Morto con il coltello nell’addome: fatale il fendente, la verità dall’autopsia
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foto di Giampiero Lattanzio
Gabriele Giancaterino, 32enne di Penne trovato riverso in una pozza di sangue, stava ristrutturando una casa nel centro storico. La madre grida sconvolta: «Questo non ce lo doveva fare»
PIANELLA. Una coltellata fatale, dritta all’addome. Poi il buio. Su cui faranno luce solo l’autopsia, prevista oggi, e le immagini delle telecamere che riprendono quel vicoletto cieco, a pochi metri dalla piazza del municipio. Così si saprà se dalla porta di quella casetta in cui da pochissimi mesi Gabriele Giancaterino, 32 anni, aveva registrato la sua residenza sia entrato qualcuno, o se quel ragazzo con gli occhiali e la barba scura volesse farla finita. E la piccola cittadina si chiude nel silenzio, fra i lampeggianti delle auto che dalle 15 di ieri hanno circondato la casetta in ristrutturazione, al civico 4 di vico delle Fanciulle.
Aveva pranzato in casa a San Pellegrino, frazione di Penne, insieme ai genitori Nicola e Anna Maria Di Blasio e al fratello minore Luca, 24 anni. Disoccupato da diversi mesi, il 32enne si dedicava alla ristrutturazione della casetta a Pianella che aveva comprato da poco all’asta. Aveva deciso di investire nel vecchio centro storico, facendosi aiutare nei lavori anche dal papà che di mestiere fa il muratore.
Nel pomeriggio, insospettito dalle chiamate senza risposta, il fratello è andato con la mamma a bussare alla porta. Così, la scoperta: in una pozza di sangue, a pochi metri dall’ingresso, il corpo prono del giovane ormai senza vita. Da una prima ispezione cadaverica non sono emersi segni di colluttazione o altri elementi particolari. Non è stato al momento trovato alcun bigliettino o messaggio. Davanti al vicoletto la madre del giovane, sconvolta, continuava a ripetere: «Non ce lo doveva fare, questo, non ce lo doveva fare».
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