Francavilla
Mareggiata, i balneatori costretti a risarcire i clienti
Prime file di ombrelloni nell’acqua negli stabilimenti vicini a Pescara. «Colpa di Regione e Comune, i lavori sulla spiaggia effettuati troppo tardi»
FRANCAVILLA. Siamo solo al 18 luglio, ma la stagione estiva pare già compromessa per diversi balneatori di Francavilla che hanno la concessione al confine con Pescara, nella zona di contrada Pretaro. Come temevano, dopo le violente mareggiate di gennaio, il ripascimento di soli seimila metri cubi su tutto il litorale francavillese a fronte di un'erosione che provocò una perdita di circa 30mila metri cubi, non è servito a difendere la costa che si è trovata nuovamente disarmata alla prima mareggiata estiva.
L'acqua è tornata a lambire gli stabilimenti balneari e ha fatto anche riemergere le scogliere che erano state sotterrate a una profondità di due metri. La conseguenza è che diversi balneatori si sono trovati costretti a rimuovere intere file di ombrelloni, visto che gli stessi erano finiti dentro l'acqua. Non avere più ombrelloni e palme si traduce nel perdere clienti e dunque reddito, in un settore nel quale si lavora solo in questi mesi. Sotto accusa le istituzioni che avrebbero dovuto prevenire: Regione e Comune di Francavilla.
Come ricordano i balneatori della fascia di litorale al confine con Pescara questa è la terza estate che vivono con le medesime problematiche. «Prima avevamo 4 file di ombrelloni», racconta Pierluigi Di Giuseppe del Nautilus, «ora solo due. La conseguenza è che dovrò ridare i soldi a chi già mi ha pagato l'anticipo, mentre gli altri non pagheranno la stagione. Le colpe di questa situazione sono del Comune, che ha fatto un ripascimento inferiore alle esigenze, della Regione e anche del sindacato, il Sib», il sindacato italiano balneari, «che si è mosso tardi e non è stato incisivo nel far comprendere come quella vissuta da noi fosse una situazione di totale emergenza. Il ripascimento è stato di fatto inutile, visto che con 500 metri cubi di spiaggia a stabilimento non risolvi nulla. Poi non ci hanno fatto mantenere le scogliere che avevamo messo a difesa della costa. Finora abbiamo speso solo soldi nostri. I pennelli del Progetto Ricama avrebbero dovuto essere già costruiti. Il mare arriverà in strada se in piena estate è sotto gli stabilimenti. Ora dovrò ricostruire la spiaggia a spese mie». «Il ripascimento è stato fatto tardi», aggiunge Fulvia Di Giuseppe de La Vela Bianca, «il progetto Ricama deve partire in autunno e non ad aprile 2017. Il danno è grande, siamo in piena stagione estiva e non siamo in grado di offrire gli ombrelloni ai clienti. Mi auguro che venga fatto un discorso serio per il ripristino della situazione. È il terzo anno che affrontiamo la stagione in questa condizione. Abbiamo dovuto rimuovere la prima fila di ombrelloni e la seconda è in acqua».
«Adesso», sottolinea Riccardo Padovano del Sib, «bisogna che il sindaco ci faccia conoscere il preliminare del progetto Ricama per l'installazione dei pennelli con i 950mila euro finanziati dalla Regione; questa mareggiata ha messo in ginocchio gli stabilimenti, se avessimo mantenuto la seconda fila di scogli forse ci saremmo salvati. Non ci aspettavamo questa mareggiata così violenta. Abbiamo chiesto di intercettare per Francavilla una porzione dei 330mila metri cubi del porto di Ortona da sversare in mare. Questo materiale potrebbe essere sversato nella parte interna delle scogliere».
L'acqua è tornata a lambire gli stabilimenti balneari e ha fatto anche riemergere le scogliere che erano state sotterrate a una profondità di due metri. La conseguenza è che diversi balneatori si sono trovati costretti a rimuovere intere file di ombrelloni, visto che gli stessi erano finiti dentro l'acqua. Non avere più ombrelloni e palme si traduce nel perdere clienti e dunque reddito, in un settore nel quale si lavora solo in questi mesi. Sotto accusa le istituzioni che avrebbero dovuto prevenire: Regione e Comune di Francavilla.
Come ricordano i balneatori della fascia di litorale al confine con Pescara questa è la terza estate che vivono con le medesime problematiche. «Prima avevamo 4 file di ombrelloni», racconta Pierluigi Di Giuseppe del Nautilus, «ora solo due. La conseguenza è che dovrò ridare i soldi a chi già mi ha pagato l'anticipo, mentre gli altri non pagheranno la stagione. Le colpe di questa situazione sono del Comune, che ha fatto un ripascimento inferiore alle esigenze, della Regione e anche del sindacato, il Sib», il sindacato italiano balneari, «che si è mosso tardi e non è stato incisivo nel far comprendere come quella vissuta da noi fosse una situazione di totale emergenza. Il ripascimento è stato di fatto inutile, visto che con 500 metri cubi di spiaggia a stabilimento non risolvi nulla. Poi non ci hanno fatto mantenere le scogliere che avevamo messo a difesa della costa. Finora abbiamo speso solo soldi nostri. I pennelli del Progetto Ricama avrebbero dovuto essere già costruiti. Il mare arriverà in strada se in piena estate è sotto gli stabilimenti. Ora dovrò ricostruire la spiaggia a spese mie». «Il ripascimento è stato fatto tardi», aggiunge Fulvia Di Giuseppe de La Vela Bianca, «il progetto Ricama deve partire in autunno e non ad aprile 2017. Il danno è grande, siamo in piena stagione estiva e non siamo in grado di offrire gli ombrelloni ai clienti. Mi auguro che venga fatto un discorso serio per il ripristino della situazione. È il terzo anno che affrontiamo la stagione in questa condizione. Abbiamo dovuto rimuovere la prima fila di ombrelloni e la seconda è in acqua».
«Adesso», sottolinea Riccardo Padovano del Sib, «bisogna che il sindaco ci faccia conoscere il preliminare del progetto Ricama per l'installazione dei pennelli con i 950mila euro finanziati dalla Regione; questa mareggiata ha messo in ginocchio gli stabilimenti, se avessimo mantenuto la seconda fila di scogli forse ci saremmo salvati. Non ci aspettavamo questa mareggiata così violenta. Abbiamo chiesto di intercettare per Francavilla una porzione dei 330mila metri cubi del porto di Ortona da sversare in mare. Questo materiale potrebbe essere sversato nella parte interna delle scogliere».