La lunga giornata di D’Alfonso tra voci e smentite
Indiscrezioni incontrollate: «È stato arrestato, no si è dimesso», poi i domiciliari
PESCARA. Sono le 18.07 e il sindaco Luciano D’Alfonso informa tutti «di essere al lavoro, come sempre». Il tam tam di voci incontrollate, iniziate domenica sera, circa sue imminenti dimissioni a causa di un altrettanto imminente arresto, fanno il giro dell’Italia.
«Poiché in tanti mi stanno chiedendo se sia vero che mi disimpegno dall’attività politica e dall’attività amministrativa pubblica», fa sapere attraverso un comunicato stampa il sindaco di Pescara e segretario regionale del Pd, Luciano D’Alfonso, «mi preme dare una sola risposta: ho trascorso anche questa giornata, come le precedenti, a programmare l’attività dell’amministrazione comunale nell’interesse della città».
Il tam tam parte il giorno prima da un sito internet e da un face-book e alimenta un autentico stillicidio di voci incontrollate che danno D’Alfonso, ora dimissionario da sindaco, ora arrestato.
A cercare di sgombrare il campo da ogni dubbio il primo cittadino appare in Tv poco prima delle 21 accompagnato dal suo sorriso flemmatico. «Sono al lavoro come sempre», esordisce prima di esprimere un giudizio negativo sull’esito del voto. Circa le sue dimissioni D’Alfonso non esclude di poter lasciare la guida del partito, ma glissa sulla sua permanenza a palazzo di città. Si limita a un «Continuerò a lavorare 14 ore al giorno».
A dimostrazione di ciò, mentre filtra anche la voce di un sindaco intento addirittura a liberare la sua scrivania, D’Alfonso fissa un incontro sul problema antenne fissato per domani a Roma dal capo di gabinetto del ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola. Si annuncia la presenza di D’Alfonso, accompagnato dall’assessore Antonio Blasioli, a un incontro con Alfonso Rossi Brigante, capo di gabinetto del ministro, amministrazione centrale competente per un passaggio fondamentale in tema di disinquinamento elettromagnetico e delocalizzazione degli impianti impattanti di San Silvestro.
La scorsa settimana il sindaco, di sua iniziativa, è andato in Procura per rilasciare «alcune dichiarazioni spontanee». D’Alfonso ha parlato con il pm Gennaro Varone, titolare dell’indagine che riguarda l’ex collaboratore Guido Dezio. Per la stessa inchiesta, il sindaco aveva incontrato Varone il 4 gennaio scorso. D’Alfonso non ha commentato la sua visita al Palazzo di giustizia limitandosi a dire: «Vado spesso, anche perché il palazzo è di proprietà del Comune e quindi il sindaco è il padrone di casa che deve anche occuparsi di alcuni aspetti di gestione». Alle 21.30 scattano i domiciliari. La notte di D’Alfonso si trasforma in incubo.
«Poiché in tanti mi stanno chiedendo se sia vero che mi disimpegno dall’attività politica e dall’attività amministrativa pubblica», fa sapere attraverso un comunicato stampa il sindaco di Pescara e segretario regionale del Pd, Luciano D’Alfonso, «mi preme dare una sola risposta: ho trascorso anche questa giornata, come le precedenti, a programmare l’attività dell’amministrazione comunale nell’interesse della città».
Il tam tam parte il giorno prima da un sito internet e da un face-book e alimenta un autentico stillicidio di voci incontrollate che danno D’Alfonso, ora dimissionario da sindaco, ora arrestato.
A cercare di sgombrare il campo da ogni dubbio il primo cittadino appare in Tv poco prima delle 21 accompagnato dal suo sorriso flemmatico. «Sono al lavoro come sempre», esordisce prima di esprimere un giudizio negativo sull’esito del voto. Circa le sue dimissioni D’Alfonso non esclude di poter lasciare la guida del partito, ma glissa sulla sua permanenza a palazzo di città. Si limita a un «Continuerò a lavorare 14 ore al giorno».
A dimostrazione di ciò, mentre filtra anche la voce di un sindaco intento addirittura a liberare la sua scrivania, D’Alfonso fissa un incontro sul problema antenne fissato per domani a Roma dal capo di gabinetto del ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola. Si annuncia la presenza di D’Alfonso, accompagnato dall’assessore Antonio Blasioli, a un incontro con Alfonso Rossi Brigante, capo di gabinetto del ministro, amministrazione centrale competente per un passaggio fondamentale in tema di disinquinamento elettromagnetico e delocalizzazione degli impianti impattanti di San Silvestro.
La scorsa settimana il sindaco, di sua iniziativa, è andato in Procura per rilasciare «alcune dichiarazioni spontanee». D’Alfonso ha parlato con il pm Gennaro Varone, titolare dell’indagine che riguarda l’ex collaboratore Guido Dezio. Per la stessa inchiesta, il sindaco aveva incontrato Varone il 4 gennaio scorso. D’Alfonso non ha commentato la sua visita al Palazzo di giustizia limitandosi a dire: «Vado spesso, anche perché il palazzo è di proprietà del Comune e quindi il sindaco è il padrone di casa che deve anche occuparsi di alcuni aspetti di gestione». Alle 21.30 scattano i domiciliari. La notte di D’Alfonso si trasforma in incubo.