Ma la legge si è impantanata al Senato
PESCARA. In Italia non esiste una legge che regoli la possibilità per il paziente o un suo fiduciario di esprimersi sul prolungamento delle cure che lo riguardano. Lo scorso aprile la Camera dei...
PESCARA. In Italia non esiste una legge che regoli la possibilità per il paziente o un suo fiduciario di esprimersi sul prolungamento delle cure che lo riguardano. Lo scorso aprile la Camera dei deputati ha approvato la “legge sul fine vita” o sul “testamento biologico”, una norma che permette – entro certi limiti – di esprimere in anticipo quali trattamenti medici ricevere nel caso di gravi malattie. La legge è passata all’esame del Senato dove la maggioranza che la sostiene non è molto ampia. Il suo futuro è quindi incerto e l'iter è impantanato nella Commissione Sanità del Senato. In quest’assenza di legislazione molte persone che si trovano in condizioni estreme sono costrette ad andare all'estero. Paladina della legge sul fine vita è Mina Welby che, dopo la morte del marito Piergiorgio, ha proseguito il suo impegno e continua a testimoniare nei dibattiti pubblici. Mina è Co-Presidente dal 2011 dell’Associazione Luca Coscioni. A partire dalla fine del 2012, Marco Cappato (nella foto a sinistra) lanciò la campagna Eutanasia Legale. In questo contesto, con l’inizio della XVII legislatura, dopo una raccolta firme durata sei mesi, il 13 settembre 2013 è stata depositata alla Camera dei Deputati una proposta di legge di iniziativa popolare riguardante il "Rifiuto dei trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia". Nel 2015, l'associazione Luca Coscioni ha promosso la creazione di un inter gruppo parlamentare che affronti le tematiche di eutanasia e testamento biologico.