EDILIZIA ABRUZZO
Le imprese: la legge regionale non basta per sbloccare il Superbonus
I costruttori di Ance, Aniem e Cna incontrano Sospiri prima dell’approvazione in Consiglio. Appello di Anaepa Chieti-L’Aquila in vista della scadenza del 31 dicembre: "Serve una proroga"
L'AQUILA . La Regione ci ha messo di suo, con un progetto di legge che punta a sostenere gli interventi del Superbonus e ad aiutare le imprese. Arriverà nell'aula del consiglio regionale martedì prossimo, con una corsia preferenziale. Un'operazione di salvataggio apprezzata dai costruttori, ma che non basta a risolvere il problema dei crediti incagliati in Abruzzo. Somme ingenti, che oscillano tra i 600 e gli 800 milioni di euro e che le imprese che hanno cantieri aperti non riescono ad incassare. Tutto questo, mentre partono i primi contenziosi legali tra i condomini oggetto dei lavori del Superbonus e le imprese esecutrici.
Da Ance, Aniem e Cna Costruzioni l'appello al governo: «Subito un intervento per sbloccare i crediti incagliati o si aprirà una questione sociale». In altri termini: centinaia di ditte edili in default, migliaia di lavoratori a casa e di condomini con impalcature che resteranno per anni.
Il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, ha incontrato una delegazione di rappresentanti delle associazioni di categoria dei costruttori, proprio per illustrare i contenuti del progetto di legge "Disposizioni a sostegno degli interventi di miglioramento sismico ed efficientamento energetico del patrimonio edilizio sul territorio regionale", che dopo l’ultimo passaggio in Commissione bilancio arriverà all’esame dell’aula. All’incontro hanno preso parte il presidente regionale di Ance, Antonio D’Intino; i presidenti di Aniem Chieti-Pescara e Teramo, Luigi Pagnini ed Enzo Marcozzi (con quest’ultimo anche il direttore Alfonso Savini); il presidente di Cna Costruzioni e il direttore regionale della Cna, Aurelio Malvone e Graziano Di Costanzo.
«I costruttori», ha affermato Sospiri, «si sono detti favorevoli rispetto al dispositivo di un provvedimento di cui si valuteranno eventuali piccoli correttivi che scaturiranno dalle osservazioni emerse nel corso del confronto. L’obiettivo è portare all’approvazione dell’aula una legge che ci permetta di sperimentare il meccanismo più efficiente, veloce, trasparente e lineare e che possa accrescere la sua portata anche negli anni futuri».
«Il testo è frutto di un lavoro complesso», ha aggiunto Sospiri, «ed è stato elaborato anche sulla base di provvedimenti di altre regioni. Siamo consapevoli che non possa rappresentare la soluzione a tutte le criticità legate al Superbonus, ma c’è da parte nostra la massima determinazione a fornire uno strumento utile ed efficace per famiglie e imprese».
BENE, MA NON BASTA.
«Una buona iniziativa», l'hanno definita Ance Confindustria, Aniem e Cna Costruzioni. In sostanza, la Regione Abruzzo, attraverso alcune delle sue principali società controllate e partecipate (Tua, Ater, Arap, Saga, Consorzi) scenderà in campo attivamente per assorbire parte dei cosiddetti crediti incagliati, «ovvero la massa imponente di denaro rimasta bloccata nei cassetti fiscali delle imprese all’indomani dello stop deciso dal Governo al Superbonus 110%», dicono le associazioni di categoria, «un blocco che potrebbe significare il fallimento per centinaia di imprese, oltre che una bomba sociale per le famiglie, costrette a quel punto a pagare per intero le somme dei lavori effettuati».
L'auspicio è che «si faccia presto, vista l’emergenza in corso» e che «il processo di verifica su enti e società regionali interessati al procedimento, di cui la Finanziaria regionale Fira sarà coordinatore, includa tutte le realtà più grandi, in modo da rendere davvero consistente la massa di crediti fiscali ammessi a detrazione».
La legge prevede che la possibilità di intervento sia estesa anche alle partecipate degli enti locali. «Una buona cosa», afferma il presidente regionale Ance, D'Intino, «seppure non risolutiva di un problema enorme. La Regione Abruzzo ha lanciato un messaggio chiaro al governo affinché tutte le partecipate pubbliche vadano in soccorso delle imprese edili. Purtroppo, ormai, il tempo è scaduto: la legge regionale», fa notare D'Intino, «sarà operativa tra un paio di mesi, ma per riacquistare i crediti le società partecipate impiegheranno mesi, se non anni. Le ditte necessitano di una soluzione oggi, non possono attendere ancora».
Il giorno dopo è scesa in campo anche Anaepa Chieti L’Aquila, la categoria Edilizia di Confartigianato con il presidente Alberto De Cesare, che è anche vicepresidente dell'associazione definendo la situazione Suoperbonus "estremamente preoccupante" in vista della imminente scadenza del 31 dicembre e lanciano un appello a politici e ai parlamentari abruzzesi affinché si facciano "portavoce di una istanza di proroga sulla scadenza di almeno sei mesi". "La sorda e perfino ostile attività di governo nazionale rischia di creare pericolose accelerazioni lavorative che inevitabilmente confliggeranno con la costruzione a perfetta regola dell’arte e ancor più sulla sicurezza sui luoghi di lavoro - afferma De Cesare, - Le imprese soffrono da troppi mesi la mancata cessione dei crediti che di fatto è la principale causa di rallentamento e finanche blocco delle opere". "E’ indubbio, inoltre - conclude - che la mancata proroga instaurerebbe sicuri contenziosi tra condomini e imprese appaltatrici che renderebbero di fatto ancora più difficoltoso e farraginoso il completamento degli appalti".
PRIMI CONTENZIOSI.
Lo scoglio maggiore è il superamento della mancanza di liquidità. Migliaia di imprese edili, che pure hanno bilanci in positivo, si ritrovano con le casse vuote non potendo acquisire i crediti dovuti. «Lo stesso commissario alla Ricostruzione, Guido Castelli», aggiunge il presidente Ance, «ha fatto appello alle imprese italiane in quanto non ci sono più aziende abruzzesi in grado di portare avanti, contemporaneamente, la ricostruzione e il superbonus».
In una situazione tanto nebulosa, sono partiti i primi contenziosi. «In Abruzzo», affermano i costruttori, «sono state avviate le prime pratiche legali tra imprese e condomini: le prime impossibilitate a portare a termine i lavori, i secondi con le abitazioni da completare».
Le richieste del mondo dei Costruttori al governo sono due: la proroga, almeno di sei mesi della fine lavori per i condomini che avrebbero dovuto chiudere i cantieri del 110% entro il 31 dicembre 2023 e, ancora più urgente, lo sblocco dei crediti incagliati da parte degli istituti di credito con altre misure governative.
PAGHERANNO I PROPRIETARI.
«Le legge regionale può essere un palliativo», afferma Pagnini, presidente Ancem Abruzzo, «e sbloccare il 5% dei cantieri, a conti fatti. Ma senza l'intervento del governo centrale, il blocco dei crediti si rifletterà sulle famiglie proprietarie delle abitazioni in corso di ristrutturazione, che rischiano di dover mettere mano al portafogli per pagare le imprese e completare le opere. Una bomba sociale, che porterà con sè contenziosi e fallimenti, non solo delle imprese più piccole. L'esposizione bancaria, infatti, è commisurata al fatturato delle aziende». E Silvio Calice, vice direttore di Cna Abruzzo, tira le somme e sottolinea che: «La legge regionale è valida e apprezzabile dal punto di vista politico, ma non inciderà molto, soprattutto nel breve periodo. Il 90% dei lavori viene eseguito da piccole e medie imprese che sono in grande difficoltà economica». (m.p.)
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