L'INTERVISTA
Niko Romito punta su Pescara: «La crisi è un’opportunità»
Nuova iniziativa in centro città, il re degli chef ha aperto per venti giorni il “temporary” Bomba: «Dolci alla crema e cioccolata calda si consumano per strada come a New York»
PESCARA. «C’è un detto cinese che dice: “Vi auguro di vivere sempre momenti di crisi”. Da una grande crisi nasce la creatività, un’energia nuova che ti porta a inventare qualcosa per risolvere i momenti difficili. Perché in fondo, se restasse tutto facile, allora diventerebbe tutto standardizzato». È un Niko Romito che parla di speranza, positività e amore per la cucina, ma anche di impegno, studio e sacrificio per risollevarsi dalla stasi della ristorazione causata da una pandemia che sta mettendo a dura prova le realtà imprenditoriali più consolidate.
Romito, 46 anni, da 20 chef del ristorante Reale, trasferito nel 2011 da Rivisondoli alla tenuta Casadonna di Castel di Sangro, 3 stelle Michelin dal 2013, richiama alla mente le sue nottate insonni in quel di Rivisondoli, quando da ragazzo si è dovuto rimboccare le maniche più volte per superare gli ostacoli che lo dividevano dal suo grande sogno. Una condizione non dissimile da quella di oggi con i ristoranti chiusi per il Covid e tante ambizioni rimaste in sospeso. Ma è proprio in un periodo così buio che si accende una piccola luce che profuma di crema e cioccolato: i due ingredienti delle bombe che, da oggi, sono servite ai pescaresi accompagnate da una tazza di cioccolato caldo all’interno del temporary “Bomba” che apre i battenti in via Trento.
Chef, come mai ha deciso di investire a Pescara in un momento così complicato?
«Il progetto “Bomba” è nato per questo momento difficile, con una tipologia di fruizione volta al rispetto delle regole anti Covid. Ho voluto aprire in una città a cui sono molto legato, per un periodo limitato di venti giorni, mentre tutte le mie attività in Abruzzo sono chiuse perché i piatti stellati non sono adatti al delivery. Ho voluto lanciare un messaggio di positività per la regione e per tantissimi giovani che mi seguono e mi considerano un esempio. La certezza è che apriamo con 4 dipendenti, due al banco e due in cucina, poi vediamo cosa succederà anche con i prossimi Dpcm».
Ha in cantiere un nuovo ristorante sulla costa?
«No, ci sarà un temporary dedicato a un monoprodotto, la bomba dolce, impastata con olio di oliva e burro di cacao. Un prodotto leggero visto che non uso né burro e né strutto, adatto ai vegetariani, ma non ai vegani per la presenza di uova. Il punto vendita è concepito solo per l’asporto: c’è un bancone quasi su strada, si arriva, si prende il prodotto e si va via, consumando mentre si passeggia. È un concetto molto newyorkese. Abbiamo scelto questo locale perché il proprietario delle mura, Alessandro Costantini, ha capito che non si tratta di un progetto imprenditoriale, ma comunicativo».
Qual è la differenza?
«Un progetto temporaneo, di venti giorni, non ha utili rilevanti. Piuttosto, con questa nuova apertura intendiamo lanciare una comunicazione positiva. Lo dobbiamo alle tante persone che per anni sono venute a trovarmi durante le vacanze di Natale e di Capodanno, prima a Rivisondoli e poi a Castel di Sangro. Adesso mi sono detto: Ok, è il momento di venire io a Pescara».
Che cosa suggerisce ai ristoratori stremati dalle restrizioni che stanno valutando di chiudere?
«Bisogna tirare la cinghia ancora un po’ e pensare a un futuro prossimo con ottimismo. Mi rivolgo soprattutto ai giovani: si devono fare sacrifici per il domani. Quando ho iniziato a Rivisondoli a cambiare la cucina, nei primi 5-6 anni avevo una media di 30-40 coperti a settimana. Tutti mi dicevano: ma chi te lo fa fare? Ma io credevo in un progetto e sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. Nel frattempo studiavo, facevo prove e sperimentazioni. E lo stesso sto facendo adesso, con le mie attività ferme da tre mesi e cento dipendenti in cassa integrazione. La difficoltà maggiore è riuscire a mantenere unita la squadra».
Come ci si può riuscire?
«Con fantasia, creatività e sacrificio. Abbiamo aperto un temporary una settimana fa a Milano centro con una nostra linea di panettoni. Poi abbiamo creato una linea vegana e certificata bio, una linea di biscotteria, di marmellate e succhi di frutta preparati a Castel di Sangro. Sicuramente questa è una situazione mondiale, quindi non possiamo prendercela con nessuno. Non bisogna lamentarsi, ma cercare di studiare e avere una visione».
È iniziata la decima edizione di Masterchef, cosa pensa del proliferare di cuochi amatoriali in tv?
«Sicuramente la tv dà tantissima visibilità al nostro mondo, ma si tratta di show che non rappresentano cosa accade realmente in una cucina e, soprattutto, non danno ai giovani uno spaccato reale su come e con quanti sacrifici si diventa cuochi. Mi hanno invitato diverse volte a Masterchef, ma non ho mai accettato perché avrei dovuto fermarmi con le attività e dedicarmi alla tv. Ci vuole anche una certa spigliatezza davanti alle telecamere che non ho e non ho interesse ad avere».
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