori di qui. Vuole conquistare il mondo e ce la farà, malgrado tutto», ne è sicura mamma Natalia.
Al primario e ai medici, infermieri e operatori sanitari che ogni giorno si occupano della ragazza, il «grazie di cuore» da parte della famiglia. Rosanna si è salvata per miracolo dallo schianto tra l'autobus sul quale il 17 settembre scorso tornava da scuola, a Pescara verso casa, a Pianella, e l'Audi che ha tagliato la strada al mezzo della Tua, facendolo schizzare contro un albero. Ed è tra quell’enorme tronco e le lamiere accartocciate, che i piedi della ragazza si sono incastrati, provocando danni e, col tempo necrosi, purtroppo, irreversibili. Prima le è stato amputato il piede destro fin quasi al ginocchio e oggi, a distanza di più di un mese, anche il sinistro, in parte, non c'è più. Ventiquattro, tra studenti pendolari e passeggeri, tra cui diverse donne, sono stati i feriti nell’incidente di Caprara. Rosanna ha avuto la peggio. Estratta dalle lamiere dagli uomini del soccorso, è stata subito ricoverata in Rianimazione. La situazione è apparsa subito grave ai sanitari. Bisognava amputare il piede. Sono seguite 12 ore di sala operatoria, poi il decorso post operatorio. Tutto filava liscio, la ragazza aveva ripreso anche a studiare, piena di entusiasmo e progetti. Ma il calvario non era finito.