Nomine, sfida Lega-FdI-FI: il centrodestra si è spaccato 

Il Carroccio non si accontenta di un “piatto di lenticchie”: salta l’accordo

L’AQUILA. Quindici ottobre, ore quindici: segnatevi questa data che per il centrodestra di Marco Marsilio potrebbe significare una Caporetto. Oppure solo un grosso pericolo scampato.
La tenuta della maggioranza infatti dipenderà dalla Lega che, ieri mattina, ha rotto con gli alleati di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Lo strappo, che non ha precedenti sia nel Marsilio 2 sia nel primo mandato del presidente meloniano, si è consumata durante la riunione dei capigruppo che avrebbe dovuto risolvere il rebus della spartizione delle poltrone che contano. La frattura in maggioranza era di fatto nell’aria dopo l’ennesima fumata nera di due giorni fa all’Aquila, al termine di cinque ore del vertice dei partiti del centrodestra che governano l’Abruzzo.
Troppo ricca la torta da spartirsi, con la Lega relegata però al ruolo di comparsa da accontentare con un piatto di lenticchie, come un’Ater o un’Adsu di second’ordine, e Fratelli d’Italia in versione acchiappatutto, disposta a concedere una parte del bottino solo a Forza Italia.
Le nomine nelle partecipate della Regione, infatti, sono il nodo che non si è sciolto.
«Capigruppo ai ferri corti per la maggioranza di centrodestra, che esce dilaniata dai dissidi dalla seduta di oggi (ieri, ndr), che avrebbe dovuto dare al presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, la delega piena sulle nomine di competenza del Consiglio regionale, ovvero tre Adsu (aziende per il diritto allo studio universitario), cinque Ater e altrettanti Consorzi di Bonifica, l’Ersi (l’ente regionale del sistema idrico) e soprattutto l’Arap, l’Azienda regionale per le attività produttive».
Così esclama Silvio Paolucci, capogruppo del Pd che, insieme al resto dell’opposizione, si è ritrovato a fare da spettatore al match tra i capigruppo di maggioranza Vincenzo D’Incecco (Lega), Massimo Verrecchia (Fratelli d’Italia) ed Emiliano Di Matteo (Forza Italia). Proprio sull’Arap, che FdI vuole tenersi per sè, punta gli occhi la Lega con non è più l’armata della scorsa legislatura quando vantava 10 consiglieri, contro i due di oggi. Ma non ci sta ad essere trattata da mendicante.
«La Lega, stanca dei diktat di Fratelli d'Italia, ha negato la fiducia al presidente che ora dovrà inserire l'argomento in Consiglio Regionale con voto nomina per nomina, ormai oltre la scadenza dei sei mesi dall’insediamento post elezioni». Infatti le nomine nelle partecipate scadono domani, mentre il prossimo Consiglio, che si annuncia al cardiopalmo per Marsilio, si terrà martedì 15 ottobre. L’ordine del giorno prevede ben 19 votazioni distinte, pari al numero di nomine da fare, in ciascuna delle quali la maggioranza rischia di andare sotto se la Lega voterà contro insieme ai partiti d’opposizione e, contestualmente, dovessero registrarsi assenze o franchi tiratori nelle file di Fdi o Forza Italia.
Pallottoliere alla mano, basterebbero alla Lega appena due voti in più rubati agli alleati per vincere la partita. «E così i salviniani hanno tirato fuori l'arma più efficace per la strenua resistenza: negare il proprio sostegno, spaccando il fronte alleato e costringendo Sospiri ancora una volta all'angolo», incalza ancora Paolucci, «segno che sanità, prezzi del trasporto, ambiente e sostegno alla Comunità vengono sempre dopo la gestione del potere», aggiunge con un bel pizzico di sarcasmo il dem facendo un paragone tra l’epilogo della capigruppo, dove sulle nomine è saltato il banco, e la commissione Ambiente e Territorio, che si è tenuta sempre ieri (vedi l’articolo a destra), dove il centrodestra si è invece mostrato granitico.