«Ma la sanità va a rotoli,  ecco la cura per salvarla» 

La proposta di legge del Patto per l’Abruzzo che può garantire a ogni cittadino la somma annua di 2.800 euro, evitando tagli a prestazioni mediche e farmaci

PESCARA. La cura per la sanità malata è quella del 7,5%. Non è un rompicapo ma un semplice calcolo matematico che garantirebbe all’Abruzzo una quota di Fondo sanitario certa, costante e sufficiente. Il Patto per l’Abruzzo risponde al centrodestra con una proposta di legge da approvare in Consiglio regionale e inviare al Governo centrale che, per quest’anno, ha destinato 134 miliardi di euro alla sanità, definendola la cifra la più alta sempre. In realtà, ribatte il centrosinistra, non è così (vedi la tabella a destra) se calcolata in relazione al Pil.
Ma andiamo con ordine.
«Come Partito Democratico e Patto per l'Abruzzo abbiamo presentato in Consiglio regionale una proposta di legge alle Camere per dare più soldi alla sanità pubblica», esordisce il segretario regionale Dem, Daniele Marinelli, «l’obiettivo è quello di portare progressivamente al 7,5% il rapporto tra Fondo sanitario nazionale e Pil, e di conseguenza accrescere le risorse disponibili per le Regioni. In questi giorni stiamo avviando una raccolta di firme per accompagnare e rafforzare la proposta offerta al Consiglio regionale e chiediamo al centrodestra di condividere questa battaglia».
Marsilio e i suoi lo faranno? Questa è la sfida che il Patto lancia nel giorno della convention all’Aquila dei partiti di maggioranza. Del resto, il futuro della sanità abruzzese riguarda tutte e tutti, senza distinzione di appartenenze partitiche. E il progressivo indebolimento della sanità pubblica, tra blocco delle assunzioni e tagli alle risorse, ha determinato una crisi molto profonda: secondo la Fondazione Gimbe oltre 4,2 milioni di italiani rinunciano a curarsi; i livelli essenziali delle prestazioni in alcuni luoghi del Paese sono diventati obiettivi irraggiungibili. La situazione è disastrosa nelle regioni del Mezzogiorno. In Abruzzo 120.000 cittadini rinunciano a curarsi, la mobilità passiva ci costa circa 100 milioni di euro ogni anno e rappresenta la quota di abruzzesi costretti ad andare in altre regioni per accedere alle cure mentre le prestazioni ospedaliere sono diminuite di oltre il 20% negli ultimi cinque anni e le liste di attesa sono lunghissime.
In un contesto di dati così grigi, le Asl abruzzesi hanno anche maturato un deficit che sfiora i 200 milioni di euro, che costringe a ulteriori tagli ai servizi, come ha voluto dimostrare la recente inchiesta giornalistica su La7.
«Il Partito Democratico è profondamente critico nei confronti di un governo regionale che ha nascosto i reali dati economici delle Asl», riprende Marinelli, «che spreca decine di milioni di euro tra mance e mancette e che non riesce a gestire il sistema sanitario in modo razionale, ondeggiando tra amichettismo e propaganda, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Siamo però d’accordo con il presidente Marsilio quando sostiene che c’è un tema nazionale di risorse. Bisogna che lo dica al suo partito, che ha affossato la proposta di legge Schlein in Parlamento, che aveva l’obiettivo di aumentare le risorse per la sanità pubblica».
Ed arriviamo alla proposta di legge che il centrosinistra abruzzese rilancia, «è una battaglia per aumentare il Fondo sanitario nazionale», spiega Silvio Paolucci, capogruppo del Pd, «che dice, in sintesi, una cosa molto chiara: la sanità pubblica ha bisogno che vengano investite più risorse. Più soldi per le assunzioni di personale medico e sanitario, per le prestazioni sanitarie, per i servizi, i medicinali e i presìdi medici».
L’equazione è semplice: i 134 miliardi di Fondo sanitario nazionale per il 2024 rappresentano il 6,12% del Pil e garantiscono all’Abruzzo 2,8 miliardi (pari al 2,1% del totale) che si traducono in 2.100 euro per abitante. Ma se il Fondo sanitario nazionale fosse stato del 7,5% del Pil, la somma da destinare alle Regioni sarebbe salita a 164 miliardi, che per l’Abruzzo (sempre in base a quel 2,1%) avrebbe significato 2,8 miliardi pari a 2.600 euro pro capite.
Dei quattro articoli della proposta di legge, il primo è quello chiave. E recita che: «A decorrere dall’anno 2024, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, cui concorre lo Stato, è incrementato su base annua dello 0,21 per cento del prodotto interno lordo nominale nazionale per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028 fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5 per cento del prodotto interno lordo nominale tendenziale dell’anno di riferimento». La parola passa al centrodestra di Marsilio.